Cosa ci dice il rapporto INVALSI 2012 sulle differenze territoriali italiane negli apprendimenti?L’affinarsi continuo delle tecniche e delle presentazioni consente di vedere cose nuove ed al tempo stesso di avere le idee sempre più chiare su quelle che vengono continuamente confermate e perciò rinforzate nella loro attendibilità. I posizionamenti relativi delle tre macroaree (Nord, Centro e Sud) si sgranano sempre nell’ordine, ma si cominciano ad intravvedere differenze al loro interno. Il Rapporto stesso comincia a parlare di un asse adriatico – ionico (Abruzzo, Puglia, Basilicata) e di un asse tirrenico (Campania, Calabria, Sicilia)del Sud.
Così come comincia ad essere difficile tenere la Liguria all’interno del Nord ed al Centro c’è una bella differenza fra i discreti risultati delle Marche e quelli deludenti del Lazio. Ma andiamo con ordine. All’inizio, in 2° elementare ,Nord Ovest e Centro sono in testa alla pari con 204 punti in Italiano,con risultati particolarmente buoni per Toscana e Marche. Il Nord Est si limita a posizionarsi sulla media nazionale, mentre al Sud Calabria Campania e Sicilia comincino ad accomodarsi al solito nadir. In Matematica le differenze sono minori, la Toscana ottiene buoni risultati. All’inizio del percorso scolastico conta ancora molto l’influenza del contesto ambientale e famigliare, soprattutto per quanto riguarda le competenze linguistiche ed anche il Lazio si posiziona (203) sopra il Veneto (202).
La scuola primaria sembra avere un effetto di omogeneizzazione: in quinto anno,rispetto alla media nazionale, gli scostamenti delle macroaree non sono significativi Anzi, il Centro con un 203 complessivo di media in Italiano supera Nord Ovest e Nord Est (202), mentre il Sud con 198 perde posizioni e le Isole non superano il 194. Però ora l’Abruzzo ha raggiunto la Toscana (203).In Matematica la tendenza è la stessa. Nella scuola media incominciano i dolori. E’ passato solo un anno ed in italiano le posizioni delle macroaree si sono sgranate: Nord Ovest 206, Nord Est 205 con il solito testa a testa, ma il Centro scende a 203 e Sud e Sud- Isole scivolano a 195 ed 189.All’interno del Centro cominciano a differenziarsi le Marche (205) che superano Toscana e Lazio (203).
Dopo due anni la tendenza si rinforza. Alla prova di esame della terza media 14 punti per Italiano e 15 per Matematica separano la macroarea del Centro da quella apicale del Nord Est. Trascina in basso i risultati il Lazio nel quale in Italiano il gap sale a 22 punti ed in Matematica a 26 . Infine, al termine della secondaria superiore, i giochi sono fatti.14-15 punti separano il Centro da Nord Ovest e Nord Est, mentre il Sud, con Abruzzo, Molise e Puglia lo incalza in italiano a 3 punti e lo supera infine in Matematica, sia pure di un solo punto.
All’interno del Centro la situazione non è tuttavia omogenea. Costantemente le Marche esprimono i livelli migliori, pari alla Liguria che, fra le regioni del Nord, è da sempre, anche in PISA, la meno brillante ed il Lazio si allinea con i risultati meno brillanti del Sud Adriatico. Nel mezzo galleggiano Toscana ed Umbria, anche nella lingua madre di cui furono la culla. Dunque all’inizio il Centro parte bene e tiene fino alla fine della primaria. Il declino comincia con la scuola media e, continuando costantemente, trova il suo apice alla fine della secondaria superiore. Su ciò che succede dopo ancora non si sa niente. Forse non è il caso di affidarsi ai voti degli esami di stato finali. Ma la riflessione più interessante viene adesso.
Siamo abituati oramai a pensare che l’ESCS, ossia lo status economico sociale, sia una determinante decisiva, se non assoluta del livello degli apprendimenti. O almeno così molti dicono, soprattutto a proposito del nostro Sud. Ora il Rapporto INVALSI stesso ci dice che “la distinzione fra Nord e Sud non sembra spiegabile dal solo operare di effetti di composizione”(cioè dalle caratteristiche degli allievi indipendenti dall’azione della scuola). Ma il caso del Centro è l’inverso. Già nelle varie edizioni di PISA, utilizzando le informazioni fornite dagli studenti nel Questionario di accompagnamento cui debbono rispondere dopo avere sostenuto le prove,era stato stabilito che l’ESCS del Centro era più alto di quello del Nord, mentre i risultati erano più bassi.
E’ opportuno precisare che nelle indagini nazionali ed internazionali non è ovviamente possibile appurare il reddito e perciò gli indicatori utlizzati (titolo di studio, professione, possesso a casa di beni) sono “molto saturi culturalmente”.Così si capisce perché il Centro sia la macroarea meglio messa in Italia. Il Rapporto INVALSI affronta il problema in modo diverso, domandandosi quanto gli “effetti di composizione”(lo status economico – sociale) influiscano sugli apprendimenti.(fig 5.23 – 5.32 del Rapporto).
Prendendo in considerazione il 2° anno della superiore non stupisce che Calabria, Sardegna Sicilia,Campania, Basilicata e Puglia abbiano bassi risultati influenzati dall’ESCS. Ma Toscana, Umbria, Molise e soprattutto Lazio – non le Marche, che peraltro ottengono sempre i valori assoluti migliori -si collocano costantemente nel quadrante opposto, cioè in quello in cui stanno le regioni i cui valori assoluti non sono “depressi”(abbassati )da effetti di composizione. Perché l’ESCS è buono e perciò, se sono in situazione di mediocrità, debbono ringraziare essenzialmente la scuola. Una postilla. Per quanto riguarda il Lazio, sarebbe interessante riuscire a capire quale è il peso su questi risultati delle scuole di Roma.
Operazione impossibile da effettuarsi sul campione; sarebbe forse possibile definire le prestazioni a livello delle diverse province utilizzando il complesso dei dati, una volta certo che ad esso siano state applicate -come è stato preannunciato- le operazioni di pulizia di suggerimenti e copiature. L’interesse è evidente, visto il peso che gli orientamenti delle scuole di Roma riescono ad avere sui mezzi di comunicazione e pertanto sulla immagine della scuola italiana e non solo a proposito delle prove INVALSI. Quale è il livello effettivo della scuola della città che funge da capitale d’Italia? Ed i cui studenti ed insegnanti fungono da rappresentanti della scuola italiana tutta nelle televisioni, nei giornali e nella comune opinione del ceto politico ed amministrativo attraverso la veicolazione delle mogli professoresse?