Caro direttore, 

Gli studenti e le studentesse con cui ho a che fare ogni mattina non sono mediocri. Mi spiace ma non condivido il giudizio apparso su ilsussidiario.net, almeno per quanto riguarda i miei 75 studenti. Ho provato questa mattina ad entrare in classe con l’idea di mediocrità che ho letto, li ho guardati con questo spunto e ho cominciato a spiegare considerandoli mediocri. Ho abbassato il livello delle mie spiegazioni come si addice a chi è mediocre, mi sono guardato bene dal chiedere loro di paragonarsi criticamente, basta che sappiano ripetere ciò che metto dentro i loro vuoti cervelli, questo ho tentato di fare seguendo la pressione che fanno, da tempo, studiosi da ogni parte. 



Nessuna polemica e nessuna disistima del lavoro che tanto mondo universitario fa sui risultati degli apprendimenti ed è probabile che sia la mediocrità l’esito di somme e sottrazioni, ma c’è un fattore che sfugge alle statistiche ed è che dentro ogni apprendimento vi è una possibilità di novità che non è calcolabile. L’umano è una possibilità di colpo d’ala che può portare ad altezze che nessun calcolo può prevedere. Ho quindi tentato di mettermi dal punto di vista delle indagini sociologiche, ho guardato ai miei studenti e alle mie studentesse come se fossero mediocri, ma ho dovuto ricredermi quasi subito, mi è bastata una domanda, una osservazione, uno spunto polemico, una critica  per avvertire con una certezza indubitabile che la mediocrità stia proprio da un’altra parte, che almeno nelle classi in cui insegno di mediocrità non ce n’è neanche una briciola.



Sarà strano, ma forse questo è solo perché la mediocrità esiste solo nelle analisi psico-sociologiche, nella realtà non esistono i mediocri, esistono persone e che portano dentro una indistruttibile tensione al vero e al bello. Partito dal vedere i miei studenti come mediocri ho avuto subito la sorpresa di scoprirli per quello che sono, sensibili, intelligenti, geniali, ma soprattutto liberi. Questo sono gli studenti che ho davanti, altro che mediocri! Per questo ho deciso ancor di più di puntare su di loro, di affidare ad ognuno di loro la ricchezza che io stesso ho avuto in dono, la ricchezza della conoscenza. 



Decidere di rischiare su di loro è ciò che rende interessante il  mio lavoro, è la decisione di ogni mattino, sono tante le ragioni per cui potrei non fidarmi, tante le ragioni che mi potrebbero portare ad uno scetticismo, come quello di tanti miei colleghi che mi dicono e ridicono i mille difetti di ogni studente, ma dentro questo groviglio c’è sempre un punto di positività. Cogliere questo punto e farlo diventare la leva di forza di una esperienza umana, è questo il lievito dell’educazione e in questo orizzonte tutto diventa occasione di ricchezza umana. 

Altro che mediocrità. In questa prospettiva di reciprocità di cui l’educazione vive, ogni domanda degli studenti, ogni osservazione, anche ogni critica diventa non più un ostacolo ma una occasione per conoscere più a fondo quello che spiego loro. Così che insegnare è sempre, per me, imparare. Come è affascinante questa avventura che oggi mi si è ripresentata in tutta la sua ampiezza: fare scuola non è resistere alla mediocrità che sarebbe diventata dominante, tutt’altro, è liberare le energie positive che ogni ragazzo e ogni ragazza porta dentro di sé. Sono grato di avere questa possibilità, io, che sì sono mediocre, più mediocre di tutti i miei studenti: la presenza viva di questi giovani, con la loro sensibilità, con la loro freschezza, con la loro vivacità mi portano a trovare dentro ogni ora di lezione un segreto che io da solo non scoprirei, il segreto della conoscenza. 

Forse che mi è capitato di vivere in un’oasi felice? Non credo. Penso che tutte le classi siano così, penso proprio che la mediocrità sia solo una categoria sociologica, e che i ragazzi e le ragazze di questa generazione siano uno ad uno semplicemente delle persone su cui puntare. Questo penso che si debba imparare a vedere negli studenti che si hanno davanti, la positività che portano dentro e da cui poter costruire. Una positività che aspetta solo chi la sappia valorizzare. 

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