Caro direttore,
il ministro Carrozza ha firmato un decreto ministeriale che (con qualche sgrammaticatura) dispone la nomina del “Comitato di selezione, incaricato della predisposizione nell’elenco (forse: dell’elenco?) dei nominativi per la nomina a Presidente dell’Invalsi”. 

Ai sensi dell’articolo 2 dello stesso decreto ministeriale, questo Comitato di selezione dovrà fissare le modalità e i termini per la presentazione delle candidature, attraverso un avviso pubblico. 



Però, è lo stesso decreto ministeriale a stabilire che per la valutazione delle candidature, il Comitato dovrà richiedere “a tutti i candidati la presentazione di un elaborato che illustri sinteticamente le principali linee di intervento e strategie sulle quali intendano orientare la funzione di indirizzo, nel caso in cui assumano la presidenza dell’Invalsi”. Inoltre, lo stesso decreto prevede che il Comitato di selezione dovrà verificare “il possesso da parte dei candidati di un alto profilo scientifico, professionale, manageriali, in ambito nazionale o internazionale”. Infine, il decreto prevede che il Comitato dovrà proporre al Ministro, di persona personalmente, “la rosa dei candidati per la nomina a Presidente dell’Invalsi”.



Insomma, il ministro ha scelto una procedura articolata di supposta trasparenza che potrà garantire la scelta di un’alta figura per la guida dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione (L’Invalsi appunto). Una procedura che prevede addirittura due livelli di valutazione: quella fatta dal Comitato, che dovrà individuare la rosa dei candidati, e quella fatta dallo stesso ministro, che alla fine sceglierà tra i candidati della rosa che le verrà proposta. 

Nonostante questa scelta di trasparenza operata dal ministro, i pochi ma autorevoli commentatori della notizia della nomina di questo Comitato hanno rilevato in questa scelta un cambiamento di linea ministeriale, rispetto al sistema standardizzato di valutazione che l’Invalsi ha operato in questi ultimi anni. 



I motivi di questo cambiamento di rotta sono stati rinvenuti già nella scelta delle cinque personalità che compongono il Comitato. In effetti, sono stati chiamati cinque esperti, quasi tutti di una sola area politica e tutti accomunati dal fatto che non hanno mai fatto mancare loro esternazioni talvolta durissime contro i test dell’Invalsi.

È quindi legittimo sospettare che le loro scelte possano segnare una sensibile discontinuità rispetto a quanto fatto dagli ultimi governi, tecnici o politici, di destra e di sinistra. In particolare, la scelta finale potrebbe segnare il ritorno della gestione diretta dell’Istituto nel perimetro ministeriale di Viale Trastevere, depurandola da quell’apporto scientifico diverso dal pedagogismo con cui sono state giustificate le peggiori scelte per la scuola italiana. 

Eppure, interpretate con spirito di terzietà ed entrambe espresse da alte figure di Banca d’Italia, le ultime due presidenze hanno certamente garantito maggiore prestigio  dell’Istituto e maggiore accettazione da parte del mondo della scuola. 

Infatti, con le presidenze di Piero Cipollone e di Paolo Sestito sono aumentate le performance dell’Istituto con la definizione di un sistema di valutazione moderno ed in linea con gli standard europei ed internazionali, finalizzato a fornire quelle basi di conoscenza necessarie per ogni intervento di miglioramento del sistema educativo italiano. 

Le analisi svolte in questi anni dall’Invalsi sono state caratterizzate da una forte autonomia, tesa a far emergere la vera situazione della scuola italiana e del modo di operare del sistema dell’istruzione, cercando anche di sensibilizzare i decisori pubblici su come, dove e in quale particolare segmento dell’istruzione intervenire. In altre parole, mediante un circolo virtuoso, le rilevazioni dell’Invalsi hanno contribuito al miglioramento delle policy dell’istruzione attraverso lo studio dei risultati delle prove conseguenti all’adozione delle politiche stesse.

Tra i vari risultati raggiunti, è giusto ricordare: il passaggio dall’analisi di alcune scuole campione alla totalità delle scuole, la messa a disposizione a partire dal 2009 del dati delle prove per la rilevazione degli apprendimenti, la grande opera di restituzione dei dati alle scuole, l’approfondimento dei risultati tenendo conto del background familiare e degli atteggiamenti degli studenti.

In particolare, con la presidenza di Paolo Sestito sono migliorate le tempistiche della messa a disposizione dei dati, forniti già all’inizio di settembre e la presentazione già a luglio dei rapporti nazionali sulle rilevazioni e dei rapporti sulle rilevazioni internazionali in contemporanea con quelli dei consorzi internazionali (Ocse e Iea).

Inoltre, con Paolo Sestito vi è stata anche un’ampia apertura dell’Istituto verso il mondo della scuola e della ricerca per la costruzione delle prove, una forte connessione tra le ricerche nazionali e internazionali ed una particolare attenzione allo studio degli effetti delle politiche rispetto ai risultati della valutazione.

Sempre all’opera di Sestito si deve il lancio del progetto Vales che contiene, per la prima volta, un’ipotesi innovativa di autovalutazione e valutazione esterna per le scuole e per i dirigenti, legata ad un piano di miglioramento delle singole scuole. 

I risultati raggiunti da Sestito sono tanto più apprezzabili quanto più si consideri che sono stati raggiunti con un Istituto in serie difficoltà economiche e soprattutto organizzative. In particolare, ha potuto contare solo parzialmente sul piano straordinario di reclutamento previsto dal ministro Gelmini nel 2011, che è stato interrotto prima del suo completamento dal blocco delle assunzioni del governo Monti, senza che il ministro Profumo riuscisse a confermarne la straordinarietà nemmeno nel limite delle risorse già individuate dal suo predecessore. 

Del resto nemmeno il ministro Carrozza ha minimamente pensato di prorogare quel piano straordinario di reclutamento per l’Invalsi, sebbene nel suo decreto scuola abbia fatto diversamente per molte altre misure di Gelmini. 

Insomma, anche prima della nomina del Comitato degli esperti, già qualche segno di discontinuità per l’Invalsi c’era stato e non certo nel verso giusto. 

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