Da quando in qua chi è più debole viene lasciato solo? Se lo chiede il Presidente di AGeSC (Associazione Genitori Scuole Cattoliche), Roberto Gontero, commentando l’allarme lanciato dall’Anief sulla carenza di insegnanti di sostegno a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico. Secondo Anief, infatti, alcune amministrazioni regionali avrebbero scelto di togliere l’insegnante di sostegno a moltissimi alunni con disturbi specifici di apprendimento, concedendolo solo in presenza di “casi gravi” di handicap. Un paio domande su un provvedimento che lederebbe uno dei diritti fondamentali, quello allo studio e che coinvolgerebbe almeno 300mila ragazzi con disturbi psichici: quale sarebbe il “limite” che dovrebbe bollare come “grave” la disabilità di uno studente? E chi si arrogherà il compito di classificare la gravità di un handicap?
“Come pensano di poter aiutare a crescere quei ragazzi che presentano disabilità minori – afferma Gontero – ma che, comunque, registrano difficoltà? Il Miur ci dovrebbe spiegare come si dovrebbero regolare gli insegnanti e i compagni di classe di quegli studenti che avevano per diritto il sostegno e che, da settembre, lo perderanno. Questo non fa che penalizzare i compagni di classe poiché, per forza di cose, verrà meno la qualità dell’insegnamento”.
“Per di più, come al solito, la scuola italiana – dice ancora Roberto Gontero – non perde occasione per dimostrarsi sempre più inadeguata, vista la scarsa tempestività con cui affronta problemi che vanno risolti con il criterio dell’emergenza. Come Agesc, siamo vicini ai genitori di questi ragazzi che anche in periodi normali non vivono una situazione idilliaca e che ora si trovano di fronte ad un grosso enigma da risolvere. Trovo poi assurdo che in mancanza di lavoro per migliaia di docenti, mi riferisco ai precari storici o ai neolaureati, non si trovino insegnanti per sostenere quei ragazzi che fanno più fatica. Il nostro Paese si conferma il più distratto in Europa nei riguardi degli alunni e dei giovani che si formano, e il più disattento verso le minoranze”.
Il problema sembra frutto di una concezione centralistica del sistema educativo di casa nostra che non prende in considerazione il valore dell’autonomia: “Se nella scuola italiana – continua il presidente dell’Agesc – si applicasse seriamente la legge del 2000 che sancisce l’autonomia amministrativa, didattica e organizzativa, questo problemi sarebbero facilmente superati. Se, infatti, ogni istituto si organizzasse in modo indipendente, individuerebbe le emergenze per tempo e si occuperebbe di cercare di risolverle. Senza parlare delle discriminazioni che subiscono i genitori degli allievi disabili negli istituti paritari, dove gli insegnanti di sostegno non vengono riconosciuti e sono a carico della scuola, pur trattandosi di una scuola statale a tutti gli effetti. Il Ministero dovrebbe riconoscere l’ammontare del contributo per gli insegnanti di sostegno che prestano la propria opera nelle scuole pubbliche non statali: un aggravio che va ad intaccare la rette di migliaia di famiglie che hanno scelto di mandare i propri figli in una scuola paritaria e tutto ciò è, francamente, discriminatorio. C’è stata, persino, il caso di un istituto pubblico non statale che ha fatto causa al Miur e ha vinto, obbligando il ministero a pagare una cifra cospicua sotto forma di risarcimento. Questo, ad indicare che la scuola paritaria non lo è a tutti gli effetti”.
Tutto ciò è riconducibile alla politica di tagli operata dal Governo nell’ambito della spending review. “Purtroppo, non solo questo esecutivo ma anche i precedenti – dice ancora il presidente dell’ Agesc – hanno messo l’istruzione al pari degli altri capitoli di spesa nel bilancio statale: come associazione, abbiamo sempre sostenuto che l’istruzione merita un punto di vista differente, un altro tipo di attenzione. Se un Paese perde questo sguardo sui giovani non può certo affermare di aspettarsi un futuro roseo e queste ultime notizie riguardanti gli insegnanti di sostegno rappresentano un ulteriore sconfitta del sistema scuola in Italia”.