Se ne discute da tempo e, da tempo, la proposta riesce a dividere gli animi tra fautori e detrattori: il test d’ingresso anche per i licei. Il problema, va da sé, contemperare le esigenze di diritto allo studio con quelle della meritocrazia, e di una scuola che consenta agli alunni, una volta al termine del proprio percorso di sudi, di disporre della conoscenze e della capacità per approdare efficacemente al mondo del lavoro o dell’università. Sta di fatto che diversi licei, istituti tecnici, licei linguistici e conviti hanno fissato diverse prove scritte di italiano, matematica, logica, inglese e tedesco per gli alunni delle terzi classe delle scuole medie. Le prove sono state affrontate tra gennaio e marzo scorso e benché non rappresentino veri e propri test d’ingresso servono a presidi delle scuole superiori per dar luogo ad una prima scrematura. Significa che alle famiglie degli studenti meno meritevoli sarà rivolto l’invito di optare per destinare il figlio nella scuola che era stata indicata come seconda scelta. La preside dell’Istituto tecnico e liceo di scienze applicate di Mantova, Cristina Bonaglia, ha spiegato, interpellata da Repubblica: «Siamo oltre i trenta alunni per ognuna delle nostre sei prime, troppi. Faremo come all’università: prova d’ammissione e numero chiuso. Useremo il criterio della meritocrazia, come ha già deciso il consiglio d’istituto. Invito i genitori a non allarmarsi». La selezione pare che si renderà sempre più necessaria, dato l’alto numero di richieste di iscrizione. Tuttavia, se da un alto Carmela Palumbo, direttore generale del ministero dell’Istruzione, invita alla moderazione, definendo il metodo discutibile, dall’altro la Cgil ci va già più pesantemente, spiegando che è pronta a denunciare tutte le scuole che utilizzeranno un tale metodo.