In questo momento di emergenza educativa occorre avere coraggio educativo, un coraggio unitario da parte dei genitori e delle famiglie. Non di un solo genitore, non di una sola famiglia ma delle famiglie, di più famiglie. Ancora, non delle sole famiglie ma delle famiglie con gli insegnanti, in un contesto relazionale che aiuti a capire che il fatto educativo non può essere vissuto in solitudine.
C’è un’ emergenza che richiama un’esigenza: l’esigenza di una coralità educativa di impegno teso ad affrontare insieme la sfida educativa.
Il Forum delle Associazioni Familiari, attraverso la sua “commissione scuola”, ha raccolto la sfida e ha invitato, qualche giorno fa, le associazioni professionali dei docenti a sedersi attorno ad un tavolo – un tavolo di confronto formato da docenti e genitori – per capire meglio e imparare a superare quindi incomprensioni e ritardi culturali. La risposta è stata molto interessante, e il clima di lavoro denso di serietà e competenza ha favorito uno scambio chiaro e costruttivo.
Si è parlato di scuola, quella vera, di autonomia, quella reale, di professionalizzazione del ruolo docente, del sistema nazionale di istruzione, della libertà di educazione e della formazione professionale. Uno scambio tra genitori e docenti, tra docenti e docenti, il tutto in un clima di intesa, di sana complicità tra adulti appassionati al fatto educativo, ognuno giocando fino il fondo il proprio ruolo.
Tra i docenti è emersa la preoccupazione per una mancanza di stima professionale nei loro riguardi, e di una educazione non più intesa come bene comune, e quindi una formazione degli insegnanti e della loro qualità professionale non considerate come questione pubblica. Un lavoro pubblico, quello degli insegnanti, che contribuisce a generare uomini, cittadini; un lavoro il cui riconoscimento richiede il cambiamento decisivo degli assetti istituzionali, amministrativi e ordinamentali dello stesso “sistema formativo nazionale”. Serve una “autonomia” che realmente metta in crisi il monopolio statalistico dell’istruzione attraverso la sfida in campo didattico, finanziario e gestionale, e un nuovo modo di governare l’istituzione scolastica, capace di istituire una scuola “comunità educante”, nel cui contesto operano docenti, genitori e studenti.
Una comunità in cui dirigenti e docenti sviluppino insieme la valutazione da un punto di vista culturale quale occasione di miglioramento della qualità didattica e formativa a sostegno in particolare delle situazioni in difficoltà, e nella quale genitori e famiglie si sentano educativamente corresponsabili.
Il docente deve essere concepito non come semplice impiegato statale, ma autentico professionista che opera nel campo più delicato e decisivo per il futuro del Paese, al quale va riconosciuto “merito” e adeguato riconoscimento economico. Oggi gli insegnanti devono essere sempre più rimotivati e il loro contributo rivalutato, investendo sulla qualità. Un buon insegnante, infatti, pur dotato di capacità formativa, oggi è soggetto a frammentazione e a una crisi di identità, che porta ad una svalutazione e dispersione della sua figura.
Il confronto aiuta a vedere una condizione plurale: occorre un sistema di istruzione meno ingessato e meno centralizzato. È tempo ormai di un reale pluralismo scolastico e di un ampliamento dell’offerta formativa. Libertà di scelta delle famiglie e di proposta pubblica del sistema scolastico paritario. Scegliere muove responsabilità e fa bene, perché obbliga a dare le ragioni della scelta. Occorre, quindi, fare una battaglia non solo per una concreta possibilità di scelta della scuola paritaria, ma anche per una scelta consapevole della scuola statale, in un sistema che contribuisca a realizzare un’autentica ed efficace offerta formativa.
Un genitore che sceglie la scuola statale o paritaria che sia, esercita la propria responsabilità educativa, la mette in moto quale primo passo per un interessante percorso educativo e formativo nella scuola stessa: non dimentichiamo che ogni ragazzo che entra a scuola porta, come proprio vissuto, il progetto educativo che la sua famiglia gli ha “consegnato”.
Non è più tempo che ognuno vada per proprio conto. La scuola è sempre più un “luogo” importante nella famiglia e per la famiglia. La questione docenti si intreccia con quella dei genitori. Entrambe le “categorie” sono rappresentative di adulti, oggi a volte fragili, ma desiderosi di fare e di proporre un’esperienza.
Nel rispetto delle idealità e della specificità di ognuno, di ogni associazione, movimento o federazione è possibile costruire una presenza esperienziale capace di libertà vera, quella libertà che si gioca sul fronte della scuola, dell’educazione, della famiglia e quindi in qualsiasi occasione dentro la società civile. Quel tavolo – promosso dal Forum della Associazioni Familiari − è l’inizio di questa “costruzione”.