Il Tirocinio formativo attivo (Tfa) transitorio per i 20mila candidati disponibili è appena partito e i candidati si stanno cimentando nei test di ingresso. Il Miur aveva però garantito, nel suo comunicato dell’8 maggio scorso, che sarebbe stato predisposto un percorso abilitante speciale per quei docenti in servizio privi di abilitazione di cui il ministro Profumo ebbe a dire, ragionevolmente, che «il tirocinio l’hanno già fatto». Peccato però che non rientrassero nella normativa del Regolamento in vigore. In altre parole, la platea di persone che hanno diritto all’abilitazione è assai più vasta di quanto il Regolamento avesse previsto; da cui la necessità di intervenire al più presto, anche tenuto conto della volontà del ministro di bandire non uno ma due concorsi – il primo entro l’estate, il secondo entro la primavera del 2013 – per assumere nuovi docenti sia dalle graduatorie a esaurimento, sia dalle liste dei nuovi, futuri abilitati. Una fase transitoria complessa, insomma, nella quale il più classico «granello di sabbia» potrebbe facilmente bloccare il meccanismo di una delle più delicate e complesse fasi nella gestione del personale scolastico degli ultimi anni. IlSussidiario.net ne ha parlato con Lucrezia Stellacci, direttore generale del Miur a capo del dipartimento per l’Istruzione.



Cosa può dirci del percorso abilitante speciale predisposto per ovviare alle lacune del Dm 249/2010?

Stiamo lavorando al testo di un regolamento modificativo del decreto da lei citato che ha già passato l’esame del Consiglio nazionale della Pubblica istruzione (Cnpi) e attualmente è all’esame del Consiglio universitario nazionale. Avuto il parere del Cun, farà l’iter consueto: commissioni parlamentari, Consiglio di Stato, Corte dei conti. Il processo è ancora molto lungo, ma stiamo affrettando i tempi, secondo la volontà del ministro, perché vorremmo che i corsi potessero iniziare in concomitanza con la programmazione del Tfa ordinario 2012-13, cioè al massimo a dicembre 2012, gennaio 2013.



In altri termini, il regolamento modificativo per che cosa è stato pensato?

Per disciplinare la programmazione 2012-2013, perché i noti 20mila posti di cui si è parlato fino ad oggi riguardano la programmazione 2011-2012 cominciata però in ritardo. Dunque andrebbe a regolare la programmazione ordinaria 2012-13 e quella, appuno, speciale.

Sul computo del periodo di servizio necessario per l’accesso al Tfa speciale ha regnato molta confusione. I requisiti quali sono? 

Aver svolto dal 1999-2000 al 2011-2012 tre anni di servizio e non spezzoni in modo da totalizzare 540 giorni; dunque 3 anni di servizio intero, minimo 180 giorni per anno. In un primo momento avevamo preventivato che il periodo fosse relativo solo ad un ambito disciplinare. Poi abbiamo accolto i suggerimenti del Cnpi, stabilendo infine l’ampliamento. Vale qualsiasi servizio svolto nelle discipline per le quali si ha accesso con il titolo di studio, purchè sia fatto per anni interi. 



Può fare un esempio?

Ho fatto dieci anni di servizio? Per partecipare al Tfa speciale me ne servono tre, che possono essere un servizio diverso per ogni anno, purché si tratti di 180 giorni fatti tutti nella medesima disciplina. 

Altre modifiche?

Nella prima stesura l’accesso era esteso a personale di scuole statali e scuole paritarie con contratto a termine. Questo punto è stato oggetto di varie perplessità e contestazioni, perché nelle scuole paritarie molto spesso si è costretti ad assumere con contratto a tempo indeterminato, perché una legge impediva alle paritarie di poter tenere il personale per più anni con contratto a termine. Abbiamo recepito questa necessità, perché la nostra priorità era escludere il personale statale di ruolo − che può sempre partecipare ai Tfa ordinari per prendere altre abilitazioni − ed esteso l’accesso anche al personale di Cfp con servizio negli anni relativi all’obbligo scolastico.

Avremo a che fare, dunque, con due dispositivi paralleli. Fino a quando?

Fino al 2015-2016 o comunque fino a che non si avranno le prime uscite dalle lauree magistrali. A quel punto non ci sarà più un tirocinio transitorio e uno speciale, perché il tirocinio diventerà l’ultimo anno della laurea magistrale. 

Il ministro Profumo ha fatto più volte riferimento alla volontà di bandire concorsi per l’immissione in ruolo di nuovi docenti abilitati. Vuole dirci se e a quale concorso potranno partecipare coloro che si preparano oggi per ottenere l’abilitazione? 

Il ministro ha già chiesto l’autorizzazione al ministero della Funzione pubblica e a quello delle Finanze per un bando secondo la vecchia normativa, non destinato ai giovani abilitandi ma a chi è collocato in graduatoria; anche se, ne sono convinta, di questo bacino fanno parte altrettante persone giovani, entusiaste e disposte come i primi a puntare tutto su se stessi. Ma dobbiamo dire «basta» a graduatorie del ’99 e, per alcune classi di concorso, perfino del ’91!

E per quanto riguarda gli aspiranti più giovani e i Tfa «speciali»?

Il concorso destinato ai giovani è proprio quello che il ministro Profumo si accinge a bandire nella primavera 2013 appena sarà approvato un altro regolamento che stiamo definendo e che dovrà attraversare tutte le fasi previste per un atto di questa portata. Pensi che era addiruttura previsto dalla legge Fioroni 244/2007 che in un comma prevedeva una disciplina che regolamentasse le nuove procedure concorsuali; ma questa disposizione non ha mai avuto seguito…

Si riferisce per caso all’adeguamento delle classi di concorso?

No, il concorso sarà fatto con le nuove classi. Lei si riferisce ad un altro regolamento, che sta procedendo per una sua propria strada e si inquadra in un ampio complesso di regolamenti adottati per regolarizzare il sistema. Quello di cui parliamo è invece un regolamento sulle procedure concorsuali, che dovrebbero essere diverse da come sono adesso.

Perché cambiare?

Perché la selezione dei docenti deve poter dare alla scuola persone capaci di stare in classe, e non soltanto conoscitori della propria disciplina. 

E come verranno appurate queste capacità?

La prima prova dovrebbe essere uno studio di caso, rappresentare insomma una situazione didattica definita da certe caratteristiche. Il candidato dovrebbe spiegare quali interventi metodologici e didattici ritiene più giusti per raggingere determinati obiettivi che saranno dati nel caso. La seconda prova sarebbe attitudinale, una lezione da tenere dando prova  delle competenze che ormai si richiedono al docente: specifiche, come l’utilizzo delle lingue e delle nuove tecnologie, ma anche relazionali e organizzative.

Invece il primo concorso, quello che dovrebbe essere bandito entro l’estate di quest’anno, come sarà?

Riservato agli abilitati, con prova preselettiva, prima prova scritta, prova orale, titoli. Insomma secondo le vecchie regole, anche se si cercherà di curvare le vecchie regole alle nuove esigenze. 

Un punto dolente: le graduatorie.

Le nuove regole diranno che le graduatorie dei concorsi valgono due anni, dopo di che, anche se non si fanno nuovi concorsi, quelle graduatorie vanno in soffitta. 

Lei è nella cabina di regia di una fase estremamente complessa e delicata. Qual è la sua opinione?

Credo molto in questo nuovo sistema che si sta delineando. L’istruzione oggi ha bisogno di dati certi. Innanzitutto, deve poter contare su lauree magistrali il cui accesso è a numero chiuso, anche se con una programmazione di posti molto più ampia rispetto a quella ipotizzata dal 249/2010. E’ giusto che sia così, altrimenti penalizziamo la scuola. Insomma, io credo che regole di reclutamento precise e tornate concorsuali cadenzate non siano un ostacolo, ma la migliore garanzia per tutti coloro che avendo vocazione e motivazione, sono un patrimonio al quale il nostro Paese non può rinunciare.  

(Federico Ferraù)

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