Ormai è decisamente molto chiaro quali siano gli obiettivi del fronte che avversa quelli che, fino ad un recente passato, erano i valori condivisi alla base della civiltà europea. In questo disegno si collocano molti eventi, solo apparentemente tra loro indipendenti e solo apparentemente provenienti da diverse aree e posizioni politiche, sociologiche ed “etiche”.



Ricordiamo ancora il rifiuto opposto, nella formulazione della Costituzione europea, all’inserimento delle radici giudaico-cristiane tra i valori fondativi ed irrinunciabili dell’Unione. All’epoca, molti non colsero la portata del rifiuto, che venne fatto passare come mera affermazione della “laicità” dell’istituzione continentale. 



In realtà, si è trattato di un passo fondamentale dell’attacco frontale al sistema di valori che, appunto, da tali radici derivano, quindi di un’affermazione di laicismo e non di laicità. Si è trattato di una vittoria ideologica e concreta senza la quale nessun altro atto della strategia sarebbe stato possibile.

Se tali valori fossero stati scolpiti nella Costituzione, nessuno avrebbe potuto proporre al Parlamento europeo la discussione del cosiddetto “Rapporto Estrela”. Nessuno avrebbe potuto presentare e far approvare una Raccomandazione come quella che ha portato, in Italia, alla “Strategia nazionale LGBT” e all’istituzione dell’Unar (Ufficio Nazionale Anti-discriminazioni Razziali), vera e propria riedizione della famigerata Agenzia Stefani che, in tempo di dittatura, provvedeva all’emanazione delle veline con le quali il MinCulPop imponeva ai media cosa non dire, cosa dire e come dirlo. Perfino il “laico” Corriere della Sera ha visto nelle recenti linee guida Unar ai media un atto di brutale imposizione di verità precostituite e di indebita limitazione alla libertà di pensiero e di parola.



Consiglio, per capire ancor meglio, la lettura di un documento sconcertante, “Standard per l’educazione sessuale”, che si può trovare in versione italiana a questo link e che in tempi molto recenti ha fatto notizia su alcuni quotidiani. L’assunto alla base del testo è che la famiglia non sia luogo idoneo alla sana e scientifica educazione sessuale dei bambini (sì, proprio bambini) e dei ragazzi, e che essa debba essere quindi esautorata da tale incombenza per farla ricadere su apposite “istituzioni” che vi provvedano alla luce della Scienza e della Ragione. Scienza e Ragione impongono di liberare i fanciulli dai tabù, insegnando loro la masturbazione sin dai quattro anni di età e l’uso del preservativo dagli otto, e via di questo passo, per farne individui felici. Ovviamente, la Scienza e la Ragione coincidono con il pensiero unico ed indimostrato che deve essere assunto quale postulato nella versione qui imposta, inaudita altera parte, da ben 19 studiosi di ben 11 paesi diversi, con l’imprimatur dell’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella versione di “standard” apodittici e preconfezionati.

Ad un’analisi che superi il semplice sconcerto e l’orrore, il documento appare però sotto una luce completamente diversa. Anzitutto, esso non figura tra le pubblicazioni ufficiali dell’Oms-Europa né dell’Oms come ente Onu centrale, pur risalendo al 2010. E, cosa scarsamente nota ai più, quand’anche vi figurasse proverrebbe da un ente politico e non scientifico. L’uomo della strada, infatti, ritiene l’Oms il vertice mondiale della scienza medica, senza sapere che, in realtà, esso si compone, in sede deliberante, di un rappresentante politico per ogni stato membro: esso, dunque, vota a maggiornaza e non secondo scienza. Ma il problema non si pone, dato che gli Standard in questione non provengono dall’Oms: ne riportano il logo in copertina solo per poter vantare una patente pubblica di scientifica solidità e prestigio. 

Ma il logo è stato apposto, in modo alquanto subdolo e poco corretto, solo grazie all’attività di una singola persona, tale Gunta Lazdane, Regional Adviser Sexual and Reproductive Health Noncommunicable diseases and life-course presso l’Ufficio europeo dell’Oms. Come è semplice scoprire “googolandone” il nome, ella è collegata intimamente ad un’organizzazione in particolare, l’Ippf-En, International Planned Parenthood Foundation-European Network. Date un’occhiata al sito www.ippf.org : attività specifiche sono la pianificazione familiare, l’aborto e la contraccezione. Nella sezione “European Network” trovate il loro bilancio del 2011: “300.000 ‘servizi contraccettivi’; 1,7 milioni di preservativi distribuiti; 785.000 ‘servizi forniti ai giovani’; 165.000 servizi connessi all’Hiv; 95.000 servizi connessi all’aborto'”. Pur precisando di non avere alcuna attività in Belgio, la sede europea della fondazione è, sempre per caso, a Bruxelles.

Per curiosa coincidenza, questa organizzazione è il trait d’union che, in modo palese o occulto, lega tutti, ma proporio tutti, i 19 predetti “esperti” che hanno redatto gli Standard, persone che dal punto di vista scientifico Manzoni avrebbe meglio definito “carneadi”. Il primo firmatario per esempio, tale Dan Apter, è un finlandese che risulta capo-medico di un’organizzazione dal nome difficilmente pronunciabile, Väestöliitto: ebbene, si tratta di un consultorio abortista finlandese presso il quale lavorano ben tre medici, dei quali Apter è, quindi, il capo-medico. 17 degli altri 18 sono personaggi del tutto analoghi per passato, convinzioni e spessore. La supposta rappresentante dell’Unesco, poi, è una donna africana (sia detto solo in quanto non europea, ovviamente) che, contemporaneamente alla redazione del documento, risultava essere free lance nel sud est asiatico, impegnata nella raccolta di contributi scritti a celebrazione della scomparsa di un noto abortista.

La decantata rappresentatività degli “esperti” ingloba ben 11 Paesi, essi affermano. Peccato che l’Ufficio per l’Europa dell’Oms abbia come area di riferimento l’intera Eurasia, della quale fanno parte 53 Paesi. 

In tale area risiedono oltre 900 milioni di persone, mentre gli “esperti”, se si eccettuano due inglesi di ben scarso peso (una dell’ufficio contraccettivi dell’equivalente di una Usl italiana ed una di un forum di educazione sessuale), provengono, e senza rappresentarli in alcun modo, da un insieme di 45 milioni di individui.

Il documento, poi, è redatto a cura del BzgA, organo “federale” del ministero della Salute tedesco, pur non essendovi alcuno degli autori in Germania. Si tratta, sempre per caso, di un ente non medico, responsabile della diffusione della cultura sanitaria. Di quale cultura sanitaria si tratti è evidente dal suo organigramma: un intero dipartimento su quattro si occupa di contraccezione e pianificazione familare.

De hoc satis, veniamo al disegno complessivo. La dottoressa Gunta Lazdane ha organizzato presso il “suo” ufficio (che esso sia ancora definibile come ufficio dell’Oms a questo punto abbiamo concreti dubbi) sin dagli inizi del secolo una serie di workshop, come li chiamano loro, ospitando supposti esperti di supposte diverse organizzazioni, allo scopo di dare soddisfazione ad una “sentita ed indifferibile esigenza”, come dicono sempre loro: definire delle linee guida per un’educazione sessuale libera, indipendente, scientifica e razionale, al fine di consentire la liberazione di bambini, fanciulli e adulti dal giogo di pregiudizi e vincoli in materia sessuale, affinché possano pervenire al soddisfacimento dei propri desideri e, quindi, alla vera felicità.

Ne nasce un documento, il “nostro” del 2010, che è quasi la fotocopia di uno del 2006 dell’ormai nota Ippf, e che, secondo il sito dell’Oms-Europa, avrebbe dovuto costituire la base di una discussione con i rappresentanti degli Stati membri nel corso di un’apposita conferenza continentale.Tale conferenza non è mai stata convocata, né alcuna discussione plenaria è mai avvenuta. Questo documento, però, viene sibillinamente edito con impresso già in copertina il logo dell’Oms e, curiosamente, rimane nel cassetto per ben tre anni.

Altrettanto curiosamente, però, viene estrratto come il proverbiale coniglio dal cilindro quando in sede europea si intavola la discussione del Rapporto Estrela, sempre curiosamente redatto dalla stessa lobby. Domanda pleonastica: come mai?…

Forse siamo maliziosi nel pensare che esso sia destinato a dare una patente di scientificità al rapporto Estrela e da questo, a sua volta, ricevere legittimazione pubblica?

Forse siamo maliziosi nel pensare che la lobby alla quale è organica la dottoressa Lazdane patrocini anche l’ideologia di genere in virtù di una precisa cointeressenza? Lei, infatti, in uno dei suoi lavori, reperibile su www.medicalabortionconsortium.org , parla dei suoi obiettivi proprio come parte di una strategia volta a promuovere i “diritti sessuali e riproduttivi”. Esattamente quelli che rientrano negli scopi dell’Ippf e che includono, come parte integrante e fondamentale, anche la parità di genere e l’assoluta indifferenza rispetto al sesso nei vincoli “matrimoniali”.

Non c’è, quindi, bisogno della sfera di cristallo per comprendere il disegno complessivo sottostante molte, e solo apparentemente diverse, azioni poste in essere nel tempo in occidente.

È giunto il momento di smettere di subire questo costante lavaggio del cervello, di ribellarsi all’imposizione pseudo-culturale ormai dominante nei media e di impedire che siano approvati provvedimenti normativi bavaglio.

Non solo, credo anche che sia un dovere sventare i ripetuti tentativi di “educare” i nostri figli ad una menzogna che, costantemente ripetuta, si traduca in una “verità” accettata.

Andate a vedere che libri contengono le biblioteche scolastiche: “Il piccolo uovo”, illustrato da Altan e distribuito dai Comuni. Leggetelo prima dei vostri alunni e dei vostri figli. Esaminate le innocenti gite scolastiche a teatro, per verificare se vi vogliano portare o portare i nostri figli a vedere qualcuno dei moltissimi “spettacoli” che potete trovare in 0,03 millisecondi su Google digitando “spettacolo teatrale scuole parità di genere”: sono decine e decine. Verificate i programmi culturali delle conferenze nelle scuole, vi troverete anche Mister Gay 2013 che pontifica.

Fate attenzione al termine “genere” o “gender”, è quello che vogliono sostituire a “sesso” per indicare che non si è maschi o femmine, ma si può “essere” di ben sette generi diversi.

Questo è il cuore del problema: “essere“. Qui si porta l’attacco vero e finale: alla natura dell’uomo in quanto tale, in quanto essere sessuato e quindi capace di relazioni autentiche, fondate sulla verità e sulla reltà. Quando tutto sarà reso indifferente, quando sarà decostruito il significato reale delle parole, allora tutto sarà possibile. Tutto tranne, appunto, la verità, quella che si vuole condannare per legge. Dal femminicidio all’omofobia, che − guarda caso − sono neologismi privi di significato intrinseco. Ma perfettamente utili allo scopo.

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