Dopo una lunghissima fase di attese e di incertezze durata sette anni, è stata finalmente definita la nascita dei nuovi Centri provinciali con cui viene ridefinito l’assetto organizzativo e didattico dell’istruzione degli adulti (Cpia). 

La necessità di una svolta in questo settore, in cui il nostro paese è sistematicamente in coda alle classifiche europee, è riconosciuta da tutti, ma di fatto l’attuale organizzazione didattica dei corsi per adulti, soprattutto i corsi serali finalizzati al conseguimento del diploma di maturità tecnica e/o professionale, mantiene tutte le rigidità imposte dalla scuola del mattino sul piano dell’organizzazione dell’insegnamento e della valutazione, senza alcun riconoscimento delle conoscenze e delle competenze acquisite nei contesti di vita e di lavoro come avviene in gran parte degli altri Paesi europei. 



Con il nuovo ordinamento si dà invece vita a percorsi più flessibili, caratterizzati da una personalizzazione dei percorsi sulla base di un Patto formativo individuale, che costitusce la vera novità del nuovo ordinamento. Da questo punto di vista, l’istruzione degli adulti si pone come punto di riferimento del rinnovamento dell’intero sistema formativo. 



I percorsi di primo livello, organizzati dagli autonomi Centri per l’istruzione degli adulti, sono finalizzati al conseguimento del titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione e della certificazione attestante l’acquisizione delle competenze di cittadinanza previste dall’obbligo di istruzione.

I percorsi di secondo livello, erogati dalle istituzioni scolastiche del secondo ciclo, sono articolati in tre periodi didattici e sono finalizzati all’acquisizione del diploma di istruzione tecnica o professionale.

Infine, i Centri organizzano percorsi di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua italiana destinati agli adulti stranieri, finalizzati al conseguimento di un titolo attestante il raggiungimento di un livello di conoscenza della lingua italiana non inferiore al livello A2 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue elaborato dal Consiglio d’Europa. In tal modo i Centri divengono il soggetto fondamentale per l’ottenimento dei permessi di soggiorno, formalizzando ciò che avviene di fatto da qualche anno.



Il punto fondamentale del nuovo ordinamento sta dunque in una nuova “identità” del Centri provinciali, non più concepiti – come i vecchi Ctp – quali filiali di una scuola diurna, ma organizzati come autonomie specifiche poste a capo di reti territoriali di servizio, in modo da stabilire una connessione con il territorio in primo luogo con le autonomie locali, il mondo del lavoro e delle professioni.

La realizzazione di una simile fisionomia è straordinariamente complessa, poiché ogni centro – proprio in quanto è chiamato ad agire come rete di una serie di punti di erogazione di servizio e come nodo di un sistema territoriale ampio – esige la riconversione profonda delle professionalità che in esso agiscono.

I docenti debbono essere capaci di lavorare davvero in termini di personalizzazione, riconoscimento  e certificazione di crediti; essere disponibili alla massima flessibilità organizzativa; collaborare con colleghi di altre tipologie scolastiche per costruire piani formativi condivisi.

Ma nell’immediato la priorità è data dalle caratteristiche che debbono avere i dirigenti che si troveranno a capo di strutture molto estese territorialmente e chiamate a raccordarsi con una pluralità anche molto diversificata di enti, soggetti, associazioni. In particolare, le sperimentazioni in atto in questi ultimi anni hanno dimostrato la difficoltà del rapporto tra primo e secondo ciclo di istruzione.

Attitudini organizzative e relazionali, competenza didattica, propensione alla delega e capacità di leadership del dirigente appaiono come condizioni indispensabili per un avvio positivo delle nuove strutture. Tali caratteristiche, di non facile reperimento, dovrebbero essere attentamente esplorate in sede di attribuzione degli incarichi dirigenziali e seguite con attenzione nel loro sviluppo in itinere.

A questo riguardo, la presidenza dell’Andis Lombardia ha spedito una lettera al direttore regionale in cui si richiedono alcune misure da prendere con urgenza che vanno in questa direzione:

A.  Chiedere a tutti i dirigenti già in servizio una segnalazione di disponibilità all’assunzione dell’incarico di dirigente di Cpia

B.  Chiedere quindi, qualora le risposte  non  fossero  sufficienti a coprire le sedi vacanti, un’analoga disponibilità tra i vincitori di concorso di imminente individuazione.

C.  Predisporre uno specifico percorso di formazione che da un lato migliori le conoscenze tecniche degli aspiranti, dall’altro contribuisca alla costruzione di una vera e propria comunità di pratiche per affrontare in maniera coerente le necessità didattiche, gestionali, amministrative e di rapporto con le istituzioni (l’Usr, la Regione, gli enti locali, il ministero degli Interni) e le varie forme di associazionismo che si occupano di formazione degli adulti, in particolare stranieri.

Il presupposto è che la direzione regionale assuma fino in fondo le sue prerogative in materia di incarico dei dirigenti e pervenga, nel contratto individuale degli obiettivi, ad una definizione fondata sulle finalità esplicitate dalla normativa e sull’analisi dei bisogni del territorio svolta dall’incaricato; quindi ad un monitoraggio continuativo che segnali in tempo reale le diverse problematiche che si presenteranno in prima applicazione. In questo compito, potrebbe essere prezioso anche il supporto degli organismi (cabina di regia con la presenza delle parti sociali, Comitato tecnico) che sono stati previsti nella strutturazione del progetto assistito presentato in via sperimentale dalla Rete dei Ctp di Milano e che sarebbe un peccato non utilizzare nella fase di avvio dei Cpia a livello regionale.

Niente di rivoluzionario in queste richieste, che andrebbero ovviamente concordata in sede tecnica con le organizzazioni sindacali, ma la presa d’atto – che dovrebbe essere di puro buon senso – della novità assoluta delle istituzioni che si stanno formando e della delicatezza dei compiti ad esse assegnate

Le reazioni della direzione regionale sono state di interesse, ora attendiamo iniziative concrete.