Caro direttore,
la discussione pubblica è la precondizione per poter ragionare su questa sperimentazione del “liceo breve” e va dato atto perciò ai presidi Tropea e Leoni di aver provato ad avviarla con il loro contributo.
Scrivo avviarla perché non pare che, finora, ci sia stato un dibattito pubblico ragionato su una vicenda che si è snodata, partendo dalla famosa intervista di entusiastica adesione del ministro Carrozza al “liceo breve” allora solo paritario, attraverso persino uno scoop de il Giornale che ha svelato un segreto decisamente ben custodito forse anche all’interno di qualcuna delle stesse scuole statali che hanno aderito ad una sperimentazione peraltro mai annunciata e dichiarata.
Ci sono, però, dei punti di partenza della discussione che i due autori (evidentemente lontani da un po’ dalle scuole almeno a leggere le loro note biografiche) non sembrano voler considerare.
Prima riflessione: se si vuole ripristinare l’esperienza delle sperimentazioni (tutte abolite senza eccezioni dal riordino della Gelmini senza alcuna valutazione persino nel caso delle sperimentazioni Brocca), bisogna garantire trasparenza e pari opportunità che non sono solo implicite nell’aver trovato, per vie misteriose e non dichiarate, sei scuole pubbliche statali disposte a sperimentare il liceo breve.
Se sperimentazioni hanno da essere, sperimentazioni siano, ma non solo quelle che nascono nel segreto delle stanze di Viale Trastevere.
Sembrava, almeno a giudicare da alcune prese di posizione dei decisori politici (cito, fra le tante del centrodestra, una intervista dell’allora ministro Meloni, Gelmini imperante, che descriveva le sperimentazioni come il frutto residuo e malato del ’68) che le sperimentazioni fossero una modalità da sradicare senza pietà.
Chi lo volesse può ancora consultare i forum di Indire in cui c’è traccia dell’appassionata difesa di alcune sperimentazioni decisamente peculiari e cancellate senza alcuna remora e valutazione che non fosse la furia iconoclasta di “esperti” senza curricula.
Ora , invece, siamo ad un passo indietro?
Che il ministro Carrozza allora lo dichiari con chiarezza e compia gli atti conseguenti anche allo scopo di ripristinare la legalità (ad esempio relativamente ai pareri obbligatori dell'”estinto” ma redivivo Cnpi a cui pure fanno riferimento Tropea e Leoni).
Seconda riflessione: non si può ragionare di un nuovo percorso tutto da costruire ignorando l’esistente, e faccio un esempio preciso riferendomi all’ipotesi – fatta nell’articolo – di percorsi opzionali al di fuori del core curriculum: da anni cerco di assodare, su scala nazionale, l’applicazione di quanto stabilito nell’art. 10 c. 3 del DPR 89 sui licei e nell’allegato H del medesimo decreto.
Ad oggi l’applicazione dell’aggiuntivo obbligatorio, che all’epoca fu propagandato dal consigliere del ministro Gelmini Marco Bruschi come il sistema per rimediare alla fretta dei decreti di riordino, è un altro dei segreti meglio custoditi da Viale Trastevere e vano risulta ogni tentativo di avere, se non indicazioni concrete su come attivare insegnamenti aggiuntivi obbligatori e/o opzionali, almeno dati statistici sulla sua reale consistenza.
Perché se non si riesce nemmeno ad attivare insegnamenti inseriti in un elenco ristretto è ragionevole ipotizzare menu di ben altra consistenza, persino con “pietanze” estere, come fanno Tropea e Leoni?
E poi quando si cita il core curriculum: ma di quale Paese parlano gli autori dell’articolo?
Non certamente dell’Italia, dove la discussione sul core curriculum non è stata nemmeno avviata e dove ancora tre giorni fa si è letta un’intervista del ministro Carrozza che, a proposito dell’educazione finanziaria, ipotizza apporti trasversali ad un tema tecnico e che non può essere frutto dell’improvvisazione.
Nei Lander tedeschi non hanno pensato ad insegnamenti trasversali e documentari televisivi per introdurre l’educazione finanziaria. Noi, invece, ipotizziamo i documentari televisivi ed il docente di matematica che si occupa di economia e finanza.
Insomma, dalla Giornata del risparmio della mia infanzia siamo arrivati ai bond argentini e a Madoff e noi stiamo qui a parlare di insegnamenti trasversali! A meno che non si voglia fare il bis di Cittadinanza e Costituzione e mi fermo qui perché al sottoscritto anche solo il riferimento fa venire un travaso di bile.
Terza riflessione: nell’attuale congiuntura, sostengono gli autori, è impensabile una vasta riorganizzazione della didattica, dei criteri di utilizzo dei docenti e dello sviluppo di aree opzionali.
Ora a parte che questo equivale a dichiarare con franchezza che tutto il riordino gelminiano è stato gestito senza alcun’altra logica che non fosse, puramente e semplicemente, la logica di tagli anche assurdi (che ne pensano gli autori dell’articolo di Ocse-Pisa aggiornato alle competenze economico-finanziarie dopo l’abolizione degli insegnamenti in grado di far acquisire le stesse?), non ci si rende conto che l’affermazione fatta corrobora la tesi che anche questa dell’accorciamento del percorso scolastico non abbia altra motivazione che il perpetuare i tagli?
Perché allora gli autori si lamentano della circostanza che la discussione venga, scrivono Leoni e Tropea, banalizzata sul “taglio di un anno”?
E se questa è la posizione dell’Andis, perché l’associazione dei presidi non si fa allora carico di assodare se le precondizioni minime citate nell’articolo (legame stretto e positivo con il territorio, una disponibilità dichiarata dal collegio dei docenti, rapporti con scuole estere) sono presenti per le sei scuole statali che si sono offerte di sperimentare?
Dai dati in mio possesso non pare che questa verifica sia destinata a sicuro successo per tutti i sei istituti.
Ed allora, forse, se si crede nelle sperimentazioni e non nello sperimentalismo sarà il caso di fermarsi e discutere.
Ad esempio di quadri orari e contenuti almeno.
In caso contrario ripeteremo l’esperienza tragica che mi è capitata due anni fa. Primo collegio dei docenti e una decisione da prendere per le quinte del vecchio ordinamento assurdamente interessate a tagli precipui dei nuovi percorsi: per far quadrare i nuovi conti dei vecchi quadri orario eliminiamo un’ora di diritto o un’ora di scienza delle finanze?
Si optò per la seconda e nel frattempo, in tv, giravano gli spot sul “parassita sociale” evasore fiscale.