Scuole paritarie a secco? Non ci sono alternative: “le risorse aggiuntive messe a disposizione delle Regioni non sono tali da poter coprire tutte le esigenze”, dice Maria Coscia (Pd) a commento dei lavori in commissione Cultura sul decreto Carrozza, n. 104, che attualmente sta seguendo l’iter di conversione in legge. Dopo l’esame nella commissione presieduta da Giancarlo Galan (Pdl) andrà al Senato, e in presenza di ulteriori modifiche, tornerà alla Camera. Molte le riserve, avanzata anche su queste pagine, a un decreto che dimentica del tutto l’istruzione tecnica e la formazione profesionale. Esse “richiedono azioni di sistema che a mio avvio possono venire solo da provvedimenti ad hoc” – spiega a ilsussidiario.net l’on. Coscia, che sull’apprendistato, vera Cenerentola del nostro sistema di istruzione, chiude le porte, confermando la contrarietà del Pd. Con buona pace dei giovani.
Onorevole Coscia, come procedono i lavori?
L’esame degli emendamenti è andato avanti in un clima di dibattito sereno in cui si sono confrontate opinoni diverse, come certamente sono diverse le responsabilità tra maggioranza e opposizione. Ad esempio, pur condividendo l’obiettivo di alcuni emendamenti presentati dall’opposizione sul primo articolo relativo al welfare degli studenti, non essendo stata proposta una adeguata e corretta copertura finanziaria, non abbiamo potuto fare altro che respingerli. L’intento era pienamente condivisibile, ma le coperture finanziarie devono trovare un riscontro in termini di legittimità e di rigore e per questo la maggiornaza ha votato contro. Del resto anche su alcuni emendamenti proposti da noi, per esempio all’articolo 2, abbiamo chiesto l’accantonamento per verificare la validità delle coperture finanziarie proposte.
Secondo lei i soldi previsti dal decreto sono sufficienti?
I soldi per l’istruzione ovviamente non sono sufficienti, soprattutto alla luce dei tagli indiscriminati prodotti negli scorsi anni che hanno messo in ginocchio le scuole, tuttavia il provvedimento per noi rappresenta un’importante inversione di tendenza: i 450 milioni in più per la scuola non sono poca cosa in una situazione ancora così difficile per il bilancio dello Stato. Stiamo lavorando per avere ulteriori risorse a disposizione, ma perché questo avvenga dobbiamo individuare le necessarie coperture finanziarie. Purtroppo, ripeto, le proposte che arrivano dall’opposizione non sono state fino a questo momento credibili.
Non crede che l’impianto del decreto marginalizzi le paritarie?
Il problema delle paritarie è serio ma va inserito in un contesto più ampio e dunque collegato a quello che dicevo prima rispetto alle risorse: infatti, pur essendo stato fatto da parte del governo uno sforzo notevole per trovarle, le risorse aggiuntive messe a disposizione delle Regioni non sono tali da poter coprire tutte le esigenze. Non siamo in linea di principio contrari alle paritarie ma bisogna fare i conti con le risorse disponibili, che ci costringono a fare una scelta.
Non crede che il decreto, pur parlando di “prevenzione della dispersione” e di “orientamento”, sia carente dal punto di vista dell’istruzione tecnica e professionale che pure mettono in condizione i giovani di trovare più facilmente lavoro?
Il tema che cita è rilevante, tuttavia vorrei segnalare che la competenza in materia è delle Regioni. Lo Stato, infatti, è competente per l’istruzione tecnica e professionale mentre le Regioni lo sono per la formazione professionale. Dunque, solo con un lavoro congiunto fra amministarzione centrale e Conferenza Stato-Regioni si può affrontare in modo organico un tema strategico così importante. Ci è parso significativo destinare risorse per il trasporto agli studenti delle scuole statali: mettere gli studenti in condizione di raggiungere più facilmente la propria scuola è un’importante misura a favore del diritto allo studio. Auspico, comunque, che si possa migliorare il decreto sui percorsi previsti per l’orientamento.
Su dispersione e orientamento che margini di manovra ci sono?
Nel complesso abbiamo a che fare con un decreto che indica una nuova direzione di marcia rispetto ai temi dell’istruzione; come tale dà alcune risposte, ciò non esclude che ce ne siano anche altre da predisporre. Per questo il tema istruzione e formazione professionale, ma anche il tema scuola-lavoro, richiedono azioni di sistema che a mio avvio possono venire solo da provvedimenti ad hoc. Comunque faremo il possibile per migliorare anche in questo senso il decreto.
Quali sono gli emendamenti più significativi proposti dal Partito democratico?
Un emendamento riguarda le risorse aggiuntive del diritto allo studio universitario: chiediamo che le risorse destinate a questo capitolo per il prossimo anno siano pari a quelle stanziate in bilancio quest’anno. Già il governo ha fatto un notevole sforzo portando da 13 a 100 milioni la previsione di bilancio e se il nostro emendamento sarà approvato arriveremo a 150 milioni. Ci stiamo impegnando a trovare risorse. Sulla dispersione scolastica abbiamo presentato un emendamento per promuovere e valorizzare l’alfabetizzazione motoria. In merito alle attività di orientamento abbiamo chiesto che esse siano estese anche alle classi terze della scuola secondaria di primo grado e non solo alle classi quarte e quinte della scuola superiore. Un altro emendamento riguarda i docenti inidionei: siamo fermamente convinti che essi debbano poter scegliere se rimanere a scuola rispettando la propria professionalità oppure scegliere di svolgere altre attività. Infine, abbiamo presentato un emendamento che estenderà la possibilità di aprire il pomeriggio le porte delle scuole, e di usufruire della collaborazione di soggetti privati che operano nel sociale, anche alle superiori e non solo alle primarie come prevedeva inizialmente il decreto.
E per quanto riguarda il nodo del rapporto scuola-lavoro?
Su questo tema abbiamo una nostra posizione che tengo a precisare. Quando parliamo di obbligo di istruzione, parliamo del fatto cioè che tutti i ragazzi debbano andare a scuola fino ai 16 anni e non che assolvano l’obbligo con un contratto di apprendistato. In poche parole un ragazzo di 15 anni che viene assunto da un’azienda con contratto di apprendistato non può considerare assolto l’obbligo di istruzione.
La legge varata dall’ultimo governo Berlusconi è sbagliata. Bisogna invece modificare la didattica intrecciando di più la teoria e i saperi con la pratica, occorre puntare, in altre parole, su una didattica più innovativa all’interno dell’istituzione scolastica. Ciò detto, un intreccio più stretto tra mondo della produzione e scuole è necessario. Da questo punto di vista, per quanto riguarda l’alta formazione e il percorso universitario abbiamo proposto di portare nelle imprese il sistema dei crediti formativi che vige nell’alta formazione.
Scusi, perché siete così contrari all’apprendistato?
Apprendistato vuol dire contratto di lavoro, ma non possiamo ragionare in questi termini quando parliamo di ragazzi di 16 anni. I ragazzi devono fare il percorso formativo a scuola fino a quell’età. L’apprendistato, come è noto, si configura come un vero e proprio rapporto di lavoro. In controtendenza, quindi, con le scelte degli altri paesi e con gli obiettivi del Trattato di Lisbona, che si propone la riduzione e la prevenzione della dispersione scolastica attraverso l’innalzamento del livello scolastico. Dobbiamo tornare ad investire in formazione, ricerca e innovazione.
Quali sono gli emendamenti presentati dal Pdl sui quali c’è sintonia o si potrebbe trovare una posizione comune col Pd?
Sull’impianto complessivo del decreto siamo d’accordo, abbiamo proposto emendamenti per migliorarlo e su molti di questi abbiamo trovato un accordo. Finora abbiamo esaminato gli emendamenti fino all’articolo 10 votando gran parte degli emendamenti presentati dalla maggioranza. In alcuni casi abbiamo accolto e condiviso anche proposte emendative presentate da M5S e Sel. Ad oggi abbiamo approvato proposte relative al diritto allo studio riferite sia alle scuole che all’alta formazione, alla tutela della salute, al potenziamento dell’offerta formativa. Proposte sui libri scolastici, sulla dispersione e sull’orientamento. Per quanto riguarda gli emndamenti relativi al rapporto scuola-lavoro e scuola formazione professionale, sui quali è necessario un approfondimento, abbiamo chiesto l’accantonamento.