CHICAGO – Nello scorso mese, gli studenti del mio corso di Letteratura straniera stavano recitando brevi pezzi tratti dall’inizio dell’Inferno di Dante. Ogni gruppo ha cominciato con una presentazione letterale delle parole di Dante, sull’inizio del viaggio che Virgilio e Dante avrebbero intrapreso insieme dalla nostra terra, giù all’Inferno, per poi salire verso il Paradiso. Dopo queste recite letterali, le cose si sono fatte interessanti.
Ogni gruppo doveva riprendere il pezzo appena recitato e trovare un modo creativo di collegarlo alla propria vita come vissuta ora, al nostro tempo. Alcuni studenti hanno cantato e suonato con la chitarra canzoni scritte da loro sull’essere bloccati tra due mondi. Altri hanno ricostruito momenti, felici o tristi ma sempre profondi, della loro esperienza personale, riportando a quei momenti tutti noi della classe, così da poterli rivivere e rapportarli al testo di Dante. Qualche gruppo ha utilizzato il computer per creare affascinanti animazioni dell’Inferno, con foto, musica e parole, che insieme hanno dato una migliore comprensione a tutti noi di ciò che stavamo studiando.
Le animazioni al computer erano splendide, ma lo erano anche i canti, le recitazioni, le poesie e gli altri lavori creativi fatti dagli studenti. Tuttavia, negli Stati Uniti, anzi in tutto il mondo, viene ora detto a educatori e studenti che devono usare solo la tecnologia per creare un ambiente efficace sotto il profilo educativo. Invece che nei libri, i soldi vengono spesi in portatili, tablet e nei software più recenti. In qualche stato americano, gli studenti devono seguire un corso online prima di potersi diplomare alla scuola superiore.
Una volta, qualcuno mi ha detto che un buon insegnante non ha mai dovuto preoccuparsi di poter essere un giorno sostituito da un computer. Sono tuttora convinto che computer e corsi online non possano in nessun modo uguagliare neppure il più mediocre degli insegnanti, ma sono anche convinto che vi sia qualche motivo per preoccuparsi. È molto meno costoso, e purtroppo molto più remunerativo, mettere trenta studenti di fronte ai computer che dar loro una vera educazione. Ho visto studenti seguire meccanicamente le indicazioni dei programmi di apprendimento online. Una volta ho chiesto a uno studente, in un laboratorio di informatica, perché lui e i suoi compagni, mentre stavano leggendo un libro, premessero ogni qualche minuto la tastiera del loro computer. La risposta è stata che era necessario, per il corso online che stavano seguendo, che premessero un tasto del computer di tanto in tanto, per segnalare che erano connessi. Nel frattempo, loro continuavano a leggersi il loro libro.
Molti anni addietro, oltre che insegnare, mi occupavo del centro tecnologico della nostra scuola. Un giorno, mentre stavo discutendo con uno degli amministratori, costui dichiarò all’improvviso che dovevamo chiedere a ognuno dei nostri studenti di andare online per visitare il sito web dell’Art Institute di Chicago. Il web era allora relativamente nuovo e il loro sito era uno dei migliori, pieno di bellissime foto dei quadri della loro collezione: Monet, Seurat, Picasso e altri. Rimasi un attimo in silenzio e poi gli feci presente che la nostra scuola era a dieci minuti dall’Art Institute e che era molto meglio per i nostri studenti vedere personalmente nella realtà uno di quei quadri, piuttosto che diecimila riproduzioni digitali.
Come Dante all’inizio della Divina Commedia ci troviamo a un crocevia. La tecnologia può essere un utile strumento, come i libri, le canzoni, le foto e qualsiasi altro mezzo a nostra disposizione, ma non può, né deve, sostituirsi ai nostri Virgilio: i nostri insegnanti e le nostre aule. Quanto si ottiene in termini di educazione attraverso discussione, prestazione e contatto umani, costituirà sempre la nostra più grande risorsa di apprendimento, la scintilla e la fiamma che ci muovono e ci spingono a stare di più insieme agli altri che da soli.