Caro direttore,
in questi giorni tutti sono molto impegnati ad occuparsi del buffo “concorso-panacea” del ministro Profumo, proprio per questo il gruppo Facebook “Difendiamo il piano triennale di immissioni in ruolo” si è voluto occupare di un altro paradosso – tra i tanti, aggiungiamo – che contraddistingue la gestione del mondo scolastico e la cui risoluzione forse avrebbe una priorità ben maggiore rispetto al resto.
Ci rivolgiamo ora a tutti i genitori che stanno leggendo: vi è mai capitato che i vostri figli nelle prime settimane di scuola tornassero a casa prima rispetto all’effettivo orario di fine lezioni? Perché anche dopo un mese abbondante dall’inizio della scuola mancano gli insegnanti? Noi abbiamo condotto un’analisi dettagliata del problema e vi sveliamo i retroscena con dovizia di particolari, proprio perché per assurdo non lo fa nessuno. Di sicuro non lo fa il ministero dell’Istruzione, visto che ciò che stiamo per spiegare non è propriamente motivo di vanto.
Per capire a fondo il perché si verifichino questi ritardi nell’attribuzione delle nomine ai docenti, occorre fare un passo indietro ed entrare un attimo nel mondo a dir poco surreale dell’amministrazione scolastica. Le nomine dei docenti a tempo determinato rappresentano l’ultimo anello di una catena burocratica molto complessa; prima di nominare i docenti occorre infatti sapere con precisione quante e quali cattedre siano libere per i docenti precari. E come si fa a saperlo? Bisogna attendere che vengano ultimate le seguenti operazioni, il cui iter, pur partendo già dal mese di gennaio, non riesce poi a rispettare una tempistica efficiente: 1. iscrizione degli alunni alle scuole (per quantificare il numero delle classi per l’anno scolastico successivo); 2. calcolo dell’organico di diritto (le cattedre “stabili” in base ai dati del numero degli iscritti al 31 gennaio); 3. trasferimenti dei docenti di ruolo (mobilità “canonica” sulle cattedre in organico di diritto); 4. calcolo dell’organico di fatto (le ore che non costituiscono a formare cattedre di diritto, nonché tutti posti che si creano in base a modifiche nel numero delle classi dopo il 31 gennaio); 5. assegnazioni provvisorie e utilizzazioni (mobilità “annuale”, anche su cattedre in organico di fatto: le assegnazioni provvisorie riguardano docenti che chiedono solo per l’anno scolastico successivo una sede diversa rispetto a quella di titolarità per ricongiungimento familiare; gli utilizzi riguardano il personale in esubero); 6. immissioni in ruolo. Solo al termine di queste operazioni è possibile procedere con le nomine dei docenti precari.
E queste sono le date dello scorso anno scolastico relative ad alcune delle operazioni sopra descritte: termine presentazione domande di iscrizione degli alunni, 31 gennaio; firma del contratto che regolamenta le operazioni di mobilità, 29 febbraio; termine di presentazione delle domande di mobilità dei docenti di ruolo, 31 marzo; pubblicazione dei trasferimenti dei docenti di ruolo, 6 giugno (infanzia e primaria), 28 giugno (scuole medie), 26 luglio (scuole superiori), 11 agosto (personale Ata); firma del contratto che regolamenta le assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni (siamo al paradosso), 24 agosto; termine per le immissioni in ruolo: 31 agosto (fittizio, perché in molte province la scelta della sede per i neoimmessi è avvenuta dopo, per forza, visto che spesso non si conoscevano ancora le cattedre effettivamente disponibili); pubblicazione delle istruzioni operative ministeriali per il conferimento degli incarichi annuali (qui siamo all’assurdo), 12 settembre (ovvero dopo che molte province avevano già iniziato a conferire gli incarichi!).
Che cosa succede in pratica? A partire dalla seconda metà di agosto i siti degli Uffici scolastici provinciali si trasformano in una fucina di notizie vorticose relative alle operazioni più disparate (immissioni in ruolo, assegnazioni e utilizzi, nomine a tempo determinato). E ovviamente l’ultimo anello della catena, le nomine a tempo determinato, subisce ritardi a dir poco preoccupanti.
A questo punto però l’uomo comune si potrebbe chiedere: ma com’è possibile che la legge permetta tutto questo e consenta che venga perpetrato un danno evidente sia a carico degli alunni e dell’attività didattica, sia a carico degli insegnanti, costretti a prolungare il periodo di disoccupazione estivo? Risposta: è possibilissimo, è la legge stessa che giustifica questi ritardi e vi mostriamo subito il come, nel dettaglio. Già dal 2009, per far fronte ai disagi gestionali dovuti ai tagli Gelmini-Tremonti, il termine per l’espletamento delle operazioni di assegnazione provvisoria e utilizzazione, delle immissioni in ruolo e delle nomine a tempo determinato è slittato dal 31 luglio (come sarebbe corretto dal punto di vista etico e professionale) al 31 agosto (Legge 106/2011); in più, la legge 333/2001 stabilisce che, decorso il termine ultimo per l’effettuazione delle nomine annuali (31 agosto dal 2011 appunto), queste diventano di competenza dei dirigenti scolastici. Quindi gli Uffici provinciali hanno in pratica un comodo “escamotage” per effettuare le nomine quando vogliono, senza alcun termine fisso. Gli Uffici scolastici nominano le cosiddette “Scuole Polo”, i cui dirigenti scolastici si assumono il compito delle nomine annuali dei docenti precari, anche in pesante deroga rispetto al termine del 31 agosto, che dovrebbe invece rappresentare la normalità e non l’eccezione.
Qual è il risultato di questo “mare magnum” di burocrazia castrante? I dati parlano da soli.
In base alle indagini che abbiamo condotto in data 20 settembre 2012, solo il 20% degli Uffici scolastici ha espletato le operazioni di nomina rispettando il termine del 31 agosto; il 50% è riuscito, nonostante i disagi, a garantire le nomine dei docenti precari prima dell’inizio delle lezioni; il 30% degli Uffici invece non è riuscito a completare le operazioni prima dell’inizio delle lezioni; alcuni addirittura in data 20 settembre non hanno nemmeno comunicato le date delle convocazioni (ma la scuola è già cominciata!). Precisiamo tra l’altro che abbiamo raccolto i dati relativi alla prima convocazione per le nomine (seguono infatti molte altre date a causa di continue apparizioni e sparizioni di cattedre, perché nomine annuali e assegnazioni/utilizzi vengono ormai effettuati in contemporanea in tutte le province). E l’assurdo è che il ministero non attivi alcuna procedura di controllo, visto che, se qualche Ufficio riesce ad espletare le operazioni in tempi ragionevoli, è evidente che alla base di questi ritardi vi sia anche un cattivo funzionamento di alcuni uffici periferici.
E noi docenti che la scuola la conosciamo molto meglio di qualsiasi ministro (se non altro perché ci lavoriamo da molto più tempo), non possiamo proprio tacere, soprattutto di fronte alle fin troppo sbandierate “innovazioni” dal marchio “Profumo”; invece di pensare a concorsi, registri elettronici e tablet per le scuole del Sud, forse sarebbe il caso di pensare prima a come fare per garantire agli studenti italiani un servizio di qualità (offerto in primis dai docenti, non di certo dai computer). Ed è anche giusto, concludiamo, che i genitori queste cose le sappiano.
Gruppo Facebook “Difendiamo il piano triennale di immissioni in ruolo”