Il ministro Carrozza sta affrontando giorno dopo giorno le questioni che la scuola le pone e lo fa con grande realismo e positività, evidenziando come non vi siano drammi dentro la scuola, ma solo problemi affrontabili. Lo ha fatto con la questione degli edifici scolastici, lo ha ribadito con le “classi pollaio”, e poi con la questione degli alunni stranieri. In tutti i casi ha tranquillizzato le famiglie, i problemi ci sono ma saranno affrontati, e non con direttive del ministero, ma con interventi autonomi. Il ministro Carrozza è apprezzabile in questa sua opera di pompiere, che spegne i fuochi che altri accendono solo allo scopo di buttare la scuola nello sfascio. Ci voleva un ministro così; ma questo non fa altro che portare allo scoperto la vera emergenza che prima o poi il ministro Carrozza dovrà affrontare se crede veramente in quella sfida all’autonomia che sta lanciando.



La questione o meglio l’emergenza vera che questo inizio della scuola sta facendo venire alla luce e che il ministro sta provocando, non si capisce fino a che punto in modo voluto, è proprio quella dell’autonomia. Il ministro crede nell’autonomia, e di questo bisogna darle atto con una grande coerenza, ma deve rispondere a due domande, altrimenti il suo richiamo all’autonomia è puramente intenzionale.



La prima domanda riguarda il governo dell’autonomia. La scuola è nelle mani dei dirigenti scolastici, di fatto i consigli di istituto sono un governo fantoccio. C’è da chiedersi se sia questa la scuola dell’autonomia che vogliamo, una scuola del potere sempre più assoluto dei dirigenti scolastici? Se così fosse allora chiamiamola con il suo nome, la scuola del potere dei dirigenti. Questa non è autonomia, ma solo l’affermazione di una parte che decide di fare della scuola lo strumento della sua professionalità.

Si deve invece trovare una forma di gestione dell’autonomia che passi dalla fallimentare logica della partecipazione ad un sistema sussidiario che valorizzi tutte le presenze attive che contribuiscono positivamente alla vita di una scuola. Ci vuole un organismo di gestione del tutto nuovo, costituito da persone elette democraticamente e che si assumono la responsabilità di gestire la scuola valorizzando le diverse realtà che si impegnano per il bene di tutti. La novità dell’organismo sta nel fatto che dev’essere messo nelle condizioni di gestire realmente e non limitarsi ad esercitare una partecipazione alla vita della scuola.  



Così si farà una reale autonomia, se chi la gestisce promuove le energie positive che una scuola porta. 

La seconda domanda riguarda le scuole paritarie, per le quali vi è vera emergenza. Ormai non fa più notizia, ma ogni anno vi sono scuole paritarie che perdono iscritti o chiudono e non perché decada la qualità del loro servizio, ma unicamente per una ragione economica, per l’ingiusto trattamento che lo Stato riserva loro. Il ministro dovrebbe intervenire, e presto, a ristabilire un equilibrio  economico, ben sapendo che non vi sarà mai vera autonomia senza parità scolastica. Questo è decisivo perché una reale autonomia è possibile solo se la scuola (tutta) può gestire liberamente le sue risorse finanziarie e nello stesso tempo la scuola paritaria ha le risorse per poter rispondere al bisogno educativo che incontra. 

Aspettiamo parole e atti chiari in questa direzione, altrimenti dovremo considerare il ministro Carrozza come il ministro che affossando la parità scolastica ha ridotto l’autonomia a puro nominalismo.