Qualche volta pare di tornare in una nazione normale, dove il bene comune prevale ed il giusto ispira le sentenze. Così la trista storia lombarda delle “buste trasparenti” per ora è stata messa alle corde e le scuole della regione potranno tutte avere un preside stabile.

Lo dobbiamo al Presidente del Consiglio di Stato, suprema istanza della giustizia amministrativa, che ha accettato l’opposizione dell’avvocato Mario Zenga e dei suoi assistiti. emettendo oggi un Decreto d’urgenza (il n. 3218/12 del 3 agosto 2012) che revoca la Sentenza del TAR Lombardo e permette all’Ufficio Scolastico Regionale di predisporre gli atti preparatori ai contratti per i neodirigenti scolastici.



Poi, il Consiglio di Stato nella sua seduta collegiale il 28 agosto motiverà e confermerà il decreto, permettendo così la messa in servizio entro l’1 settembre.

In questo modo quasi 800 scuole lombarde avranno tutte un preside e l’avranno a tempo pieno, potendo così tornare dopo tanti anni a vivere la normalità di una comunità scolastica.



L’iniziativa oppositiva la dobbiamo all’Associazione “Dirigenti Scolastici Scuole Autonome e Libere” (Di.S.A.L.) ed era scattata il 19 luglio, l’indomani della trista sentenza del TAR Lombardia che annullava tutto il concorso regionale (dopo un anno di prove) da quale dovevano uscire le nomine dei neodirigenti scolastici.

L’argomento del TAR era al limite della decenza: si sospettava (senza provare l’effettivo accadimento) che la commissione “avrebbe potuto” leggere attraverso le buste i nomi dei candidati e così violarne il necessario anonimato. L’avv. Zenga, oltre ad accusare la mancanza di prove che la violazione fosse avvenuta, trovava una precedente sentenza del Cosniglio di Stato che rigettava una simile argomentazione (la sola ipotesi che una regola potesse essere violata).



In quell’occasione sono state continue le pressioni sull’Ufficio Scolastico Rregionale e sugli Uffici del Ministro a Roma affinchè l’Amministrazione fecesse immediatamente resistenza alla sentenza lombarda che, per le sue caratteritische, stava già per dilagare nelle altre regioni.

La tempestività e competenza di un avvocato milanese sono state decisive: infatti il Decreto romano cita espressamente questo studio, unico presente all’udienza per conto degli aspiranti presidi di DiSAL.

L’avvocato che lo rappresentava ha informalmente espresso qualche riserva sull’appello presentato dal MIUR: una valutazione obiettiva sarà possibile con la lettura di tutti i testi: per ora abbiamo solo l’opposizione citata ed il Decreto del C.d.S. Questo argomenta in base al testo dell’opposizione.

Nel fattempo è giunta informalmente la notizia che il Minisetro dell’Economia e delle Finanze ha autorizzato l’assunzione di 1.213 neodirigenti, permettendo a tutti gli Uffici Scolastici Regionali di fare i contratti in tempo per il nuovo anno scolastico.

Ed il Decreto romano blocca in anticipo altre emulazioni in corso nelle altre regioni, permettendo così le nomine dove le prove sono terminate.

Complessivamente questo concorso si è rivelato una triste storia: errori, leggerezze, incapacità, disfunzioni, ma anche per tristi beghe corporative, guerre tra poveri e speculazioni economiche.

C’è stato chi in vario modo, con argomentazioni più o meno nobili, ha contrastato l’idea che questo concorso giungesse alla conlcusione: a che serve un concorso pubblico se non per mettere in servizio personale necessario ? Ed i presidi, con buona pace di tutti, sono indispensabili al buon funzionamento delle scuole statali. L’esito di queste sottigliezze o delle becere difese di egoismi corporativi sarebbe stato un danno a centinaia di scuole, cioè ad alunni e famiglie. Un’altra mazzata di cui la scuola italiana non aveva bisogno !

Certo: a questo punto sarebbbe utile mettere in soffitta questi centralistici, megalomani e non funzionali concorsi pubblici. Sarebbe necessario passare ad una maggior fiducia verso le realtà locali. Ma nel frattempo le scuole (cioè l’istruzione dei nostri figli) debbono funzionare.

Il Decreto romano è una vittoria della scuola  ed è il risultato dell’onestà, tempestività e insistenza con la quale l’Associazione promotrice ha perseguito l’obiettivo del bene delle scuole, delle famiglie, degli studenti e dei docenti vincitori del concorso, che ora, per l’inizitiva dei ricorrenti, beneficeranno tutti della possibilità di nomina.

Una cosa appare (per ora …) certa: la Lombardia non farà la fine della Sicilia: là, l’ultimo concorso a preside si trascinò in battaglie legali tra vincitori e vinti per ben cinque anni: una delle più trisiti storie di “guerre tra poveri” nella scuola italaina. Roma questa volta ha evitato un male peggiore.