Caro direttore,
il ministro Profumo lascia al futuro ministro un regalo che avrebbe forse dovuto risparmiarsi, vale a dire l’Atto di indirizzo con il quale prescrive le linee di politica scolastica che dovrebbero ispirare il futuro governo.
Non c’è che dire, una tempestività perfetta! Come è possibile che un ministro detti le linee di politica a chi gli deve succedere? A meno che sia lui che deve succedere a se stesso. Lasciando comunque perdere queste che sono amenità, nel merito si tratta di linee di politica scolastica alquanto discutibili, perché non vanno al cuore delle questioni serie della scuola che andrebbero affrontate. Il ministro Profumo pensa che la scuola debba essere modernizzata con uno snellimento burocratico e con una sua “internettizzazione” totale, il che non è sbagliato: alla scuola serve un alleggerimento dei sistemi e delle procedure, ma c’è una riforma che viene prima, quella che va in direzione di due termini che si incontrano, libertà ed educazione.
La scuola sta soffocando sotto il peso dei regolamenti, è tutto così regolato fin nei minimi termini che viene a mancare lo spazio minimo di quella libertà di scelta di cui è fatta la quotidianità della scuola. Sto spiegando il medioevo, voglio portare gli studenti a vedere il castello al centro della mia città per capire cosa fossero i castelli, non l’avevo programmato… Diventa impossibile farlo, devo ottenere quattro o cinque permessi, ci vuole un mese! Questa è la condizione della scuola, la sua modernità è una gabbia, un labirinto da cui è impossibile uscire.
Per questo facciamola pure la modernizzazione, snelliamo la burocrazia, dotiamo tutte le aule di Lim e tutti gli studenti di tablet, ma prima ancora dotiamo tutte le scuole di libertà. È l’educazione che lo esige, è l’educazione che chiede prima della rete, prima della sburocratizzazione ciò che le rende possibili, la libertà! Questa dovrebbe essere la nuova linea politica della scuola, una sua ridefinizione in forza degli scopi, che sono più educazione e più libertà.