Temevamo che i nostri studenti dovessero stendere un report per il Presidente del Consiglio in vista del prossimo vertice Ue del 28 giugno, ma per fortuna così non è stato. Un plauso perciò a chi ha preparato la seconda prova d’esame di Stato di economia aziendale per gli istituti tecnici commerciali (corso Igea e Mercurio) per quest’anno scolastico, anno che ha visto, tra le varie novità, una riduzione delle ore settimanali di insegnamento di tale disciplina nelle classi quinte, da nove a sette.
Complessivamente il compito è sembrato adeguato alla preparazione degli studenti, anche se evidenzia una eccessiva discrezionalità nella scelta dei dati, lasciando i candidati un poco perplessi sull’ordine delle grandezze (un’impresa industriale di medio-grandi dimensioni) e sulla necessità di ipotizzare vincoli (“prof., devo ipotizzare un Roe o sparo a caso?”).
Finalmente una parte teorica che testa le conoscenze e la capacità di analizzare e descrivere dati importanti per l’andamento aziendale e non una “vuota eloquenza” che si risolve nel ripetere frasi altisonanti ma piene di banalità. Ricordiamo che pochi anni fa fu chiesto di indicare “le strategie con cui un’azienda industriale può affrontare l’attuale crisi finanziaria”!
Occorre però ribadire ciò che da parecchi anni osserviamo e cioè che questa prova richiede abilità non in linea con il profilo professionale e con le richieste formative del mondo del lavoro.
Dopo almeno tre anni di lavoro sulla redazione del bilancio secondo le richieste del Codice civile, sulla base dei principi contabili (nazionali ed internazionali) accennando anche al non semplice e sempre mutevole aspetto fiscale, ci troviamo a dover preparare una prova su un bilancio con “dati a scelta”.
La domanda è: cosa si vuole testare? La mole dei dati, la complessità delle loro correlazioni è tale per cui spesso è lo stesso docente che propone soluzioni talmente semplificate che rischiano di banalizzare il lavoro di approfondimento fatto in precedenza. E non solo: non dimentichiamo che una prova del genere richiede una padronanza ed una sicurezza su dati numerici che rappresentano valori che certo non sono il pane quotidiano dei nostri studenti.
Nelle linee guida per il nuovo ordinamento troviamo tra le molte (forse troppe) abilità indicate per il quinto anno: “interpretare l’andamento della gestione aziendale attraverso l’analisi di bilancio per indici e per flussi e comparare bilanci di aziende diverse”. È sicuramente un obiettivo che sintetizza la comprensione dei vari aspetti della gestione affrontati negli anni precedenti. Ma perché non analizzare dati proposti dal tema o di aziende realmente esistenti invece che dati a scelta?
Perché non partire da un bilancio al termine di un anno e chiedere di evidenziare l’incidenza di alcune operazioni di gestione sul bilancio dell’anno successivo? È solo una proposta che non intende certo abbassare il livello di difficoltà della prova, ma permetterebbe di portare all’accertamento di conoscenze ed abilità amministrativo-contabili ed interpretative ben delineate e non capacità di elaborazioni “fantasiose” ma spesso troppo semplificate.
Da ultimo una richiesta: per il prossimo anno scolastico, per favore, almeno togliamo quell’eufemismo “dati mancanti a scelta”, visto che nella prova di quest’anno sui dati di bilancio di due anni consecutivi erano indicati solo due valori. Davvero un’ampia scelta!
(Laura Ghezzi, Francesco Cammareri, Rosangela Fumeo, IIS M. Bassi – Seregno, Milano)