Caro direttore,
Per il prossimo anno scolastico 2013/2014, l’annuncio delle immissioni in ruolo è arrivato tre giorni fa, sotto la determinante spinta delle organizzazioni sindacali. Seppure sempre più stanco, è un rito ripetitivo ed enfatico che ogni ministro pro-tempore non perde occasione di celebrare, consapevole che quasi sicuramente si tratta dell’unica buona notizia che ultimamente può essere data al mondo della scuola. 



Oltre al ritardo, questa volta ci sono almeno due buoni motivi per considerare quasi beffardo questo solito rito.

Il primo motivo riguarda il numero di immissioni in ruolo. Mentre non è stata autorizzata nessuna assunzione per il personale Ata, sono state autorizzate solamente le assunzioni di 11.268 docenti e di 557 dirigenti. 



Il numero così basso di immissioni a ruolo stupisce per il fatto che non si sia voluto rispettare il piano triennale di assunzioni previsto dal primo provvedimento finanziario dell’estate del 2011.

Infatti, negli ultimi travagliati mesi del governo Berlusconi, il ministro Gelmini raggiunse con le più importanti organizzazioni sindacali un’intesa per la definizione di un piano triennale per l’assunzione a tempo indeterminato di personale docente, educativo ed Ata, per gli anni (solari) 2011-2013, sulla base dei posti vacanti e disponibili in ciascun anno, delle relative cessazioni e degli effetti della riforma dei cicli scolastici. 



Il piano triennale del ministro Gelmini perseguiva dichiaratamente il duplice scopo di garantire la continuità nell’erogazione del servizio scolastico ed educativo e il maggiore grado possibile di certezza e di stabilità nella pianificazione degli organici della scuola. In altre parole, il ministro Gelmini continuava le sue iniziative di riduzione della precarietà del personale scolastico, che erano iniziate con il blocco dell’insorgere di nuovo precariato attraverso le Ssis e che erano proseguite con la ferma resistenza ad ogni iniziativa parlamentare di riapertura delle graduatorie ad esaurimento e con la definizione di una nuova disciplina della formazione iniziale degli insegnanti.

Dopo un serrato confronto con le organizzazioni sindacali, concluso con un accordo firmato da tutti, ad eccezione di una sola sigla, il ministro Gelmini fu abile a negoziare il piano triennale di assunzioni, dimostrando che l’immissione in ruolo del precariato ricorrente, identificabile con le supplenze annuali, assicurava il rispetto del criterio dell’invarianza finanziaria. 

Il suo decreto del 3 agosto 2011 prevedeva che per l’anno scolastico 2013/2014 si sarebbero resi vacanti e disponibili 22mila posti di personale docente ed educativo e 7mila posti di personale Ata. 

Pur tenendo conto dell’inasprimento delle regole per l’accesso alla pensione, a seguito della riforma Fornero, è evidente che i numeri annunciati dal ministro Carrozza siano considerati insufficienti dalle stesse organizzazioni sindacali, che avevano investito tanto sul piano triennale della Gelmini. Limitare le immissioni in ruolo al numero dei pensionamenti contraddice la finalità del piano triennale Gelmini di ridurre il precariato della scuola, attraverso la riduzione degli incarichi annuali, ad invarianza di spesa pubblica. È quindi corretta la posizione di chi propone la definizione di un nuovo piano di immissioni in ruolo o la proroga di quello del 2011.

Il secondo motivo di insoddisfazione per le immissioni in ruolo di quest’anno è che le stesse possono risultare beffarde per coloro che si sono cimentati nel concorso bandito dall’ex ministro Profumo, presentato come simbolo di novità meritocratica per il mondo della scuola. 

è vero che ai vincitori di questo concorso sono riservati il 50 per cento dei posti disponibili nelle diverse classi di concorso vacanti in ambito regionale. Tuttavia, per le nuove immissioni in ruolo dei prossimi giorni si utilizzeranno le graduatorie risultanti dal nuovo concorso solo se saranno definitive entro il 31 agosto. 

Seppur vincitori, coloro che concluderanno incolpevolmente le prove concorsuali dopo il 31 agosto dovranno aspettare (e sperare) nelle immissioni in ruolo dell’anno prossimo. Non c’è quindi da stupirsi se i candidati che hanno confidato nelle assunzioni in ruolo di quest’anno possano esprimere qualche giudizio non proprio positivo sulla procedura concorsuale affrontata. 

Invece, sarebbero da rivedere i motivi delle tante critiche rivolte all’operato del ministro Gelmini. Insomma: il tempo è sempre galantuomo. 

Leggi anche

SCUOLA/ Ben venga lo "svarione" delle 36 ore (se serve a cambiare tutto)SCUOLA/ Se il nuovo piano di Renzi dimentica le riforme a costo zeroSCUOLA/ I quattro pilastri che aspettano le riforme di Renzi