L’estate in Viale Trastevere, sede del Miur, è prolifica di circolari e note improvvise. I naviganti non possono permettersi troppe distrazioni. Ecco che spunta una nota della direzione generale del Miur per il personale scolastico (n. 7356 del 17 luglio) che chiarisce le modalità di aggiornamento delle Graduatorie a esaurimento (GaE). Si tratta della sanatoria riguardante i docenti in possesso di un’abilitazione raggiunta con un corso la cui iscrizione sia antecedente all’anno accademico 2007/08. La nota precisa che può procedere all’adeguamento della propria posizione il personale docente ed educativo già incluso provvisoriamente e che entro lo stesso 17 luglio abbia presentato, tramite la sezione del Miur “Istanze On Line”, lo scioglimento della riserva, purché abbia conseguito l’abilitazione entro la data di scadenza della domanda.
C’è tuttavia un orpello (le note e circolari sono foriere di sorprese): il decreto ministeriale che ha originato la nota (n. 572 del 23 giugno) allarga, in deroga a quanto previsto, lo scioglimento della riserva ai docenti in soprannumero dei percorsi di TFA che erano iscritti, nell’a.a. 2007/08, alle Scuole di Specializzazione all’insegnamento secondario e che erano inclusi con riserva nelle graduatorie a esaurimento alla data di pubblicazione definitiva delle medesime. In base alla stessa nota del 17 luglio risulta anche che dal 29 luglio il Ministero dell’Istruzione provvederà alla messa a punto delle GaE definitive utili per l’assegnazione delle immissioni in ruolo e delle supplenze per l’a.s. 2013/2014.
Si gioca in queste evoluzioni sintattiche il mistero infinito delle Graduatorie a esaurimento che tali non sono, in quanto si infittiscono a ogni piè sospinto di nuovi abilitati. Più le condanni a una estinzione, se non rapida almeno certa, e più ritornano in vita pimpanti e onnivore, capaci di gonfiarsi, cambiare, determinare il destino di migliaia di docenti.
Un esempio? Sempre sulla base dello stesso decreto che ha originato la nota, come sottolineano con soddisfazione i siti sindacali più avvertiti, i docenti già inseriti a pieno titolo nelle GaE in quanto abilitati in altri Stati dell’Unione europea e che hanno ottenuto formale riconoscimento del titolo con decreto ministeriale, per quanto si tratti di casi isolati, possono ottenere la rivalutazione del titolo, se conseguito con percorsi formativi corrispondenti per durata e frequenza a quelli italiani.
Che cosa sono e come funzionano le Graduatorie a esaurimento? Esse sono state volute e pensate come un canale di reclutamento, e qui si gioca tutta la loro rilevanza e al contempo contraddittorietà. Nelle GaEstrutturate su base provinciale, sono iscritti i docenti provvisti di abilitazione all’insegnamento. Pur risultando chiuse dal 2008, anno in cui non è più possibile inserire nuovi nominativi, queste liste che dovrebbero andare a esaurimento, vengono in realtà aggiornate ogni tre anni per quanto riguarda i titoli e le posizioni degli iscritti. E fin qui va tutto bene. Il problema è che le graduatorie, trasformate da permanenti in graduatorie a esaurimento con la legge finanziaria per il 2007, da allora sono sottoposte a continue pressioni, indice dei più diversi interessi, ora legittimi, ora puramente clientelari.
Dotate di una loro composizione chimica, le graduatorie si cristallizzano nel tempo, ma non scompaiono. Esse sono composte di tre fasce accorpate (c’è stato un breve tempo in cui erano perfino cinque) rispecchianti i vari tempi e la varie modalità di immissione dei docenti, prima o dopo la legge 124/1999, che ha istituito in Italia il doppio canale di reclutamento: uno riservato agli idonei dell’ultimo concorso a cattedra da inserire in una graduatorie di merito, e l’altro, costituito appunto dalle graduatorie già permanenti (ora GaE), riservato ai docenti in possesso di abilitazione.
En passant, ricordiamo che per quanto riguarda le immissioni in ruolo, le cattedre che si rendono disponibili annualmente sono coperte attingendo per metà dalle graduatorie di merito dei vincitori di concorso e per il restante 50% dalle graduatorie a esaurimento.
Per tornare alla GaE, vi è perfino una quarta fascia, nella quale il decreto “mille proroghe” per il 2012, ha ficcato i docenti che possono vantare un’abilitazione essendo stati iscritti ai corsi universitari abilitanti negli anni accademici 2008-2009, 2009-2010 e 2010-2011, presso le Facoltà di Scienze della Formazione, le Università, le Accademie e i Conservatori.
Ora si vocifera anche di un inserimento in questa quarta fascia dei docenti abilitati con il TFA avviato ufficialmente (anche se non praticamente) nell’anno accademico 2011/2012, onde evitare a tutti costoro l’iter di un ulteriore concorso a cattedra. In questo senso, la separazione tra abilitazione e reclutamento sarebbe definitivamente terremotata, con conseguente abbassamento del numero delle future abilitazioni sulla base del turnover dei pensionamenti. Non sono i docenti che formano le graduatorie, ma le graduatorie che determinano l’identità del docente.
Un altro esempio? Lo scorso 2 aprile è stata pubblicata l’ordinanza di remissione con la quale il Tar del Lazio ha accolto due appelli presentati nel 2010 dal sindacato Anief che si opponeva alla cancellazione dalle liste di oltre 30mila docenti già assunti a tempo indeterminato (tranne quelli di Religione). Gli oltre 250mila i docenti precari che vi rimangono inseriti sono destinati ad aumentare di numero, mancando di poco la quota record dei 300mila, raggiunta nel 2007. Afferma il Tar che il tentativo di depennamento “appare il frutto più di scelte politiche contrastanti con principio meritocratico di inclusione nelle graduatorie, che non piuttosto rivolte a eliminare discriminazioni o a promuovere il lavoro di docente su tutto il territorio nazionale”.
Con tutto il rispetto per il Tar e fatti salvi i legittimi diritti degli inclusi in questo perverso meccanismo, è questa la migliore forma di assunzione dei docenti per una scuola di qualità? O non è piuttosto lontanissimo, il sistema delle graduatorie, da una forma aggiornata di reclutamento in cui la domanda di formazione dell’alunno si incontri con l’offerta di specifiche capacità dell’insegnante? È normale un sistema che si rinnova e si aggiorna non solo perché sottoposto, come s’è visto, ai continui aggiornamenti di chi ha maturato dei titoli, ma più spesso perché, così pieno di falle, è ostaggio di iniziative di ricorso legale?
Sarebbe davvero il caso di porre mano a una forma di assunzione che valorizzi il docente che non solo ha accumulato dei titoli tramite l’abilitazione e le successive ed eventuali prove concorsuali, ma che vuole svolgere una professione che lo mette in rapporto con una determinata scuola e un determinato territorio. In attesa che le graduatorie si svuotino (cinque anni, dieci anni?) nulla vieta di rivedere a fondo il sistema di reclutamento, ancorandolo alla professionalità docente piuttosto che al determinismo delle graduatorie. Una nuova modalità che risponda non astrattamente al bisogno di istruzione e di educazione dei giovani.