Con la legge di Stabilità le migliori scuole potranno ricevere finanziamenti più consistenti. La novità per il fondo di finanziamento, che riguarda oltre 9mila istituti, entrerà in vigore dal 2014. I sindacati però sono insorti, valutando come “irrealizzabile” il comma 149 dell’articolo 1 della legge di Stabilità. Ilsussidiario.net ha sentito sul punto Fabrizio Foschi, presidente nazionale dell’Associazione Diesse.



Come valuta la parte della legge di Stabilità dedicata alla scuola?

Nella legge di Stabilità la scuola compare in diverse forme e parti. Per esempio vi si affronta l’intero problema del rientro dal minacciato allungamento degli orari dei docenti. Il ministero si sta chiedendo come far fronte ai 183 milioni di euro per il 2013 che dovevano arrivare dall’allungamento dell’orario di lavoro senza aggiunte di stipendio per i docenti. C’è quindi un’intera parte che prevede di sottrarre questa somma da diversi capitoli.



Che cosa ne pensa invece dell’idea di destinare più fondi alle scuole migliori?

Il finanziamento delle scuole a partire dal 2014 sulla base del loro andamento è un altro aspetto di cui tenere conto. Da un lato si toglie e dall’altro si dà, e questo è contraddittorio. Non è la prima volta che un ministero sottopone le scuole a un tipo di logica come questa. Dal punto di vista dell’associazione che presiedo non è sbagliato prevedere di finanziare le scuole che funzionano bene, ma bisogna cercare di capire quali siano realmente le migliori. La legge di stabilità afferma: “I risultati conseguiti sono presi in considerazione ai fini della distribuzione delle risorse per il funzionamento”. Ciò rientra nel progetto di valutazione delle scuole, denominato Vales. Sono state emanate da poco le sue linee guida, a cura di Invalsi, e deve essere finanziato in quanto attualmente non ha fondi. Non vorrei quindi che fosse lo stesso tipo di fondo, anche perché progetti di valutazione delle scuole sono già in atto da tempo.



I sindacati però protestano …

La logica in sé non è sbagliata, anzi non capisco perché ci siano sindacati che si sono già detti contrari, hanno alzato gli scudi e si stanno stracciando le vesti. Non vedo francamente per quale motivo si debba escludere una logica in base a cui sono premiate le scuole che funzionano e che producono risultati nel campo dell’apprendimento degli alunni.

In che modo è possibile valutare una scuola?

Ci sono due modi per farlo: la valutazione esterna e l’autovalutazione. Ritengo che questi due modi vadano calibrati. La valutazione esterna non dovrebbe essere fatta soltanto da parte di Invalsi o Indire, ma anche da personale ispettivo e associazioni professionali che sanno effettivamente come le scuole funzionano. L’autovalutazione dovrebbe essere messa in conto anche alla libertà dei docenti di poter dire quello che effettivamente fanno.

 

E quindi?

 

Se la valutazione è solo in capo a Invalsi o Indire, è come se il ministero valutasse se stesso. Se invece si lascia la valutazione alla realtà di chi se ne intende e frequenta le scuole, e in particolare alle associazioni e ai valutatori, questo aprirebbe scenari interessanti. Bisogna vedere che cosa accadrà, perché per il momento la formula della legge di Stabilità è abbastanza generica.

 

Per quale motivo ritiene che la valutazione Invalsi non sia adeguata?

 

Per valutare occorre essere capaci di farlo, e quindi stabilire degli indici e avere dei rapporti con le scuole. Non si può semplicemente valutare sulla base di test, e invece spesso Invalsi e Indire ragionano a partire da questo esclusivo punto di vista. Le scuole non possono diventare un “testificio”, ma devono avere anche la possibilità di esprimere un profilo narrativo, in cui si racconta quello che effettivamente si fa. Questo profilo narrativo deve essere acquisito e valutato. Ormai ci sono studi piuttosto sviluppati su come si può valutare la scuola, e ciò può avvenire o come autovalutazione del docente, o come valutazione esterna. Quest’ultima però deve essere calibrata sul valore aggiunto che si verifica negli apprendimenti, e non semplicemente sulla base dei test cui possono essere sottoposti gli studenti e gli insegnanti.

 

(Pietro Vernizzi)

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