Di recente il Sole-24 Ore riportava ampiamente una notizia molto interessante per diversi motivi che cerco di spiegare brevemente. La questione riguarda l’esenzione per il pagamento dell’Imu delle scuole paritarie: un testo preparato dall’Economia che prevede la modifica dei parametri necessari a individuare chi deve pagare e chi invece è esentato nel “non profit”.
C’è infatti una bozza del decreto sulla dichiarazione per gli enti non commerciali accompagnata da istruzioni importanti, che non si limitano ad indicare solo come compilare il modello rispettando la scadenza del 30 giugno, ma riprendono il dibattito sui criteri di esenzione sui quali l’Unione Europea vigila attentamente, oserei dire con il fiato sul collo. Per quanto riguarda l’Istruzione, nella bozza si introduce un parametro molto, molto interessante che è quello del “costo medio per studente”. Per chi non lo sapesse le attività didattiche in Italia si possono definire “non commerciali” quindi meritevoli di esenzione, a patto che forniscano un servizio “a titolo gratuito” o con rette “simboliche”. Qui sta il punto innovativo: per offrire un parametro più oggettivo, le bozze del nuovo decreto prevedono il confronto tra le rette medie chieste alle famiglie e il “costo medio per studente”, un dato che il ministero dell’Istruzione colloca sopra i 7.600 euro annui. Quindi quando le tariffe/rette delle scuole paritarie sono inferiori a questo dato l’attività di queste scuole non è definita commerciale e quindi scatta l’esenzione. Per completezza occorre dire inoltre che la formazione professionale è per sua natura “non commerciale” dunque esente perché finanziata da enti pubblici.
Alcune considerazioni e una richiesta.
Questo decreto è un passo avanti non solo da un punto di vista “fiscale”, ma prima di tutto culturale e le nostre associazioni in prima linea ai tavoli ministeriali lo sanno benissimo. Dietro questa modifica chiarificatrice di una lunga vicenda discriminante nei riguardi delle scuole pubbliche paritarie c’è il lavoro di una Commissione ministeriale che esattamente si chiama “Gruppo di lavoro per il supporto alla parità scolastica” istituito con DM n. 19 del 25 luglio 2013 che ha origine con il ministro Gelmini, venne riproposto dal ministro Profumo e confermato dal ministro Carrozza. È un tavolo di lavoro che vede le maggiori associazioni di categoria della scuola paritaria lavorare insieme con i dirigenti del Miur e nel caso ultimo con il sottosegretario Toccafondi.
Quindi la proposta del “costo medio” è una proposta fatta a quel tavolo, discussa e portata avanti dagli uffici ministeriali incaricati. Non è cosa da poco in questi tempi in cui tutto sembra messo in discussione, quando va bene, altrimenti viene imboscato in qualche cassetto.
Parlare di “costo medio” significa culturalmente riaprire il confronto nel sistema scolastico tra diverse offerte formative, riparlare di razionalizzazione delle spese, spending revew, introdurre parametri per possibili detrazioni fiscali a favore delle famiglie di scuole paritarie.
La richiesta è forse ovvia, speriamo che l’iter venga portato a termine e quindi non subisca intoppi dovuti al cambio di Governo. Noi tutti del mondo associativo siamo convinti che ciò non avverrà, il nostro compito infatti è si di elaborare proposte ma anche quello di vigilare. E noi lo facciamo molto volentieri.
Mi piacerebbe assegnare, come genitore, una volta tanto dei compiti “a casa”, prima di tutto al nuovo ministro Giannini: riconfermi quel “Gruppo di lavoro per il supporto alla parità scolastica”, non interrompa la tradizione. Poi al ministro dell’Economia, Padoan, pregandolo di dare seguito definitivo alla bozza del decreto sulla dichiarazione per gli enti non commerciali, chiudendo un capitolo delicato aperto da troppo tempo.
Ed infine al presidente del Consiglio, Renzi, chiediamo lo svolgimento di un tema, il titolo è “L’educazione che si dà nelle scuole è motore dello sviluppo”. Sono parole sue, pronunciate nell’aula del Senato quando ha chiesto la fiducia per poter governare.
Noi genitori le condividiamo, convinti che l’educazione non è fatto privato ma bene pubblico, investimento per tutta la società.
I miei migliori auguri di buon lavoro.