“Strumento fondamentale per la rinascita del nostro Paese“: così ha definito la scuola il nuovo presidente del Consiglio, Matteo Renzi, durante il suo discorso al Senato. Non possiamo che condividere tale valutazione ed esserne lieti.
Riteniamo si riferisse a tutta la scuola italiana e non solo a quella statale. Ci permettiamo, per questo, di richiamare l’attenzione su alcune gravi ingiustizie che riguardano il mondo della scuola.
1. Il 12% degli studenti italiani frequenta una scuola paritaria. Le famiglie che scelgono la paritaria pagano la scuola due volte: con le imposte e con la retta. È una grave e insopportabile ingiustizia, ancora presente solo in Italia e in Grecia. Il Governo introduca finalmente la detraibilità dalle imposte delle rette scolastiche pagate dalle famiglie, fissando un tetto di spesa ammissibile (la detraibilità al 19% di una spesa massima di 2mila euro ad alunno, ad esempio, comporterebbe allo Stato una minore entrata di circa 300 milioni; le agevolazioni fiscali attualmente vigenti in Italia comportano complessivamente una minore entrata di circa 80 miliardi di euro all’anno). Come noto, l’attuale Testo Unico sulle imposte dirette prevede già la detraibilità delle spese scolastiche, ma solo per la frequenza di corsi “di istruzione secondaria e universitaria” e, quel che è più grave, solo nella misura “non superiore a quella stabilita per le tasse e i contributi degli istituti statali“(articolo 15, comma 1 lettera e dpr 917/1986).
Si tratta di una evidente presa in giro: le tasse per la scuola statale, dovute solo per gli ultimi due anni di scuola superiore, ammontano a 21,17 euro, per cui di fatto la detraibilità attualmente prevista non ha alcun valore. Le famiglie che scelgono una scuola paritaria, di qualsiasi ordine e grado, devono potersi detrarre dalle imposte il costo della retta. Come accade per le spese sanitarie, per quelle veterinarie, per quelle sportive, …per quelle spese cioè ritenute socialmente rilevanti (ma la scuola non lo è ?!).
2. In materia fiscale le scuole statali sono esentate dal pagamento di numerose imposte e tasse. Chiediamo che la scuola paritaria venga trattata come la scuola statale con riferimento all’Imu e alla Tari (la nuova tassa rifiuti). Per l’Imu si chiede di estendere ai locali occupati dalle scuole paritarie la stessa esenzione prevista per le scuole statali. In materia di Tari si propone di estendere anche alle paritarie il criterio di calcolo della tassa (in base agli alunni e non ai metri quadri occupati) utilizzato per la scuola statale. Attualmente vige infatti un’inaccettabile discriminazione, come se gli alunni della paritaria producessero più rifiuti degli alunni della statale…
Il sistema di welfare del futuro non potrà certamente essere “statalista” e assistenzialista come quello che l’Italia e tutta l’Europa hanno conosciuto nel secolo scorso. La strada “obbligata” è quella della sussidiarietà e del protagonismo dei soggetti sociali. In questa prospettiva, si avvii almeno il superamento delle gravi discriminazioni ancora presenti nel nostro paese.