“La riforma del ministro Profumo è pensata solo per i 100 studenti con i voti più alti, mentre occorre un pacchetto completo in grado sia di stimolare le eccellenze sia di recuperare chi è rimasto indietro. Le leggi per farlo ci sono già, ma da quattro anni sia il ministro Gelmini sia il ministro Profumo rimandano l’approvazione dei decreti attuativi. E’ un’occasione persa per la scuola italiana”. A dichiararlo a Ilsussidiario.net è Giuseppe Fioroni, deputato del Pd ed ex ministro dell’Istruzione, intervenuto in modo critico sulla riforma basata sulla competizione tra studenti proposta dal suo successore Francesco Profumo.
Onorevole Fioroni, perché non è d’accordo con il ministro?
La scuola è una comunità educante in cui la scintilla della conoscenza per i nostri figli scatta dall’incontro unico e irripetibile tra lo studente persona e il docente persona.
E quindi?
Quindi il nostro problema non deve essere quello di certificare i 100 studenti migliori, ma evitare di perderne il 30% per la dispersione scolastica e fare sì che il 90% diventi migliore di come è oggi. Per questo occorre investire per evitare di perpetrare la vergogna di un debito formativo che non è recuperato e riqualificare il milione di docenti italiani cui non è rivolta alcuna forma di aggiornamento per mancanza di risorse.
Quali sono le sue proposte?
Occorre pensare a un pacchetto complessivo, in grado sia di recuperare chi è rimasto indietro sia di stimolare le eccellenze. Se si fa solo uno spot mettendo sul sito del ministero i nomi dei cento migliori studenti, sarà uno specchietto per le allodole che non serve alla sostanza della nostra scuola. E’ sbagliato parlare di merito nella scuola? No, ma quando si parla di merito nella scuola italiana non siamo all’anno zero. Semplicemente non si sono trovate le risorse che noi avevamo stanziato per stimolare le eccellenze, pari a 5 milioni di euro l’anno.
In che senso non siamo all’anno zero?
Già oggi abbiano norme che consentono di incentivare il merito, riconoscendo premi ai ragazzi che partecipano e vincono le olimpiadi, i certamen, le tante selezioni che producono sfide tra le conoscenze e i saperi, mettendo i ragazzi nelle condizioni di frequentare master all’estero, approfondimenti culturali e disciplinari.
Quindi lei è a favore della competizione?
E’ il motivo per cui abbiamo inserito il 100 e lode nel diploma di maturità. Tutto questo non è stato mai perseguito dal governo perché ci è stato detto che non c’erano le risorse. Abbiamo fatto la circolare la norma sulle “scuole aperte”, per dare la possibilità agli istituti di rimanere aperti non solo nei pomeriggi, ma anche nei periodi estivi con risorse a disposizione per svolgere i recuperi e consentire gli approfondimenti disciplinari. Tutto questo fa parte già della nostra normativa cui non si è dato seguito.
In che modo è possibile incentivare gli studenti migliori?
Per esempio evitando che l’accesso alle facoltà a numero chiuso si basi su test che ignorino completamente i programmi delle scuole medie-superiori. L’idea che passa altrimenti è che l’impegno degli anni precedenti sia inutile al momento dell’esame di ammissione all’università. Non è pensabile che coloro che hanno studiato e si sono diplomati con capacità, merito e profitto alle scuole medie-superiori non siano messi nelle condizioni di entrare nelle facoltà a numero chiuso semplicemente perché non sanno rispondere alla domanda: “Quando Totti ha segnato all’ultimo minuto di Udinese-Roma”.
Come risolvere il problema?
Quattro anni fa ho fatto una legge che fa riferimento ai programmi delle scuole medie-superiori, assegnando un punteggio significativo alle valutazioni dei ragazzi negli ultimi tre anni e al voto di diploma. Questa norma non è mai stata resa attuativa, ma è stata sempre rinviata prima dal ministro Gelmini e poi dal ministro Profumo.
E per chi sceglie l’istruzione tecnica e professionale?
Una riforma degli istituti tecnici e professionali non è compatibile con laboratori fondati sul tornio, quando occorrono quelli di megatronica. Affinché un insegnante possa insegnare multimedialità, occorre inoltre averlo riaggiornato e riqualificato. Insomma, è necessario sapere scegliere le priorità individuate dall’Ue, secondo cui l’Italia ha bisogno di diplomati in numero maggiore rispetto a quelli che ha oggi, ma deve averli anche più competenti e più capaci.
(Pietro Vernizzi)