In tanti temevano che la versione di latino prevista per la seconda prova degli esami di maturità del 2013 fosse di Tacito, che con il suo stile un po’ pesante, a tratti ampolloso e ricco di anacoluti, avrebbe potuto rendere difficile la vita degli esaminandi del liceo classico. Ma, come sempre, le previsioni non sono verificate, e gli alunni, nella famosa e segretissima busta proveniente dal Ministero della Pubblica Istruzione, hanno trovato dentro un brano non di Tacito ma di quello che fu, assai probabilmente, il suo maestro, Quintiliano. Maestro di retorica piuttosto quotato nella Roma del primo secolo dopo Cristo e al soldo degli imperatori Galba, Vespasiano e Domiziano, dedicò oltre vent’anni della sua vita ad insegnare retorica, scrivendo, infine, due trattati sull’argomento della decadenza dell’arte oratoria, il “De causis corruptae eloquentiae”, andato totalmente perduto, e l’”Institutio oratoria”, dal decimo libro della quale è stato tratto, al capitolo I, paragrafo 45 e seguenti, la versione di quest’anno, titolata dal Ministero “Omero, maestro di eloquenza”. Lo scopo di quest’opera, divisa in 12 libri, è di essere una sorta di manuale educativo sorretto da un chiaro progetto pedagogico e didattico per coloro che hanno intenzione di diventare oratori. Il primo tratta di problemi vari di pedagogia relativi all’istruzione di abse per i bambini che iniziano a leggere e scrivere, il secondo consiglia la lettura di autori optimi che si servono di un linguaggio semplice e lineare, come Cicerone, mentre i libri dal III al VII trattano della inventio e della dispositio, cioè la scelta degli argomenti da trattare e il modo in cui ordinarli in un discorso. I libri dall’VIII al X, invece, sono dedicati all’elocutio, e alla scelta dello stile da utilizzare. Il X libro, infatti, porta esempi di autori da leggere, con un excursus sugli scrittori greci e latini, tra i quali, come si può vedere nella versione di oggi, il grande Omero. Infine, l’XI libro parla della memoria e dell’actio e il XII e ultimo libro decrive, la figura dell’oratore ideale e le sue qualità. Il brano scelto oggi, nel quale l’autore sostiene che Omero sia l’iniziatore dell’oratoria, anche se poeta, e porta esempi dall’Iliade, testimonia al meglio lo stile piano e conciso di Quintiliano, che riesce però ad animare con una serie di interrogative retoriche che rinvigoriscono l’esposizione e la dimostrazione delle sue tesi, tenendo alta l’attenzione del lettore, esposte in modo conciso, senza termini aulici o neologismi, ma anche senza la vuotezza di un discorso puramente esemplificativo.