Caro direttore,

Tanto criticati e odiati da noi studenti, considerati come un muro spesso invalicabile per la particolarità (e a volte l’assurdità) dei quesiti, sono i test d’ammissione alle facoltà a numero chiuso (medicina, odontoiatria, ecc.). Spesso in passato si è parlato di usare criteri diversi finalizzati alla selezione degli studenti per l’accesso a gran parte delle università statali e private e si è cercato di inviduare percorsi differenti nella selezione delle future matricole, senza però giungere a una riforma condivisa dalle diverse parti interessate. 



Il ministro dell’Istruzione Profumo, in carica durante il governo Monti, ha modificato le norme relative a tali test, in particolare adottando due provvedimenti: l’anticipazione dei test da settembre a luglio e l’istituzione del “bonus maturità” approvato al termine del proprio mandato. Con la prima, Profumo ha suscitato l’ira degli studenti, non per ragioni pregiudiziali, ma per un fatto fondamentale: i test di ammissione si basano soprattutto su contenuti affrontati durante il terzo e il quarto anno del percorso scolastico, mentre l’esame di maturità sui programmi del quinto anno. Ciò significa che studenti come me, non avendo come negli anni passati un arco temporale (dal termine della maturità al test di ammissione a settembre) utile per riprendere argomentazioni precedentemente approfondite, devono studiare contemporaneamente sia per l’esame di Stato sia per sostenere il test di ammissione. E non è un fatto irrilevante, considerando l’ingente carico di studio. 



Accanto a ciò nell’ultimo mese (mentre gli studenti sono impegnati a ripianare le medie scolastiche, non potendo così manifestare) il ministro Profumo ha assunto un altro provvedimento, al termine del suo mandato di governo: il “bonus maturità”. Tale bonus consente agli studenti che alla maturità ottengono una valutazione superiore a 80/100 di ottenere fino a 10 punti bonus che si sommano al punteggio risultante dal test. Noi studenti in questo caso non contestiamo in particolare il contenuto del provvedimento, che è anche condivisibile in quanto premia il percorso scolastico, ma ne critichiamo l’applicazione! Esso infatti, se applicato in questo modo, implica un pesante svantaggio per gli studenti del nord poiché tutte le statistiche dimostrano come le valutazioni dell’esame di Stato sono nel sud decisamente superiori. Sarà forse che il quoziente d’intelletto degli studenti del nord è forse inferiore? A voi il giudizio. 



Considerando il fatto che anche un solo punto in più può permettere al candidato di avanzare fino a cento posizioni nella graduatoria, noi studenti manifestiamo il nostro dissenso nei confronti di un provvedimento che nei fatti ci penalizza. La nostra non è assolutamente una critica agli studenti delle altre regioni del sud, è invece una critica al sistema! Il quale, paradossalmente, danneggia anche l’immagine degli amici del sud. 

Inoltre tale provvedimento asseconda le migrazioni di studenti dalle regioni del Mezzogiorno alle regioni del nord, trovando così meno “concorrenza” ai test di ammissione. Siamo certi del fatto che in questo modo si migliori la nostra formazione? Rendendo il sistema sempre più ricco di discriminazioni, in virtù di un’equità teorica non si produce invece l’esatto opposto? 

Chiediamo dunque al neoministro dell’Istruzione Prof.ssa Carrozza di prendere in seria considerazione tali perplessità, agendo tempestivamente a tutela della totalità degli studenti, rimodulando i criteri di ammissione all’università, valorizzando il percorso, ma soprattutto garantendo l’uguaglianza sociale.

Massimiliano Rossignoli, presidente della Consulta provinciale studentesca di Varese