Continua l’inchiesta di Enrico Gori e Raffaella Marin sullo scarso livello degli studenti italiani in ingresso all’università. Un problema che chiama in causa tutto il nostro sistema formativo. La prima puntata è stata pubblicata ieri.

2. Risultati di apprendimento di Matematica – La disponibilità dei dati relativi alle indagini TIMSS e PISA, attraverso la Banca Mondiale, ha consentito di effettuare alcuni interessanti confronti. Per prima cosa si è posto il problema della definizione del gruppo di paesi di riferimento: come noto, infatti l’universo delle due indagini non è lo stesso. Questo comporta confronti non corretti: se infatti viene naturale paragonare la posizione dell’Italia rispetto al resto del mondo, nelle tre indagini TIMSS 4° e 8° grado d’istruzione, e PISA 15enni, la diversa composizione degli universi può portare a valutazioni erronee. Come esempio valga quanto è accaduto negli USA (http://wikimath.edc.org/index.php/2003_TIMSS_and_PISA:_Reassessing_the_Results): “During a single week in December 2004, the U.S. Department of Education released two seemingly conflicting statements regarding American students’ mathematics performances in two international studies. Regarding the Programme for International Student Assessment () results, it stated that “America’s 15-year-olds performed below the international average in mathematics literacy and problem-solving.” Later, reporting on results from the Trends in International Mathematics and Science Study (), it stated “America’s fourth- and eighth-grade students significantly outperformed many of their international peers, scoring well above the international average in both mathematics and science.” Uno studio successivo (Ginsburg, A, Cooke, G., Leinwand, S., Noell, J., & Pollock, E. (2005). Reassessing U.S. international mathematics performance: New findings from the 2003 TIMSS and PISA. Washington, DC: American Institutes for Research. 32 pages. Downloaded on 15 March 2005 from: ), nel quale i risultati delle due indagini sono stati riesaminati sulla base dei soli paesi partecipanti ad entrambe, “reached conclusions different from those expressed in December 2004 by the U.S. Department of Education and, later, by other organizations and experts”, con indicazioni di politica educativa del tutto differenti da quelle suggerite sulla base dei risultati diffusi inizialmente. 



Qualcosa del genere è successo anche nel nostro paese, e tra l’altro, proprio nel citato rapporto AIR, alcune tabelle di confronto, in cui compare anche l’Italia, sono illuminanti in questo senso: la presunta collocazione del nostro paese “sopra la media” per il 4° grado d’istruzione, in matematica, sembrerebbe il risultato di una media tra i buoni risultati nella sfera della “riproduzione dell’informazione” (derivante dall’accumulo attraverso la scuola dell’infanzia, che in Italia è ormai a carattere universale, e il bombardamento televisivo?) e i cattivi risultati nell’ambito delle “competenze di ragionamento” (evidente carenza della scuola primaria). Questa peculiarità dei risultati della scuola primaria italiana sono stati tra l’altro confermati, proprio di recente, nell’indagine TIMSS 2011 (si veda a questo riguardo l’articolo di T. Pedrizzi su queste pagine).



Risulta pertanto necessaria una rielaborazione dei dati delle due indagini prima di ogni confronto. A questo scopo sono stati selezionati i soli paesi che risultano presenti nelle tre ultime indagini: TIMSS 4th grade 2011, TIMSS 8th grade 2011, PISA 2009. I paesi selezionati in base a tale criterio sono risultati 22: Australia, Chile, Finland, Hong Kong SAR, China, Hungary, Italy, Japan, Kazakhstan, Korea, Rep., Lithuania, New Zealand, Norway, Qatar, Romania, Russian, Federation, Singapore, Slovenia, Sweden, Thailand, Tunisia, Turkey, United States. Sono state quindi selezionate dal database della Banca Mondiale le variabili già sinteticamente descritte nella tabella riportata: un primo gruppo riguarda i livelli medi di apprendimento, un secondo gruppo la quota di studenti che raggiunge livelli di eccellenza.  Dai grafici componibili con la tecnica già descritta sopra, emerge quanto segue. 



Livello di apprendimento di Matematica: l’Italia si posiziona poco sotto la mediana dei 22 paesi per tutti e tre i gradi di istruzione e per tutti gli anni; la valutazione dell’andamento nel corso del tempo mostra che per il passato, nel 4° grado, l’Italia (comunque sotto la mediana) risultava meno distante da tale posizione, rispetto agli altri due gradi di istruzione, ma con l’ultima indagine tale differenza è del tutto scomparsa; ciò che veramente impressiona, comunque, è la distanza rispetto a paesi più virtuosi tipo la Korea, che si colloca ben oltre il 90° percentile!

Quota di studenti che raggiungono la soglia di eccellenza: la situazione dell’Italia risulta ancora peggiore. Il suo livello si colloca tra il 25° percentile e la mediana dei 22 paesi; ma le differenze rispetto ai paesi più virtuosi sono abissali: se in Italia solo il 5% dei bambini giunge alla soglia di eccellenza per il 4° grado, in Korea tale quota è ben del 40%; nell’8° grado la situazione è del tutto analoga: 5% dell’Italia contro il 50% della Korea; per i 15enni l’Italia vede solo il 2% dei suoi studenti a livelli di eccellenza contro l’8% dei paesi più virtuosi. 

In sintesi possiamo dire che, in Italia, le coorti di studenti che raggiungono livelli di eccellenza sono meno numerose tra 4 e 10 volte, a seconda dei gradi di istruzione, rispetto ai paesi più virtuosi. Sembrerebbe quindi che l’Italia, oltre a raggiungere livelli degli apprendimenti a malapena vicini alla media (mediana) mondiale, abbia una forte scarsità di punte di eccellenza, che inevitabilmente sono quelle dalle quali si originano buoni studenti universitari e, quindi, insegnanti e ricercatori. Ciò appare un fatto di cui preoccuparsi seriamente. 

Si sottolinea che questo non è in contrasto con il fatto che studenti e ricercatori italiani si trovino sparsi un po’ dovunque nel mondo: il problema è che rispetto agli studenti asiatici sono molto probabilmente delle “mosche bianche” (un fatto che chiunque abbia avuto modo di frequentare atenei inglesi o americani può testimoniare), ma questo non solo a causa di un evidente svantaggio in termini di numerosità della popolazione di origine, ma anche a causa della scarsità di punte di eccellenza prodotte dal nostro sistema scolastico. Qui emerge tutta la forza dei sistemi asiatici che oltre a “produrre” coorti di giovani incomparabilmente più numerose, riescono a fare raggiungere a molti di questi i livelli di conoscenza più elevati.

(2/4 − continua)


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