Non è sempre facile cambiare scuola, ogni nuovo inizio, ogni passaggio di grado implica ripartire, non poggiare più sui rapporti consolidati, dover riconquistare le amicizie, ricostruire una nuova immagine di sé da offrire agli altri e della cui restituzione non siamo sicuri.

Immaginiamoci se il nuovo inizio deve farlo un ragazzo dall’aspetto mostruoso, che prima di allora non è mai entrato in una scuola, che non sa nemmeno cosa sia una classe e non per cattiva volontà, ma per il fatto che una vita passata in ospedale fra ferri chirurgici e convalescenze non gliene ha mai lasciato il tempo.



Stiamo parlando di August, la cui vicenda è narrata da R.J. Palacio in Wonder, in libreria per Giunti nella collana Extra, collana che continua a segnalarsi per l’attenzione alle tematiche dei giovani e al garbo con cui vengono affrontate.

Wonder, arrivato anche in Italia, in realtà è un felice caso letterario: segnalato dal Washington Post, Publishers Weekly, Kirkus, School Library Journal e Booklist, da più di 70 settimane si trova nella Book Seller List del New York Times ed è pubblicato in oltre 30 paesi nel mondo, con un milione di copie vendute solo negli Stati Uniti.



Disostosi mandibolo-facciale causata da una mutazione del gene TCOF1, che si trova nel cromosoma 5, complicata da una micro-somia emifacciale caratteristica della gamma OAV”, ecco la malattia che colpisce il giovane August, che lo rende deforme e orribile alla vista di chiunque lo incontri per la prima volta, e per alcuni anche dopo.

Un libro su essere e apparire, un libro sull’amicizia, una provocazione a chiederci cosa sia la normalità. Perché la normalità esiste, è che spesso non la riconosciamo e siamo diventati scettici al suo riguardo.

August lo dichiara quasi in apertura, parlandoci di Via, sua sorella e dei suoi: “Via non mi considera normale. Lei dice di sì, ma se fossi normale non avrebbe tutto questo bisogno di proteggermi. Nemmeno mamma e papà mi considerano normale. Credo che l’unica persona al mondo che capisce quanto sono normale sono io”.



Cosa abbia di normale questo bambino così prepotentemente anormale lo scopriremo col dipanarsi della vicenda, quando la nostra incredulità si scioglierà e toccheremo con mano la sua voglia di esserci nel reale, di dire la sua, di pensare al futuro, di farsi provocare dagli altri e a sua volta di provocarli.

August provoca anche noi lettori. In questa storia tipicamente crossover, ossia per ragazzi ma godibile anche agli occhi degli adulti, ci impone di ripensare a quella certa idea di perfezione fisica che può prenderci e disturbarci e impacciare le nostre iniziative. 

Perché non c’è bisogno di essere deformi per non sentirci a posto e accettabili per gli altri, lo sappiamo benissimo. Basta qualche centimetro in meno di altezza, qualche chilo in più sulla bilancia, una minima asimmetria del naso o i capelli un po’ più radi di quelli della pubblicità dello shampoo. Anche a noi tocca, come ad August, distinguere gli amici veri da quelli falsi e farci apprezzare per ciò che offriamo agli altri e ciò che siamo disposti a ricevere. E se ci riesce lui, noi non possiamo fallire.

La notte della nascita di August l’infermiera presente in sala ha bisbigliato nelle orecchie della madre una citazione giovannea: “qualunque creatura di Dio vince il mondo“. E August ha davvero vinto il mondo, il mondo del pregiudizio e dell’apparenza, il mondo dove normale coincide con statisticamente frequente, il mondo dell’omologazione e del simmetrico.

August è un vero prodigio, e riconoscendolo in lui possiamo riconoscerlo in tutti quelli simili a lui. Abbiamo prodigi intorno a noi, li ritroviamo tra gli amici, in famiglia, sul lavoro, per strada e distratti non ce ne accorgiamo, a volte invece ne distogliamo consapevolmente lo sguardo. Wonder, per quanto può farlo un romanzo, ha il potere di aprirci gli occhi. Wonder ribadisce l’importanza della famiglia come luogo di accoglienza e di sostegno, ma anche di rilancio, la centralità della scuola nella crescita, il potere dell’amicizia per combattere il bullismo e rafforzare la propria identità.

Per questo Wonder è un prodigio di libro.