Dirigere una scuola, oggi, è impresa insieme affascinante per la ricchezza delle relazioni umane e degli spazi di educazione che la costituiscono, ma anche complessa e, oggi, drammatica, per i tanti vincoli che la incatenano. Dirigere è il tentativo quotidiano di “presidiare”, appunto, insieme a chi ha a cuore una reale esperienza educativa (docenti, famiglie, operatori), spazi di libertà di insegnamento, di progettualità, di proposta; e, quindi, quella di poter disporre di pochi, ma efficaci, strumenti (normativi, finanziari, organizzativi) per dare spazio e sostegno a queste soggettività e queste libertà. 



La scuola, statale e non, attraversata da riforme, tentativi mancati, movimenti e rigidezze ideologiche, è rimasta, infatti, uno dei presìdi dove i nostri giovani possono incontrare una strada per il loro cammino attraverso proposte piene di ragioni adeguate. Diceva Pier Paolo Pasolini: “Se qualcuno ti ha educato non può averlo fatto che col suo essere, non con le sue parole”. A scuola la comunicazione e la testimonianza di sé dell’adulto, attraverso l’insegnamento della propria disciplina, il suo modo di guidare un istituto, il gesto di una compagnia gratuita, possono essere per il giovane la modalità per essere introdotti al senso stesso dell’esistenza. Non solo nozioni, ma anche, e soprattutto, orientamenti, insegnamenti fondamentali, criteri per interpretare l’esistenza e il delicato passaggio al mondo della vita attiva. 



Proprio per questo, nel momento del suo insediamento, chiediamo al ministro dell’Istruzione innanzitutto di entrare con questo “sguardo” a leggere la domanda di bene che emerge dalle nostre scuole, per lasciarsi da essa guidare e com-muovere.

Sono tre compiti che la società affida alla scuola: offrire opportunità di incontro con la cultura di cui si sostanzia la vita del popolo e della comunità; valorizzare le attitudini ed il talento di ciascuno (studenti, insegnanti, dirigenti); favorire strumenti conoscitivi necessari per potersi orientare al lavoro e all’università.



E la libertà di educare è il principio con cui, a qualunque livello decisionale, agire.

Il passaggio ad un sistema pubblico di istruzione meno ingessato e quindi più libero, meno centralistico, autenticamente paritario e capace di offrire percorsi personalizzati, è, oggi, la necessità: lo chiedono le famiglie, lo chiedono i giovani, lo chiede l’Europa. Lo chiedono, soprattutto, le esperienze di scuola autonoma e di qualità che già sono in atto in Italia e che devono essere sostenute affinché questi esempi e modelli possano diffondersi e diventare praticabili. È necessario, oggi più che mai, dare alle istituzioni scolastiche statali e paritarie tutti gli strumenti per diventare, nel concreto, spazi di libertà educativa dove agiscano soggetti, singoli, in rete o per progetti, significativi ed esemplari.  

In tale direzione il contributo che il preside potrà dare alla libertà dei soggetti nelle singole scuole per realizzare una moderna ed efficace direzione si realizzerà solamente con l’attuazione di alcuni provvedimenti indispensabili.

1. Piena autonomia degli istituti scolastici e libertà di scelta educativa per le famiglie − L’autonomia della scuola è lo strumento perché siano salvaguardati ed incrementati momenti di educazione. Cominciando, ad esempio dall’autonomia finanziaria con l’assegnazione annuale di un budget complessivo, a tutte le scuole statali e non statali, su parametri fissi omnicomprensivi senza vincoli di destinazione con il quale ogni scuola provveda alla realizzazione dell’offerta formativa, con un severo controllo annuale sull’utilizzo delle risorse assegnate.

2. Dirigenti come veri professionisti − Riprendere una seria politica di assunzione di dirigenti scolastici, attuando, nell’immediato, un reclutamento per la copertura dei posti da dirigente scoperti, scorrendo le attuali graduatorie regionali e garantire, successivamente, regolari fasi di  reclutamento e di successiva formazione, con un anno di prova al termine del quale verificare l’attitudine della persona alla direzione di una scuola e prepararsi poi ad modello di reclutamento diretto da parte di ciascuna istituzione scolastica autonoma, come avviene in molti Paesi del nord Europa. Nel breve periodo è necessario eliminare l’enorme numero di scuole in reggenza (attualmente circa 1.200 istituti scolastici) dando stabilità di direzione alle scuole.

3. Attento dimensionamento degli istituti scolastici − Stabilizzare il dimensionamento degli istituti e scolastici attorno al numero di  900 alunni per salvaguardare una direzione educativa delle comunità scolastiche, contrastando la tendenza ad identificare la direzione di scuole con i modelli della dirigenza degli altri uffici dell’amministrazione pubblica.

4. Potenziamento del rapporto scuola-lavoro per il II ciclo − Sostenere forme di apprendistato, di alternanza scuola e lavoro con durata significativa per ciascun a.s. in istituti tecnici e professionali, l’obbligo alle aziende per stages di tirocinio formativo con corrispondenti agevolazioni fiscali e prevedere un fondo nazionale imprese-scuole.

5. Valutazione esterna delle scuole − Senza valutare quel che si fa è impossibile migliorare. Le più recenti ricerche mostrano che i Paesi nei quali si rilevano livelli di apprendimento più elevati, dove il tasso di dispersione scolastica è più basso ed il tasso di occupazione più elevato e, in generale, dove la qualità del sistema formativo è migliore sono quelli in cui le scuole godono di ampia autonomia e vi sono consolidati processi di valutazione di sistema. L’azione del valutare rappresenta, dunque, uno strumento per favorire, nelle scuole, esperienze di educazione alla libertà ed alla responsabilità, di tutti e di ciascuno. 

L’emanazione del D.P.R. 28 marzo 2013 n. 80 “Regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione” costituisce oggi una buona opportunità per chi è realmente interessato a costruire percorsi di valutazione, nel confronto, anche, con i corrispondenti modelli scolastici europei ed internazionali.

6. Valorizzazione del contributo delle associazioni prof.li e delle realtà culturali ed educative − L’espressione libera dei soggetti nella scuola italiana si realizza anche sostenendo il protagonismo ed il coinvolgimento nei tavoli di lavoro ministeriali e regionali delle associazioni professionali e delle libere aggregazioni culturali, di cui è ricco il mondo scolastico, che rappresentano idealità, creatività e raccordo capillare con le componenti scolastiche.

Progettare lo sviluppo del sistema scuola significa in sintesi ripensare come immaginare l’incremento di quel “capitale” prezioso che è l’umano: il capitale umano. È una questione decisiva. Ed è una responsabilità di tutti. Diceva Hannah Arendt: “l’educazione è il luogo dove capiamo se amiamo veramente il mondo al punto di assumercene la responsabilità”

Ministro, siamo disposti a questa responsabilità. Lei ci sta?

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