Caro direttore,
anche con Renzi la protesta studentesca cerca il suo spazio e si fa sentire rivendicando come propria “la buona scuola” e “la grande bellezza”. 

Oggi (ieri, ndr) le piazze italiane sono state riempite di studenti che si sono allineati sotto slogan come la buona scuola o la grande bellezza siamo noi, con loro sono scesi in piazza anche se in piccola parte insegnanti arrabbiati mobilitati dai Cobas. Sono stati comunque gruppi minoritari a portare in piazza i manifestanti e in questo momento è difficile identificarne la collocazione, anche se la logica è chiara: la protesta per la protesta con annessa giustificazione ideologica, ma che siano di sinistra estrema o grillini o semplicemente incazzati è difficile dirlo. 



Comunque la si analizzi rimane una protesta senza prospettive, perché la sua logica è la stessa che contesta; è vecchia e sterile questa protesta, non perché riproponga  slogan consunti quale quello di voler svendere il pubblico ai privati, che è comunque del tutto falso se si legge la proposta di Renzi. E’ di tutt’altra natura la inincidenza di questa protesta, ed è che pensa di poter cambiare la scuola con una idea perfetta di scuola. 



E’ questa la vecchia e nuova ideologia con cui ci troviamo a confronto oggi dentro le aule scolastiche, una pressione da parte del governo e la stessa pressione da parte di chi scende in piazza, la pressione affinché si realizzi la scuola in base all’idea che ci si è fatta, alla buona idea o a quella bella di scuola. E’ precisamente questa, che vi sia una idea perfetta di scuola, la nuova ideologia che stanno diffondendo tra i giovani degli adulti che riprendono una vecchia mentalità, quella post-sessantottina, la convinzione che siano le idee a cambiare la realtà. 

Così ci si sta perdendo, e questo è grave dopo la speranza che il presidente del Consiglio ha acceso mettendo l’educazione tra le priorità del governo. In questo modo non si farà altro che tradirle, perché un’idea pur buona di scuola non è una priorità. C’è bisogno d’altro. Non ci servono le immagini perfette di scuola, come non ci serve protestare perché queste immagini perfette non le condividiamo, in quanto ne abbiamo altre altrettanto perfette! Noi che andiamo ogni giorno a scuola sappiamo che l’educazione è un’opera imperfetta che ogni giorno riparte da un’incompiutezza e sfida la realtà non poggiando su un’idea, ma con la forza di uno sguardo, quello di cui ognuno ha bisogno per percorrere la strada della conoscenza, la conquista di un rapporto tra lo studio e la vita, la verifica del fatto che studiare c’entri con il bisogno di essere felici. A Renzi, e a chi protesta contro di lui, rispondiamo in modo semplice: con la nostra incompiutezza quotidiana, con quel bisogno di pienezza di cui vibra il compito dell’educazione.



E’ in forza di questa incompiutezza che non vogliamo la buona scuola di Renzi, né la protesta per la grande bellezza sempre più decadente; è l’incompiutezza del cammino quotidiano dell’educazione, è l’incompiutezza dei programmi, del tempo che non è mai abbastanza, è questa incompiutezza che rende una conquista il cercare la risposta alle domande che il cuore avverte e la ragione asseconda. Il bello della scuola è proprio questo, fare i conti con quello che manca e da lì riprendere ogni giorno l’avventura della libertà. La questione seria della scuola è che vi sia più libertà, più autonomia e vera parità. Solo per questo io scenderei in piazza subito, solo per questo, di meno di questo non va la pena.