Persino in un momento di crisi come questa c’è chi tenta di costruire qualcosa di utile e innovativo. Anzi, spesso la crisi stessa diviene uno stimolo per non sedersi, ma proporre soluzioni più rispondenti alle nuove condizioni di vita.
Anche nel mondo della scuola non-statale, chiaramente messo alla prova dalle difficoltà economiche del momento, c’è chi si rimbocca le maniche e si mette in gioco con un’iniziativa volta a valorizzare tutto quel sistema di opere educative e di persone che crede che la scuola sia un bene per tutti e un’occasione di crescita, non solo per alunni e docenti, ma per l’intero territorio nella quale essa è presente.
Questa iniziativa, promossa dalla Cdo-Opere educative – Foe, prende il nome di Open Day Insieme e vuole essere un segnale concreto e un aiuto per le famiglie italiane a individuare con maggiore facilità quelle scuole che, nella loro città, hanno preso sul serio l’impegno di essere un’impresa educativa responsabile, in grado di rispondere ai bisogni dei giovani e della società di oggi.
Per capire meglio di cosa si tratta, abbiamo posto alcune domande a Marco Masi, presidente nazionale dell’associazione Cdo-Opere educative.



Presidente Masi, cos’è l’iniziativa “Open Day Insieme” e a chi si rivolge principalmente?
L’iniziativa Open Day Insiemeè un modo per sostenere la crescita e la diffusione di un sistema di istruzione profondamente radicato nel territorio, al servizio di genitori e studenti, per valorizzare il talento di ognuno e renderlo protagonista decisivo per lo sviluppo.



L’idea, in sostanza, nasce dal desiderio di comunicare a tutti – in particolare alle famiglie e agli alunni, ma anche ai diversi soggetti della società civile – che in Italia esistono scuole di qualità, attente al bisogno formativo dei giovani, con una particolare cura della didattica e della formazione dei docenti, come pure allo sviluppo integrale della persona.

Scuole che vogliono investire sulla apertura collaborativa con tutto l’ambiente che le circonda, in una trama di rapporti con le istituzioni, il mondo delle imprese, le associazioni e con altre scuole, che apportano valore aggiunto e nuove opportunità al sistema di istruzione condividendo l’intento educativo. 



In questo modo la scuola diventa davvero un bene per il territorio e ha diritto di essere considerata a tutti gli effetti come “pubblica” (anche se non statale), come affermato pochi giorni fa sul Corriere della Sera dall’economista Andrea Ichino, là dove diceva che per riscoprire il talento dei nostri giovani, spesso poco interessati allo studio e al sapere, “…basta accettare il principio che la scuola è pubblica anche quando chi la gestisce non è lo Stato in prima persona, ma chi localmente ha le informazioni migliori per farlo, sottostando alle regole e alla valutazione che la collettività ritiene necessarie” (“Riscoprire il talento per salvare la scuola”, Corriere della Sera 18 ottobre 2013).

In cosa consiste, concretamente, questa iniziativa?

È un’idea semplice e rivoluzionaria al tempo stesso: a ogni scuola che aderisce a Open Day Insieme è data la possibilità di intraprendere un lavoro di crescita comune, nel tentativo di rispondere in modo sempre più adeguato alle nuove esigenze educative dei vari contesti territoriali. Questo anche attraverso un tipo di comunicazione innovativa che la scuola mette in campo per dialogare con i suoi diversi interlocutori. 

Una comunicazione più trasparente e partecipativa, veicolata dalla riconoscibilità di un Brand comune e resa visibile anche da alcuni strumenti realizzati ad hoc per l’iniziativa stessa; primo tra tutti il sito Web www.opendayinsieme.com, che potremmo definire un portale dove scuole di qualità condividono la propria esperienza.

Inoltre, la diffusione di un’immagine coordinata rende visibile immediatamente alle famiglie l’adesione delle diverse scuole a un sistema che, nella massima valorizzazione delle caratteristiche, dei carismi e delle differenti identità di ciascuno, opera insieme per favorire la crescita della persona.

Per quest’anno avete dato un titolo agli Open Day che è “La Scuola per Crescere”. È un’affermazione positiva per il momento che stiamo vivendo, ma sembra anche una provocazione. Cosa vi interessa comunicare?
Certo che è un tema positivo! Non è una positività ingenua, sappiamo che il periodo è difficile, ma allo stesso tempo pensiamo che il punto di ripartenza non sia solo affidato alla politica o alla finanza, ma che il contributo che opere educative come le nostre possono dare alla ripresa può essere decisivo. “La scuola per crescere” significa che ogni bambino, ragazzo o genitore sarà in grado di esprimere di più se stesso e affrontare la vita con entusiasmo e creatività; ma significa anche che la scuola è un interlocutore essenziale per tutta la società, per fornire segnali concreti di crescita dell’intero sistema. In una scuola e attraverso una scuola “fatta bene”, tutti hanno la possibilità di crescere, siano essi bambini, ragazzi, docenti, genitori o addirittura istituzioni e imprese.

Perché oggi conviene “fare sistema”, “fare network”, anche nel fare Open Day?
L’importanza di una solida rete di relazioni e di alleanze è fondamentale, non solo per fare un buon Open Day, ma soprattutto per offrire un servizio scolastico di alta qualità durante tutto l’anno.

L’Open Day, semmai, è quell’evento che, meglio di altre forme di comunicazione, permette alla scuola di mostrare chi è veramente e, come detto, parte dell’identità di una scuola è data dalla sua rete di partner. Le scuole associate a Cdo-Opere educative − Foe, consapevoli di questo, hanno deciso di “far sistema” e mettere la propria esperienza a servizio degli altri, per incontrare più famiglie e alunni possibili e comunicare in modo più efficace la bellezza e l’utilità della loro offerta educativa e formativa. Anzi, questo è un invito per chiunque crede che l’educazione sia uno dei motori fondamentali per la ripresa economica e sociale (oltre che antropologica) a coinvolgersi in questa iniziativa.

(Marco Lepore)