Carissimi amici del Sussidiario,

Ci siamo, è un nuovo anno scolastico che prende l’avvio tra polemiche e interpretazioni che sono vecchie come coloro che le portano in prima pagina con lo scopo di dare della scuola una immagine di piroscafo alla deriva, a rischio di sbattere contro uno dei tanti scogli che affiorano sull’acqua. Vi sono grato del lavoro che fate perché non collaborate a solidificare il luogo comune di una scuola ormai persa, incapace di trovare energie positive da cui ricostruire un contesto in cui si possa educare.
Dentro un mondo dell’informazione che vuole sostituirsi a chi vive, voi fate un altro lavoro, quello che compete a mezzi di comunicazione autentici, voi non ci tracciate la strada da percorrere, ma ci sfidate a percorrerla. Di questo vi ringrazio, perché una presenza così, ricca e discreta, è quello di cui noi abbiamo bisogno, un pungolo che si ficca nella nostra carne viva e che ci tiene con gli occhi aperti alla realtà.
Così inizia un nuovo anno e la questione seria che mi pone dal primo suono della campanella è semplice: non che vengano risolti tutti i problemi che si sono accumulati e che pesano sempre più sulle nostre fragili spalle, ma che io ci sia! È affascinante ricominciare, perché in questo passaggio dalle vacanze al varcare la soglia della classe, in questo urto che provoca un attimo di vuoto, come su un aereo in equilibrio instabile per un improvviso temporale, è l’io che sorge, l’io che prende consistenza poggiando sul Tu che lo fa, è l’io che si intercetta le domande di ogni studente e le fa diventare occasione per imparare qualcosa di non saputo. Inizia l’anno ed è nuovo non perché dal cartaceo si passerà all’iPad, non perché aumenteranno i giovani tra gli insegnanti e chissà se sarà vero, è nuovo per un io che va all’attacco di se stesso, che avverte che una materia scolastica, una interrogazione, uno studente in difficoltà sono una possibilità di avvertire l’urto del Mistero.
È la realtà che chiama ad essere, questo è il bello della scuola. E ci divide tra chi segue questa provocazione a vivere e chi invece l’abbandona per seguire le proprie perfette immagini di scuola o le proprie insistite lamentele.
Inizia la scuola con questa sfida ad esserci e io vi sono grato del lavoro che fate, perché ogni giorno non mi fornite soluzioni, ma mi sostenete a rispondere a ciò che la realtà urge.
Grazie



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