Difficile cammino, quello del decreto 104/13 del ministro Carrozza di inizio anno scolastico. I lavori della commissione VII (Cultura e istruzione), iniziati il 19 settembre, si sono esauriti lunedì 28 ottobre e la palla, ora, è passata alla verifica della Camera.
Lo stesso lunedì 28 alle ore 18 sono scaduti i termini per la presentazione degli emendamenti da proporre in Aula. La discussione generale, sempre in Aula, è iniziata lo stesso giorno alle ore 16, con le votazioni previste a partire da ieri 29 ottobre, sulla base degli emendamenti presentati. Vedremo le modifiche che verranno approvate, senza dimenticare poi il passaggio al Senato, con ulteriori possibili interventi ed emendamenti. Un iter lungo e travagliato, si potrebbe dire.
I risultati di questo lungo lavoro vanno poi integrati con quanto già contenuto nei DL 69/2013 e 76/2013 sul raccordo tra scuola e università e sul mondo del lavoro.
Restano diversi i nodi da sciogliere, come, ad esempio, la copertura finanziaria, sollevata dal presidente Galan, tanto da indurlo alle dimissioni da relatore, per via di una sorta di gioco di scambio tra vizi e virtù: la copertura del decreto è stata prevista con nuove accise sugli alcolici. Mentre Galan aveva proposto, per venire incontro alle proteste delle organizzazioni datoriali (Assobirra, Assodistil), la copertura con l’Iva per le corrispondenze massive delle Poste. Si tratta di capire, a questo punto, se il raccordo col governo porterà o meno alla modifica delle coperture. Al posto di Galan, come relatore abbiamo ora la Ghizzoni, del Pd.
Le principali modifiche approvate in commissione, nelle ultime battute, riguardano, in particolare, la precedenza, nelle supplenze per il sostegno, ai docenti privi di specializzazione, ma che sono in possesso di titoli come master o corsi sulla disabilità. Una scelta per lo meno strana, visto il ruolo di una abilitazione all’insegnamento, oltre ai titoli già in possesso.
Un altro punto critico riguarda i docenti considerati inidonei: dal 1° gennaio 2014, se in possesso dei requisiti, potranno chiedere di essere dichiarati, per motivi di salute, inidonei permanenti, e quindi assegnati ad altri compiti. Il punctum dolens riguarda il mancato riconoscimento della responsabilità di sistema del dirigente scolastico, per queste e altre situazioni, come ad esempio le modalità di utilizzo della legge 104/92. Una spina nel fianco, al di là del valore della assistenza per le situazioni gravi e certificate.
Un altro intervento che ha già provocato diverse critiche riguarda la trasformazione delle graduatorie del concorso per dirigenti scolastici, che diventano “ad esaurimento”: un messaggio chiaro a favore delle regioni che hanno assunto un atteggiamento, nei concorsi ordinari, più soft, abilitando centinaia di docenti al di là del limite dei posti previsti dal bando.
Come dire: è oramai un malcostume diffuso cambiare le regole in corso d’opera, e negare la certezza del diritto. Una prassi tutta italiana.
La stessa notazione potremmo replicare per la reintroduzione del bonus maturità per quegli studenti che sono rimasti esclusi dalle graduatorie dei test d’ingresso. Il termine per l’iscrizione è fissato per gennaio 2014. Una sanatoria o un atto di giustizia? Tema che andrebbe approfondito, viste le tante critiche sui “bonus”.
Altra scelta che è stata molto contestata riguarda l’eliminazione dei corsi obbligatori di formazione per i docenti coinvolti in risultati negativi nei test Invalsi delle proprie classi. Un punto che, credo, merita un’attenzione non così frammentaria, anche in ordine ai due percorsi di valutazione delle scuole (Vales; e Valutazione e miglioramento) che porteranno gli “esperti della valutazione” da pochi giorni selezionati dall’Invalsi in 300 scuole che hanno aderito a Vales ed in 430 istituti italiani campionati (400 comprensivi e 30 delle superiori).
Un emendamento, poi, ha accorpato, in un’unica area di sostegno per le superiori, le graduatorie di istituto; un altro ha ridimensionato il blocco di 5 anni per i docenti neoassunti in ruolo.
Mentre, quindi, l’iter parlamentare procede, il mondo sindacale ha confermato lo sciopero generale di quattro ore, più per confermare un proprio ruolo, in verità, che per rivendicare, nel concreto, modifiche accoglibili. La stessa difficoltà di identità che possiamo ritrovare nella sommarietà del giudizio nei confronti della ipotesi di un liceo quadriennale, proposta definita come “sortita superficiale e avventurosa”, addirittura non “scientifica”. No comment.
Il decreto Carrozza nel suo complesso, al di là di questi interventi emendativi, contiene diversi aspetti. Alcuni positivi, altri oggetti di diverse analisi critiche, già presenti su queste pagine.
L’unico auspicio che mi sento di condividere è quello di uscire dall’emergenza continua. Perché questo provvedimento è frutto di un atto legato alla “necessità ed urgenza”, per il suo essere “decreto legge”, mentre il mondo della scuola, come lo stesso “sistema Paese”, ha bisogno di alzare lo sguardo, di condividere pensieri lunghi, di immaginare scelte strategiche, con risorse adeguate, perché in gioco vi è il nostro futuro. Non solo il piccolo cabotaggio di questo o quel frammento di sistema, più o meno corporativo.
Il motivo è molto semplice: fermare la china, fermare il declino del nostro “sistema Paese”, ad iniziare dal mondo della scuola, vera golden share per il futuro dei nostri giovani. Una spinta verso il futuro che sia capace, in poche parole, di superare quel movimentismo immobile che ha segnato anche il mondo della scuola negli ultimi decenni.