Caro direttore,
Qualche tempo fa l’Università Ca’ Foscari ha annullato, per assenza di candidati, il primo corso Clil da 60 CFU organizzato in Italia. All’Università il Miur aveva assegnato 100 posti, con 20 iscrizioni il corso sarebbe partito. Penso che il tentativo di Ca’ Foscari sia in realtà stato un utile e voluto ballon d’essai, un chiaro segnale ai nostri legislatori. Ci tornerò dopo.
Nel 2012 con il decreto n. 142 vengono istituti i corsi di perfezionamento per l’insegnamento di una materia disciplinare in metodologia Clil. La norma prevede una intensità di 60 CFU, 15 mesi circa tra frequenza e tirocinio. I candidati devono essere abilitati e certificati per la lingua straniera al livello C. Il costo è interamente a carico dello studente, Venezia aveva chiesto circa 2.700 euro.
Già allora segnalai ai competenti organi l’incongruenza del percorso adottato rispetto al resto d’Europa. Nessun altro stato membro prevede un percorso formativo di tale intensità. La durata media dei corsi per i colleghi comunitari è di 4 mesi. In Germania ed in Olanda non sono nemmeno previsti, con certificazione ed abilitazione si parte, il materiale formativo e di supporto viene poi messo a disposizione online.
Fatta la legge, un anno dopo, attraverso una serie di norme transitorie spinte dall’emergenza nazionale Clil, il Miur istituiva i corsi di perfezionamento riservati ai soli insegnanti in servizio.
Questi corsi hanno durata notevolmente inferiore a quello ordinario (d’ora in poi, per brevità, chiamerò il corso della 142 “ordinario”), 20 CFU contro 60. I nuovi corsi prevedono inoltre ampie deroghe sulle competenze linguistiche e sono a carico dello Stato che spende circa 400 euro per ogni studente. Da questi corsi i neo-abilitati in attesa di scorrimento di graduatoria, non essendo “in servizio”, vengono esclusi.
Avviati i corsi riservati la platea dei potenziali candidati ai corsi ordinari si è ristretta. In sostanza il corso ordinario si rivolge al neo-abilitato in possesso della certificazione linguistica di livello C1 o C2. Si tratta in sostanza di tutti gli abilitati Tfa e dei vincitori di concorso a cattedra in attesa di nomina. Una popolazione per lo più giovane dove, per un puro fatto anagrafico e di “stili di vita”, si dovrebbe riscontrare una maggiore incidenza di certificati a livello C. Per intenderci è la generazione Erasmus, che ha fatto stages in università estere, che ha seguito corsi disciplinari in lingua, non solo all’estero, ma anche presso alcune facoltà italiane.
In sintesi:
Per gli insegnanti in servizio è previsto un corso “riservato” di 4 mesi dove si accede, gratuitamente, anche con il livello B.
Per i neo-abilitati, un corso ordinario di 15 mesi, che costa allo studente 2.700 euro e richiede tassativamente il livello C.
Il corso ordinario risulta essere pertanto quasi offensivo nei confronti dell’unico destinatario rimasto, ovvero il neo abilitato certificato C. Non è infatti pensabile chiedere un impegno di 15 mesi e 2.700 euro a chi ha appena speso un anno del suo tempo e 2.500 euro per abilitarsi attraverso i Tfa.
Torniamo ora a Ca’ Foscari ed al suo abortito corso ordinario.
La prestigiosa Università Ca’ Foscari è stata una pioniera del Clil in Italia e organizzava corsi di formazione per insegnanti già prima del 2012. Guarda caso i corsi di allora duravano 4 mesi, venivano condotti online e costavano circa 400 euro, erano insomma perfettamente allineati alle best practices consolidate del resto d’Europa. Aggiungo che anche i nostri “riservati”, fatta eccezione per le deroghe linguistiche, sono allineati agli standard comunitari. Nel 2012 l’Università di Venezia ha dovuto rinunciare a questi corsi in quanto “non più allineati alla normativa nazionale”.
L’Università di Milano, da quanto mi risulta, ha rinunciato ad organizzare corsi ordinari. Non ho trovato traccia di altri corsi ordinari in preparazione.
Sto descrivendo un clamoroso ed ampiamente annunciato fallimento i cui danni, se non verranno posti immediati correttivi per includere tutti gli abilitati certificati, si moltiplicheranno negli anni con gravissime conseguenze sull’insegnamento disciplinare in lingua straniera. Con buona pace di quello che era stato definito “il progetto più avanzato d’Europa”.
La mia proposta è semplice: abolire il corso ordinario, rendere ordinario il corso riservato,
Ammettere senza deroghe i neo-abilitati non in servizio certificati C1 e C2.
Sono certo che tutti i neo-abilitati qualificati sarebbero ben disposti a pagare di tasca loro i 400 euro che lo Stato attualmente versa alle università per il perfezionamento degli insegnanti in servizio, anche per quelli sotto-certificati.
Qualcuno mi dice che manca l’esperienza. Benissimo, rispondo, è previsto un esame finale? Allora, se non saranno idonei, bocciateli.
Pier Luca Toffano