Siti spotted questi sconosciuti, ma non per i giovani studenti dei licei milanesi. I siti spotted sono pagine web create su Facebook gestite da amministratori anonimi, ma i destinatari dei messaggi sono facilmente riconoscibili: c’è la scuola la classe, la sezione, le iniziali del nome. L’idea è partita da un college londinese per scambiare messaggi amorosi e pettegolezzi, e forse in partenza era buona, ma questi spazi multimediali sono diventati occasione di sfogo senza freno per gli studenti, che si sentono liberi di insultare professori e compagni. Il problema è che scrivere una parolaccia o un insulto su Facebook, non è la stessa cosa che scriverla sul muro del bagno. Hanno iniziato a capirlo a fine marzo gli studenti del liceo Agnesi di Milano, quando il preside ha sporto denuncia alla Polizia Postale per “frasi ingiuriose e diffamatorie”. Una studentessa aveva poi confessato al preside di aver scritto online alcuni messaggi forti, da lì è scattata la sospensione: “Abbiamo parlato con lei e con i genitori. Poi il consiglio di classe ha deciso: allontanamento per otto giorni, relazione su due libri sul cyberbullismo e volontariato durante gli stage all’estero”, ha spiegato una professoressa dell’istituto. A una settimana dal via dell’esame di maturità, l’istituto Agnesi di Milano ha annunciato la linea dura contro gli studenti che hanno insultato i professori sul web: voti in condotta abbassati per almeno trenta studenti. Gli scrutini di fine anno sono ancora in corso, ma nella valutazione dei ragazzi sono state pesate anche le parole offensive e le volgarità postate sui social network, e per quei ragazzi che con superficialità hanno scritto frasi  contro i professori o che ne hanno apprezzato il contenuto, ci sarà una sorta di “punizione”. “Ma non avranno un cinque, che significa bocciatura”, ha sottolineato un docente. La scelta di non bocciare, rientra nel percorso di educazione e sensibilizzazione che il preside del liceo Agnesi, che dopo essersi rivolto alla polizia postale, aveva invitato le famiglie dei ragazzi coinvolti a sporgere denuncia e aveva organizzato a scuola incontri sul corretto uso dei social network. 



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