Caro direttore,
è un anno scolastico che si avvia faticosamente tra venti di guerra, dove la paura del conflitto che incombe riduce di importanza le problematiche della scuola, quel “non aspettatevi molto” che il ministro Carrozza ha preannunciato a segnalare le difficoltà in cui versa. Una domanda quindi si apre forte dal mondo della scuola: che cosa significa iniziare il nuovo anno mentre sul Medio Oriente incombe una minaccia di guerra mondiale?
Come ha detto significativamente papa Francesco durante una recente messa in Santa Marta, “si può conoscere tutto, si può avere scienza di tutto e questa luce sulle cose. Ma la luce di Gesù è un’altra cosa. Non è una luce dell’ignoranza, no! E’ una luce di sapienza e di saggezza, ma è un’altra cosa che la luce del mondo. La luce che ci offre il mondo è una luce artificiale, forse forte – più forte è quella di Gesù, eh! – forte come un fuoco d’artificio, come un flash della fotografia. Invece, la luce di Gesù è una luce mite, è una luce tranquilla, è una luce di pace, è come la luce nella notte di Natale: senza pretese“. Una luce sulle cose nuova, questa è la luce che si può diffondere dentro la scuola, diversa da quella artificiale della fotografia, che riduce gli avvenimenti che incombono a fatti che ci sono estranei finché minacciano la nostra tranquillità. Guardare dalla scuola a questi venti di guerra può essere una occasione unica per imparare uno sguardo nuovo su tutto il reale, questa è la sfida che viene da questo inizio strano, un inizio che si fa largo dentro un mondo segnato dalla paura, dal timore che alla fine i Grandi della Terra essendosi spinti troppo avanti nelle pretese non riescano a fermarsi.
Il gesto di preghiera cui il Papa invita il 7 settembre non è per questo un puro gesto spiritualistico, ma l’educazione a vivere tutto nella certezza che vi è sempre una Presenza che agisce per il bene più forte di quella che tesse subdolamente il male.
La questione siriana non è solo una questione internazionale, un problema di politica dell’Onu, vi è una sfida che riguarda direttamente la scuola: se si è capaci di stare di fronte al dramma del Medio Oriente con una capacità di discernimento, sapendo “distinguere quando la luce è di Lui e quando è una luce artificiale, fatta dal nemico, per ingannarci“, allora si inizia davvero, perché si vede la realtà e se ne seguono le pieghe di verità. Se invece quella siriana è solo una notizia o qualcosa di lontano, di fatto si riprende un meccanismo, ma non si inizia, perché il cuore non si mette in gioco.
Per questo è decisivo in questo inizio d’anno della scuola come si guarda al Medio Oriente, da come si guarda, da come si prega, da come si domanda si vede se è già in gioco l’io, o se domina lo scetticismo dell’insegnante che sa già tutto e anche come le cose vanno a finire. Sentire proprio il grido del Papa o sentirlo come una news, interessante ma unicamente news, è la cartina tornasole che vi sia stato un nuovo inizio.