Si stanno concludendo in questi giorni le prove orali del concorso per gli insegnanti, ultimo baluardo per aspirare alla nomina di professore a cattedra a tempo indeterminato. E’ stato l’ex ministro Francesco Profumo a decidere di non attribuire tutti i posti vacanti alle graduatorie ad esaurimento, ma di assegnarne una parte a concorso per favorire l’eventuale immissione in ruolo di persone abilitate ma non presenti nelle graduatorie. In queste ultime, ormai chiuse da due anni, vi sono invece coloro che avevano l’abilitazione e che di fatto venivano assunti come precari nella scuola.
– Al momento non è ancora del tutto chiaro quanti siano gli effettivi posti disponibili. Una volta bandito il concorso, qualche dato è inizialmente uscito a livello regionale (il concorso è nazionale, ma l’assegnazione dei posti è su base regionale e provinciale), ma nel frattempo sono passati mesi e adesso si rincorrono voci (difficilmente verificabili) sul fatto che alcuni dei posti non risulterebbero più a causa degli accorpamenti delle scuole, che ovviamente generano una riduzione di posti di lavoro. La verità si scoprirà solamente quando i singoli uffici scolastici regionali affronteranno a luglio la questione degli organici e stabiliranno quanti sono esattamente i posti. Allo stato attuale, tutti coloro che hanno effettuato e superato le prove non sanno ancora con precisione quale sarà il loro destino: l’unica cosa che si conosce con certezza è che una metà dei posti disponibili verrà assegnata il prossimo settembre, mentre l’altra solo l’anno prossimo.
– Le polemiche, ovviamente, non sono mancate. In Italia i contenziosi si moltiplicano e alcune volte si riproducono grazie a una legislazione poco chiara o contraddittoria, fonte di infiniti problemi interpretativi. La prova preselettiva, composta da test di logica, comprensione del testo, competenze linguistiche e conoscenze informatiche, è stata senza dubbio la più contestata. Non da tutti, però, visto che qualcuno l’ha comunque definita ragionevole e capace di effettuare una prima necessaria scrematura rispetto alle tantissime domande giunte.
– Ecco dunque arrivare la prova scritta di carattere disciplinare, anch’essa contestata perché definita ripetitiva rispetto al tipo di preparazione universitaria. Alla fine del suo percorso, infatti, dovrebbe essere proprio l’università a testare le competenze disciplinari dello studente, con la conseguenza che tutto ciò che viene dopo, come la formazione dedicata all’insegnamento, dovrebbe interessarsi di altro.
– Questa preoccupazione è stata in qualche modo raccolta nella prova orale, composta da un colloquio di un’ora divisa in due fasi distinte: nella prima mezz’ora il candidato è chiamato a simulare una lezione su un argomento la cui traccia verrà estratta dallo stesso il giorno prima, mentre nella seconda dovrà esporre sullo stesso contenuto della prima materia in modo differente, dimostrando di avere buone capacità didattiche e metodologiche.
– La correzione degli scritti avviene in maniera collegiale da parte della commissione, con tempi anche in questo caso molto lunghi. Inizialmente il ministro Profumo si era lasciato andare alla promessa che le prove sarebbero state corrette in due mesi, ma numerose commissioni sono poi andate avanti per molto più tempo, tanto che in alcuni casi gli esami orali sono tutt’ora in corso.
– Se il candidato che non ha superato la prova era già nelle graduatorie ad esaurimento, continuerà a rimanervi: come aveva stabilito il ministro, infatti, metà dei posti disponibili è attribuita ai presenti nelle graduatorie, l’altra a coloro che hanno l’abilitazione e hanno partecipato al concorso. Chi invece ha partecipato ed era solamente abilitato ha di fatto un’unica possibilità, cioè quella di iscriversi (se non ancora fatto) nelle graduatorie delle supplenze d’istituto, in attesa di una nuova tornata di reclutamento. Che però, ovviamente, non si sa se e quando avverrà.