In Italia, il futuro di tanti giovani aspiranti medici è sempre più a rischio, vittima della drastica riduzione dei contratti di specialità imposti dalle politiche di austerity degli ultimi anni.

Nel 2012, non senza fatiche e incertezze, i finanziamenti hanno permesso di sostenere 4.500 contratti, anche se, è bene notare, ogni anno entrano nel sistema universitario circa 10mila matricole. Infatti, se da un lato il numero dei posti di accesso alla facoltà di medicina ha registrato un leggero aumento, raggiungendo quota 12mila (con la recente legge n. 128/2013 e anche grazie alla sanatoria per il bonus maturità), dall’altro lato la riduzione delle borse di studio per i contratti di formazione specialistica rende la situazione paradossale: una sorta di imbuto che priva metà degli studenti iscritti della chance di spendere la propria formazione universitaria, poiché, allo stato attuale dei fatti, dopo la laurea, la specialità è un passaggio obbligato. 



Per il 2013 lo stanziamento previsto dal governo sarebbe sufficiente per finanziare appena 2.800 candidati. Tagliare ulteriormente questi contratti significa assumersi consapevolmente il rischio di rendere presto disoccupati migliaia di studenti per i quali lo Stato e le famiglie hanno investito per ben sei anni. Inoltre, questo potrebbe determinare l’aumento del carico di lavoro per i medici assunti, con possibili ripercussioni sulla qualità del servizio sanitario nazionale, eludendo contemporaneamente le richieste avanzate dal sistema sanitario per fronteggiare i massici pensionamenti annunciati per i prossimi anni. Gli specializzandi, infatti, anche se ancora in formazione, costituiscono un apporto fondamentale per il funzionamento delle strutture sanitarie.



Se questa è la direzione che l’attuale governo intende percorrere per favorire l’occupazione giovanile e riformare l’istruzione superiore, si sappia che le scelte prese in ambito medico sono insufficienti e che le diverse rassicurazioni avanzate in questi mesi dagli esponenti del Governo e dal ministro Carrozza non cambiano lo stato dei fatti.

Nella situazione attuale vediamo positivamente la possibilità avanzata dal ministro dell’Istruzione di ridurre gli anni di formazione e riordinare le specialità, una scelta che potrebbe aiutare a reperire nuove risorse e a rivisitare il sistema delle scuole di specialità, fino a renderle, sull’esempio di altre nazioni europee, luoghi effettivi ed efficaci di formazione specialistica. 



Lo scorso 22 ottobre, all’unanimità, il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari ha chiesto l’implementazione del capitolo di spesa relativo ai contratti di specializzazione per coprire 6mila borse di studio, il numero minimo e indispensabile. 

Per chiedere un intervento urgente del Parlamento si sono mobilitate anche le associazioni dei medici specializzandi, come l’associazione “Giovani Medici” cha ha realizzato una petizione on-line e ha dato vita a manifestazioni di protesta, come il sit-in dello scorso 7 novembre davanti a palazzo Montecitorio.

In queste ore, il Senato sta discutendo il disegno della legge di stabilità 2014. Recentemente, sono stati presentati alcuni emendamenti capaci di realizzare gli investimenti necessari per garantire un ulteriore finanziamento di 100 milioni annuale per i prossimi tre anni. È atteso in queste ore l’intervento del Governo sul disegno di legge.

Ora il Governo e il Parlamento devono decidere se continuare a considerare il sistema di formazione una voce di spesa obbligatoria e un peso per il Paese, oppure l’effettiva possibilità di investire sui giovani e sul futuro di tutti noi. Non c’è più tempo da perdere e gli studenti aspettano risposte.