Al di là degli open day, dei laboratori orientanti (con i ragazzi, cioè, delle terze medie che partecipano a delle lezioni nelle scuole superiori), oltre anche le vetrine delle stesse scuole superiori, sono sempre più i genitori delle scuole medie che mi chiedono un appuntamento per sentire una parola di aiuto sulla scelta del proprio figlio.
Scelta non facile, lo sappiamo. Perché è a questa età, cioè a 13/14 anni, che i ragazzi determineranno per buona parte il proprio futuro. Non è la stessa cosa, infatti, scegliere un indirizzo invece di un altro. Ma per scegliere è necessario, da un lato, avere un minimo di chiarezza sulle proprie attitudini, passioni, conoscenze maturate, e, dall’altro, tenere un occhio sui possibili sbocchi occupazionali. Momenti, quindi, complicati.
Perché, tenendo a mente la delicatezza di questo passaggio nella vita dei nostri giovani, non proporre al ministro Carrozza, da parte di tanti operatori della scuola, di spostare a fine giugno le iscrizioni alla scuola superiore? Spiego la ratio.
È possibile, mi sono chiesto, che, nell’èra del digitale, la burocrazia segua ancora le proprie consuetudini, cioè l’elogio della lentezza? Parlo delle iscrizioni al prossimo anno scolastico, con la conferma, da parte del ministero, della scadenza del mese di febbraio (il 28).
Viene confermata anche la modalità on-line, lo scorso anno nei fatti seguita dal 70 per cento delle famiglie. Nel senso che ci furono molti che non sono riusciti, dal computer di casa, a terminare l’iscrizione secondo la nuova modalità, costringendo le segreterie delle scuole ad intervenire.
La decisione di febbraio non era scontata, per via dei dimensionamenti che hanno creato non poche difficoltà.
Sul sito del ministero la macchina ha già preso avvio, per l’orientamento alla scelta, in termini di informazioni e motivazioni. Soprattutto se le famiglie vanno a consultare il fascicolo della “scuola in chiaro”.
Resta la domanda: perché ancora febbraio, visto il largo uso dei sistemi informatici? Perché, poi, non spostare all’estate la gestione degli organici di diritto e di fatto, consentendo alle famiglie e ai ragazzi un tempo congruo per riflettere bene sulla scelta di scuola superiore?
Sei mesi di tempo aggiuntivo, dunque, potrebbero rappresentare un aiuto concreto, un modo per accompagnare, per quanto possibile, la maturazione di una decisione che segnerà comunque tutta la vita dei nostri ragazzi e delle loro famiglie.
La burocrazia, si è soliti dire, non è abituata a pensare, ma a riprodurre se stessa all’infinito, senza, possibilmente, alcuna modifica di procedura. La forza dell’abitudine. Dovrebbe essere la politica a dare le indicazioni, anche modificando stili e comportamenti. La politica, appunto. La grande assente?