In questi giorni “caldissimi” di permanente fibrillazione politica per il governo del nostro Paese e, nel contempo, di importanti notizie di caratura internazionale, è passata del tutto inosservata alla maggior parte dell’opinione pubblica la risposta del Ministro Carrozza al Question time del 24 luglio 2013, benché riportata da alcune agenzie di stampa. L’Interrogazione a risposta immediata proposta dall’on. Centemero (Pdl) in tema di “Iniziative per l’erogazione delle risorse previste per il 2013 a favore delle scuole paritarie e politiche di supporto ed implementazione del sistema nazionale integrato d’istruzione”, ha avuto comunque il merito di cercare di richiamare l’attenzione su un argomento – quello della libertà di scelta educativa – che dopo il referendum di Bologna è stato immediatamente accantonato, come se le tante, autorevoli e spesso inaspettate prese di posizione a favore della parità scolastica non avessero segnato la necessità e la possibilità di uno sviluppo su questo tema.
E questo al termine di un anno scolastico fortemente caratterizzato dalle conseguenze della crisi economica, in cui le scuole paritarie si trovano in affanno come non mai, sia per un tangibile calo delle iscrizioni (in particolare, nel segmento delle secondarie di secondo grado), sia per gli sciagurati ritardi nell’assegnazione delle risorse per il 2013. Il Mef, infatti, in base al decreto n. 174/2012, ha “congelato” 80 milioni di euro attingendo ai 223 assegnati nell’ultima Legge di Stabilità alle Regioni per il sostegno a queste scuole, in attesa che le Regioni stesse provvedano alla riduzione dei costi della politica. E questo pare già un’assurdità.
Come se non bastasse, poi, nella Legge di stabilità 2014 è stato previsto uno stanziamento di soli 270 milioni di euro invece di 536 milioni del fondo originario (già esiguo ma quantomeno indispensabile per sopravvivere) assegnati sul capitolo delle scuole non statali. Inutile ripetere che le difficoltà delle scuole paritarie – e una loro eventuale e non remota possibilità di chiusura – si trasformano immediatamente in un danno enorme per lo Stato; inutile, perché a fronte del riconoscimento quasi unanime (a eccezione di Sel e M5S) del valore economico, sociale e culturale delle scuole paritarie, tuttavia si è continuato a trattarle come la Cenerentola del sistema nazionale di istruzione, che a sua volta è già la Cenerentola degli interessi nazionali…
Alla domanda dell’on Centemero, dunque, “su cosa il ministro intenda attuare nell’immediato“, non solo in ordine “ad una politica emergenziale per la scuola, ma anche a una ad ampio raggio, per sostenere le istituzioni scolastiche paritarie, comunali e private, che rappresentano il 12 per cento delle scuole italiane”, la risposta è stata forte e chiara, e vale la pena farla conoscere nel dettaglio. Sul tema dei fondi “congelati”, il ministro ha infatti riconosciuto gli inconvenienti che un ritardo nell’erogazione dei finanziamenti possono comportare nella gestione delle scuole e ha precisato che “è in corso, dallo scorso maggio, un confronto con il Ministero dell’economia e delle finanze, in esito al quale si conta di raggiungere una soluzione condivisa che permetta di ultimare l’iter di definizione del decreto interministeriale per la ripartizione dello stanziamento”.
Ma, soprattutto, ha espresso la “consapevolezza dell’importanza delle scuole paritarie in un sistema integrato di istruzione, che assicura la libertà di scelta da parte delle famiglie all’educazione scolastica dei propri figli, e del fatto che tali scuole, soprattutto in alcune zone del Paese, svolgono un ruolo fondamentale, sussidiario rispetto all’offerta della scuola”. Ed è per questo che il Ministro, in conclusione della sua risposta, ha dichiarato la necessità di giungere quanto prima a una “stabilizzazione dei finanziamenti a sostegno delle scuole paritarie, attraverso un meccanismo di copertura permanente del citato capitolo di bilancio n. 1299, che attualmente impone ogni anno di trovare una nuova copertura”.
Si tratta di affermazioni di grande importanza, soprattutto se consideriamo che provengono da un ministro che appartiene a un’area politica che fino a qualche tempo fa aveva fatto del centralismo scolastico “un valore non negoziabile”. È una dimostrazione ulteriore del fatto che i tempi sono cambiati – e con essi anche le sensibilità – e dunque sono maturi per il varo di quei provvedimenti che permettano anche al nostro Paese di adottare un sistema pluralistico di formazione e d’istruzione analogo a quello della maggior parte degli altri Paesi europei.
Speriamo che non si tratti solo di una boutade estiva e che il caldissimo sole di questo periodo non bruci ogni buona intenzione, lasciando ancora una volta le scuole paritarie, e con esse tante famiglie, con un pugno di cenere nelle mani.