Esiste una scuola dove i professori non danno i voti e dove i libri di testo vengono scelti di comunque accordo con gli studenti? La solita utopia? No, a Pesaro è una realtà. Alla scuola media statale Manzoni di Pesaro tutto questo è oramai routine, e già da tempo. Tempistiche e modalità dello studio sono stabilite comunemente da insegnati e ragazzi, ai quali è permessa la partecipazione. “Con questo sistema il rendimento aumenta con percentuali elevate perché vengono meno l’ansia, la competizione, il ragazzo è libero di apprendere, e lo fa con passione”, queste le parole di Ferdinando Ciani, che sul concetto della “classe senza voto (come lui stesso l’ha definita) ci ha scritto ben due libri: “La scuola di Pinocchio” e “A scuola senza profitto”. Ciani è responsabile del Gruppo di ricerca sulla Scuola del Gratuito, un’esperienza che ha cercato di mettere in pratica le intuizioni di don Oreste Benzi, definito da Papa Benedetto XVI, “l’apostolo della carità”.



A tanti sembrerà forse una provocazione, ma non è così. La Comunità Papa Giovanni XXIII, dopo anni di ricerche e sperimentazioni, ha elaborato un nuovo e rivoluzionario modello di scuola che sarà presentato nel del convegno “La Scuola del Gratuito – pedagogia della carità per una società più felice”, in programma questo sabato e domenica all’Hotel San Giuseppe di Valdragone, a San Marino. Il cantiere è aperto e per la scuola si attende di capire come e quando passare dalla teoria alla pratica (già in atto solo al Manzoni di Pesaro). “Per una riforma della scuola servono sicuramente risorse, insegnanti, strutture adeguate, ma soprattutto nuove relazioni tra i soggetti coinvolti: insegnanti, studenti e famiglie”, ricorda Paolo Ramonda, responsabile generale dell’associazione Giovanni XXIII.



Due le parole d’ordine dell’ambizioso progetto che risaltano nel “manifesto della scuola del gratuito”: innanzitutto una scuola più attenta alla persona e una pedagogia svincolata disinteressata al profitto, e una reale integrazione degli studenti diversi abili. Oggi si parla in modo diffuso  di “bisogni educativi speciali”, riferendosi agli alunni portatori di handicap, sottolinea Primo Lazzari, vicepresidente della Comunità e insegnante. E prosegue così “In realtà ogni alunno è speciale e, al tempo stesso, anche i bambini considerati scarti sono portatori di un dono: educano i coetanei, gli insegnanti e i genitori alla ricchezza della diversità”. L’insegnante Riccardo Ghinelli ammonisce “Gli alunni diversamente abili devono essere considerati come fossero una risorsa e non come problema: per questo sono stati invitati al convegno la direttrice e i genitori della scuola di Mugnano, nel napoletano, che hanno ritirato i propri figli dalla classe perché c’era un alunno disabile. Un caso eclatante, ma non isolato purtroppo, anche se del genere si sono registrati in Italia solo dopo le restrizioni al sostegno. In realtà, l’integrazione scolastica attiva dal 1977 ha migliorato la qualità della scuola”.



Insomma, una scuola senza voti che promuove la ricchezza della diversità e il gusto di conoscere. Gli insegnamenti di don Benzi, tradotti in un modello pedagogico per una scuola del gratuito, hanno i loro genitori. Il più fulgido esempio, o meglio interprete di questa esperienza è senza dubbio la Scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani, una realtà dove il valore di una persona non si confondeva mai con la sua capacità di imparare. Altre esperienza del tipo si trovano alla “Summerhill” in Gran Bretagna, alla “Kapriole” di Friburgo, ad “Hadera” in Israele. “Il migliore adulto che un bambino può diventare è se stesso”, ricordiamolo sempre.