Luisa Leoni Bassaniè neuropsichiatra infantile e fondatrice della cooperativa sociale “Il Pellicano”, che gestisce a Bologna due scuole paritarie dell’infanzia e una primaria, aderenti alla campagna nazionale OpenDay Insieme. Alla Bassani, che da anni porta avanti con grande passione il suo impegno come responsabile educativo delle scuole “Il Pellicano”, abbiamo posto alcune domande su come affrontare la scelta della scuola in questo periodo di iscrizioni.



Luisa Bassani,  chiedersi “come scegliere la scuola giusta” ha ancora un senso?
Altro che se ce l’ha. È molto importante chiederselo, perché l’ambiente conta moltissimo! Le famiglie lo sanno, ma si è persa la fiducia che ci sia veramente qualcuno che lavora gratuitamente solo per il bene dei ragazzi; troppo si è pubblicizzato e comunque nessun luogo è automaticamente capace di garantire l’esito, e questo spesso toglie la spinta.



Dove sta il vero problema secondo lei?
Credo che la grande emergenza, per la crescita umana e culturale dei nostri ragazzi,nasca in primis dal fatto che l’educazione, sia per le famiglie che per la scuola stessa, oggi coincide con la parola fatica. L’esperienza che abbiamo fatto noi, invece, come famiglie che hanno fondato la scuola “il Pellicano”, è che la parola più grande è gioia, è gusto, è bellezza.

Può approfondire questo aspetto?
Il figlio è una grande bellezza; una cosa che non possiedi, che si dispiega e cresce davanti a te, che porta dentro una cosa che non è tua e che è totalmente altro da te, eppure ha dentro una bellezza, una grandezza che purtroppo non è riconosciuta, perché alla ragione ed al cuore dell’uomo di oggi non è più evidente quello che invece è evidente. Il rapporto coi più giovani, la trasmissione a un altro di ciò che hai trovato come risposta buona per te, non è un problema nel senso di una difficoltà: è una meravigliosa avventura, è una cosa che il cuore dell’uomo desidera più di tutto. L’emergenza più grande credo che sia proprio questo desiderio e il riconoscerne la bellezza al di là di tutte le incrostazioni di paura e di difficoltà che ci sono, ma che a volte rischiano veramente di obnubilare la fiamma che c’è dentro, che è la fiamma del cuore dell’uomo che desidera trasmettere la vita; non solo la parte biologica, ma anche il perché vale la pena. E per questo non solo è ancora importante scegliere, ma scegliere bene…



Cominciamo a parlare di questo. Scegliere bene non è facile. Da dove si comincia?

Dal tenere sempre a mente la frase di san Paolo “E voi genitori non esasperate i vostri figli”. Sull’aspetto “scuola” spesso noi genitori sentendo, anche giustamente, che il bene che noi abbiamo chiaro il ragazzo non lo sta perseguendo, finisce che ci alleiamo di più con quello che vorremmo ottenere da loro che non con loro, esasperandoli e facendoli smarrire.

Quali domande potrebbero farsi i genitori per inquadrare correttamente la questione ed evitare di utilizzare criteri di comodo o modelli precostituiti?
Cosa voglio per mio figlio? A cosa concretamente penso quando dico qualità? Cosa ritengo indispensabile per lui a scuola? Cosa ci deve essere, cosa voglio che sia garantito? Ma, anche, per non dimenticare ciò che è davvero in gioco: che cosa ci interessa perché quel bambino vada verso le realtà, verso la vita? Il bambino, il figlio che abbiamo davanti non lo abbiamo fatto noi, è fatto da un Altro e noi non lo possiamo far diventare altro da quello che è. A che cosa apriamo, che cosa ci interessa?

Sono domande impegnative… Lei cosa risponderebbe?
Ci interessa che quel bambino, quel ragazzo, vada verso le realtà, verso la vita, e non si accontenti di ciò che appare, ma vada a cercare fino in fondo di cosa è segno, perché come il cuore dell’uomo è fatto cioè è fatto da-, così la realtà è fatta, porta dentro il segno di chi l’ha fatta e il segno è messo lì perché tu trovi Chi l’ha fatta. Questo in qualunque luogo, a scuola come in famiglia. E la scuola, che non può e non deve mai sostituire la famiglia nel suo compito, in questo può essere comunque un aiuto importante.

Come, precisamente?
Conta moltissimo ciò che il ragazzo incontra a scuola. In che cosa agisce la scuola? Agisce innanzitutto sulla motivazione, perché se tu sei accolto, senti che c’è verso di te interesse, attenzione, ci si trova in un clima non ostile che favorisce l’apertura. Ma incide anche su un altro fattore altrettanto importante: sull’offerta di ciò che deve essere studiato, quindi ha a che fare in modo più stretto con quell’interesse particolare alla materia, ed in generale al fatto che ci siano degli insegnanti con una visione aperta alla domanda “che ne sarà di loro?”. Il fatto che un ragazzo cominci a capire che ciò che studia dipende dall’orizzonte che ha il maestro/professore che glielo offre, da come e che cosa l’insegnante gli fa studiare, e anche come è rigoroso con la materia e con il ragazzo.

In questo modo un giovane vede in azione una passione, vede in azione un lavoro e impara un metodo di lavoro.Quindi la scuola ha una forte responsabilità in questo.

Non sempre, però, si riesce a verificarlo prima. Le scuole fanno gli Open Day per far conoscere alle famiglie e agli studenti la propria offerta. Come si fa a capire cosa è davvero buono e vero?
Ci si deve fidare della propria sensibilità e capacità di giudizio; come mi sono trovato io genitore in quell’ambiente, cosa ho visto che mi è piaciuto e cosa no, e in che relazione sta quello che ho visto e sentito in rapporto a quanto ho risposto – sempre io genitore − alle domande che abbiamo citato.

(Marco Lepore)


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