Mentre cerco di mettere insieme due pensieri da rivolgere a qualcuno dei tanti bocciati di quest’anno scolastico ricevo una corrispondenza da Ezra Pound indirizzata a un insegnante e decido di abbandonare la traccia affidatami per andare fuori tema.
Forse un modo per farmi bocciare.
D’altra parte ogni Pinocchio è uno, come ogni bocciato è uno.
Avrà venduto l’abbecedario per andare a far la fine del burattino da macello da qualche Mangiafuoco? Speriamo solo si tratti di un Mangiafuoco poco raccomandabile, dal momento che di questi tempi è meglio guardarsi dalle persone perbene: non sanno commuoversi per Geppetto.
Avrà incontrato Lucignolo e si sarà fatto irretire, come lui, da qualche distinto signore, una faccia da uomo giusto come Gerione, che gira per le nostre favelas postmoderne col gusto diabolico di sfasciare tutto per metter su un allevamento d’asini in qualche parco giochi?
Oppure avrà fatto come lo scorpione che, quando è circondato dal fuoco, paralizzato dalla paura, si punge con l’aculeo in dotazione?
Per l’uccello il suo nido, per il ragno la sua tela, per il bocciato amicizia, perché non cadere è illusione: l’arte della vita è rialzarsi. “Guai a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi” – dice la sapienza dell’Ecclesiaste (Qoelet 4, 10).
Ma dicevo di Pound.
Meglio lasciare a lui la parola e inoltrarla così, come un augurio e un monito, ai miei colleghi insegnanti; anche questo un piccolo segno di amicizia per gli studenti, bocciati compresi.
“L’insegnante inesperto ha paura della propria ignoranza e non vuole ammetterla. Questo coraggio, forse, viene solo quando si è capito fino a che punto l’ignoranza è universale. I tentativi di occultarla sono, alla lunga, pura perdita di tempo.
Se l’insegnante è tardo di riflessi, può essere terrorizzato dagli studenti forniti di intelligenza più pronta della sua, ma farebbe bene, invece, se utilizzasse l’alunno vivace per indagini esplorative, se impiegasse l’occhio più rapido o l’orecchio più fine come sentinella vigile in avanscoperta. (…)
Non c’è dotto che ne sappia tanto, poniamo, sui versi 100-200 del VI libro dell’Odissea, da non poter imparare qualcosa rileggendoli INSIEME ai suoi scolari, e non soltanto AI suoi scolari. Anche se conosce ‘Donna mi prega’ di Guido Cavalcanti come lo conosco io nei minimi particolari, potrà tuttavia derivare nuovi lumi da certi rinvii, da taluni confronti tra l’opera più volte esaminata e qualche altro notevole documento, affine o remoto.
Ritengo che il maestro ideale, quando esamina in classe un capolavoro, lo debba affrontare quasi come non l’avesse mai visto né conosciuto”. (E. Pound, L’Abc del leggere).