Anche per la scuola si annuncia un autunno decisivo. Il governo presieduto da Mario Monti ha infatti messo in agenda due delle questioni chiave: l’abilitazione e il reclutamento degli insegnanti. Per la Compagnia delle Opere, che su questo tema ha reso pubblico oggi un articolato documento, occorre dare spazio a insegnanti giovani, preparati, motivati e appassionati, introducendo un equilibrio generazionale che ci avvicini agli altri Paesi europei: solo così la scuola italiana potrà tornare ad essere un luogo di educazione alla libertà e non essere più considerata come un semplice ammortizzatore sociale.



Per questo, l’avvio di una nuova strada per l’abilitazione all’insegnamento con i Tfa (Tirocini formativi attivi) è un segnale positivo, nonostante i tanti errori ed incidenti che ne hanno segnato il percorso, ed è fondamentale che il primo ciclo giunga in porto. Migliaia di giovani questa estate hanno infatti tentato e superato il test pre-selettivo per l’accesso ai Tfa. Un procedimento avviato dopo numerose battute d’arresto ed è fondamentale che, nonostante i tanti errori ed incidenti di percorso, talvolta anche gravi, il primo ciclo di formazione degli insegnanti attraverso i tirocini arrivi a compimento. Allo stesso modo, secondo la Cdo, è importante che il ministero predisponga per tempo l’avvio per un secondo ciclo di Tfa, nel più breve tempo possibile, cosa che permetterebbe l’ingresso di insegnanti giovani, motivati e preparati.



La Cdo sottolinea come un criterio di ragionevolezza nella preparazione dei futuri test d’ingresso a partire dal prossimo anno scolastico sia fondamentale: bando, dunque, al nozionismo per non svilire il percorso informativo degli studenti e necessità di stabilire con correttezza i quesiti proposti. La prima prova per l’accesso al Tfa deve, inoltre, rappresentare una semplice scrematura, in modo da valutare le capacità e le attitudini dei singoli candidati attraverso le due prove successive. Nel frattempo è importante dare seguito agli annunci del ministro Profumo con l’attivazione del Tfa speciale per gli abilitandi con tre anni di insegnamento (540 giorni), che potrebbe quindi affiancarsi, almeno come tempistiche, a quello ordinario la cui procedura è attualmente in corso.



Nel lungo periodo si potrebbe ipotizzare di eliminare il test preliminare; esso costituisce una modalità necessaria per gestire una fase “emergenziale”, ma con la messa “a regime” del Tfa e numeri di partecipanti più ridotti si potrebbe passare direttamente alle prove scritte ed orali gestite dalle università, che meglio si prestano per selezionare i giovani più motivati e meritevoli con la passione e le capacità per l’insegnamento. Il percorso di formazione iniziale degli insegnanti, infatti, è finalizzato a “qualificare e valorizzare la funzione docente” (Art. 2, co. 1, DM 249/2010), e le prove, che sono l’inizio di questo percorso, non possono non tenere conto della specificità del ruolo e della funzione dell’insegnamento. 

Solo così questo primo step potrà selezionare i giovani che veramente hanno il desiderio e la passione per imparare ad insegnare. Analogamente, per il Tfa a regime sarebbe opportuno sganciare la programmazione degli accessi dal fabbisogno di posti d’insegnamento, legandola esclusivamente alla valutazione dell’offerta potenziale del sistema universitario.

Per quanto riguarda invece il sistema di reclutamento degli insegnanti, il ministro Profumo ha annunciato per quest’anno l’avvio di una procedura concorsuale per il 50% riservata alle graduatorie ad esaurimento: un fatto che non accadeva dal 1999 e che coinvolgerà migliaia di persone per un totale di 11.892 cattedre assegnate tramite concorso. Se, quindi, il ritorno ad una procedura che provi a valutare il merito delle persone e non solo l’anzianità di servizio è di per sé un fatto positivo, il sistema del reclutamento del corpo docente tramite concorso ha dimostrato, nella storia, di non essere quello più efficace.

Pertanto, fa sapere la Compagnia delle Opere, nel medio-lungo periodo è necessario riformare in profondità il nostro sistema di reclutamento, prendendo spunto dalle migliori esperienze già in atto a livello europeo: è sempre più urgente che lo statalismo e il centralismo cedano il passo all’autonomia e alla responsabilità di altri soggetti più vicini e attenti alle esigenze dei cittadini, permettendo agli istituti scolastici, anche collegati in rete, maggiore libertà di scelta e di selezione dei loro docenti; allo stesso modo è indispensabile un ripensamento dello status giuridico degli insegnanti, che non devono più essere considerati come dei funzionari/burocrati statali ma come maestri e liberi professionisti, valorizzandone impegno, merito e passione.

E’ inoltre necessario consentire a coloro che stanno attualmente affrontando le prove selettive per i Tfa e coloro che parteciperanno ai Tfa speciali l’accesso, con riserva, alle prove concorsuali, in modo da non escludere i più giovani, che potrebbero risultare anche tra i più capaci e meritevoli. Oltre a questo, è necessario rivedere fin da subito i criteri per la valutazione dei titoli, ponendo l’accento sull’esito delle prove e dando minor peso al criterio dell’anzianità di servizio, che, non dimentichiamocene, rimane comunque il “criterio guida” delle graduatorie ad esaurimento, ossia quello per assegnare la metà del totale dei posti disponibili.

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