Caro direttore,
Ho letto con molta attenzione il dibattito degli ultimi giorni a riguardo delle prove Invalsi nelle nostre scuole. Da anni sostengo e mi batto per fare in modo che si affermi nelle istituzioni la consapevolezza che la questione educativa è la principale emergenza del Paese, anche e soprattutto in tempo di crisi.
Ora, è giusto o sbagliato procedere a valutare il nostro sistema educativo ed il suo impatto nella reale crescita dei ragazzi? Se non vogliamo proseguire con un atteggiamento provincialista, assolutamente sì.
Chiarito il punto di partenza restano tre questioni aperte: chi valuta, come valuta, come vengono letti ed utilizzati i risultati della valutazione. La risposta a questi quesiti non può essere ambigua, ma non va improvvisata. Sono necessarie competenze scientifiche e adeguati approfondimenti.
Esiste un soggetto preposto alla valutazione e si chiama Invalsi, da anni svolge il suo compito e fino ad ora sembra che lo abbia fatto al meglio.
Che cosa è avvenuto di così dirompente in occasione degli esami 2012? Gli ultimi risultati fanno emergere qualche lacuna sulla preparazione dei nostri ragazzi in matematica e nelle materie scientifiche. Non mi sembra si tratti di una novità sconvolgente, dal momento che i dati Pisa da molti anni ce lo segnalano. Eppure, invece, di domandarsi se questo dato risponde effettivamente alla situazione reale e, nel caso, quali sono gli interventi possibili, si è preferito sostenere che le prove sono mal impostate. Un’obiezione che lascia intendere che i critici sappiano perfettamente come andrebbe svolta la valutazione. Siamo sicuri sia così? Ho qualche dubbio.
Detto questo, credo che la discussione avviata sia molto importante soprattutto se aiuterà le istituzioni e la politica a prendere provvedimenti, qualora sia necessario, per favorire un miglioramento del nostro sistema scolastico (e più in generale educativo), senza la paura di mettere in discussione vecchi tabù come la libertà di scelta delle famiglie, la libertà di scelta della scuola (arruolamento docenti) ed il pieno sostegno ad un sistema di valutazione. Perché non accusiamo il sistema sanitario nazionale quando una lastra evidenzia che abbiamo un osso rotto? Se serve a consentire il recupero, non siamo persino disposti ad indossare un gesso in periodo estivo?