Si è concluso lo scorso fine settimana il 22esimo convegno nazionale di Disal, associazione professionale di dirigenti di scuola statali e paritarie, sul tema “La scuola efficace. Dirigere la valutazione per migliorare”. 150 dirigenti provenienti da tutta Italia e molti relatori di riguardo, da anna Maria Ajello (Invalsi) a Piero Cipolone (Banca mondiale), ad Andreas Schleicher (Ocse). Il preside oggi – spiega a ilsussidiario.net Ezio Delfino, presidente di Disal – “deve presidiare, appunto, insieme a chi ha a cuore una reale esperienza educativa (docenti, famiglie, operatori), gli spazi di libertà di insegnamento” che ci sono nella scuola e che i suoi professionisti, i docenti, sanno creare; ma per farlo la valutazione è imprescindibile. Con buona pace di tutti suopi nemici.
Delfino, per cosa vale la pena oggi fare il preside?
Dirigere una scuola, oggi, è impresa insieme affascinante per la ricchezza delle relazioni umane degli spazi di educazione che la costituiscono, ma anche complessa e difficile per i tanti vincoli che la incatenano. Dirigere è il tentativo quotidiano di “presidiare”, appunto, insieme a chi ha a cuore una reale esperienza educativa (docenti, famiglie, operatori), spazi di libertà di insegnamento, di progettualità, di proposta.
Sia nello Stato che al di fuori di esso?
Ma certo. La scuola, statale e non, attraversata da riforme, tentativi mancati, movimenti e rigidezze ideologiche, è rimasta, infatti, uno dei presìdi dove i nostri giovani possono incontrare un’ipotesi per il loro cammino attraverso proposte didattiche piene di ragioni adeguate. E questo lo sfondo che ha mosso così tanti dirigenti scolastici ad incontrarsi per una tre giorni di lavoro.
“La scuola efficace. Dirigere la valutazione per migliorare”: perché la scelta di questo titolo?
Mettere a tema la valutazione di un sistema, ci ha ricordato al convegno Bernard Scholtz, presidente della Compagnia delle opere, nella sua relazione “Valutare il merito: contributo al bene comune”, è mettere a tema il senso, l’orizzonte, lo scopo per cui si agisce. E la scuola è il luogo dove quotidianamente accade la comunicazione e la testimonianza di sé dell’adulto, attraverso l’insegnamento della propria disciplina e il suo modo di guidare un istituto. A seconda di come questi sono vissuti, possono rappresentare per il giovane la modalità con cui essere introdotto innanzitutto alla ricerca ed quindi al senso stesso dell’esistenza. Valutare una scuola significa quindi introdursi e orientarsi alla ricerca dello scopo dell’azione formativa.
C’è stata divergenza o identità di vedute?
Il convegno ha evidenziato, nell’affronto dei temi della “scuola efficace” e della valutazione di sistema, una straordinaria unitarietà di approccio tra i diversi intervenuti: esperti del mondo accademico, rappresentanti del mondo istituzionale, presidi dell’associazione.
Qual è il vostro criterio ispiratore?
Quello dell’esperienza. A scuola solo ciò che è vagliato con gli strumenti e le metodologie opportune e paragonato con lo scopo per cui si agisce, può diventare esperienza, storia e, quindi, bene per tutti. Nel suo intervento Pietro Cipollone, direttore esecutivo della Banca Mondiale a Washington, ha richiamato i presenti a darsi “delle priorità, a cercare obiettivi misurabili, a valutare continuamente la propria azione”: mettere a tema la valutazione vuol dire focalizzare criteri, azioni, modelli per misurare, intercettare, giudicare le esperienze che avvengono a scuola, proprio per scoprire il valore dell’azione culturale e formativa che un istituto realizza.
E poi?
È questa azione del giudicare e trattenere il buono di ciò che accade (la relazione dell’economista Angelo Paletta si intitolava significativamente proprio “Render(si) conto: dalla valutazione di istituto al bilancio sociale”) a livello di singolo alunno, di consiglio di classe e di sistema che fa diventare esperienza, bilancio, l’apprendimento del singolo alunno, le progettazioni della singola scuola, la vita della comunità educativa.
Ma, nello specifico, in che modo la valutazione interessa il dirigente?
L’azione del valutare rappresenta uno strumento a disposizione di un dirigente scolastico per mettere in luce, sostenere, diffondere esperienze di educazione alla libertà ed alla responsabilità, di tutti e di ciascuno.
Si spieghi meglio.
Valutare e far scoprire il valore dell’azione culturale e formativa che una scuola realizza è una responsabilità propria di chi dirige. La forma della “rendicontazione sociale” può diventare un importantissimo strumento per far nascere nel territorio una nuova attenzione nei confronti della questione educativa, per contribuire ad un clima di lavoro più favorevole e positivo, ma anche per favorire un cambiamento di mentalità all’interno della stessa scuola: dal marketing (metto in mostra solo quello che funziona della mia scuola) all’individuazione degli obiettivi di miglioramento (utilizziamo insieme tutte le migliori potenzialità per rendere più efficace l’offerta formativa e permettere a tutti di lavorare meglio).
Quali sono gli aspetti più interessanti emersi dai lavori del convegno rispetto al tema della valutazione della scuola?
Studenti, insegnanti, scuole (e dirigenti) e sistema scolastico sono i quattro livelli su cui focalizzare l’attenzione. Attraverso tre fasi: larendicontazionedelle scuole sulla propria attività, sia nei confronti del governo centrale che delle famiglie; la rilettura ed miglioramento delle pratiche didattiche e valutative; l’individuazione diincentiviper “innescare” i processi di miglioramento e selezionare/motivare i docenti (carriera).
Quale opportunità offre alle scuole l’emanazione del DPR n. 80 del 28 marzo 2013 “Regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione”?
Costituisce oggi una buona opportunità per chi è realmente interessato a costruire percorsi di valutazione, nel confronto, anche, con i corrispondenti modelli scolastici europei ed internazionali. In questa fase occorre sostenere la disponibilità da parte delle scuole, dei docenti e dei dirigenti a farsi valutare, perché si appartiene ad un sistema ed il sistema deve poter valutare i soggetti che lo realizzano. Da questo punto di vista diventa necessario potenziare il lavoro svolto dall’Invalsi in questi anni a supporto dei percorsi di autovalutazione delle singole scuole e del sistema: una “infrastruttura” necessaria perché anche le scuole possano correre ad alta velocità. La presenza al convegno del nuovo presidente dell’Invalsi Anna Maria Ajello è stata significativa.
Qual è il valore di un’associazione di dirigenti scolastici come la vostra in rapporto al ministero, oggi?
Il nostro servizio alla politica è promuovere, condividere e favorire delle esperienze di scuola, di direzione innovativa, di progettazione che rispondano ai bisogni che si incontrano. Riscoprire il valore del fare scuola reimparandolo dall’esperienza. Insieme. Chiedendo a chi amministra la cosa pubblica di promuovere strumenti e risorse per sostenere la scuola che vive, realizzando un quadro normativo snello e potenziando l’autonomia anche finanziaria delle scuole, statali e paritarie.
Risposte dalla politica?
Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha dato sostegno e valore ai lavori del convegno con una lettera di saluto. “Il vostro ruolo” ci ha scritto il ministro “è un ruolo complesso, ma anche affascinante perché dirigere una scuola vuol dire non solo far fronte alle difficoltà quotidiane legate agli aspetti didattici e organizzativi, ma essere in grado di costruire insieme ai docenti, alle famiglie e al personale, il futuro dei nostri ragazzi come cittadini adulti consapevoli”.
E nel merito della valutazione?
Abbiamo accolto con interesse l’accenno del ministro a “puntare sul merito e valorizzarlo” e la sua intenzione di lavorare “alla messa in atto di un sistema di valutazione che sia in grado di premiare merito e professionalità in linea anche con gli standard europei”. Anche l’impegno del ministro, espresso nel suo saluto al convegno Disal, di voler “mappare le esperienze di eccellenza di scuola autonoma e di qualità perché diventino best practice e modelli di efficienza, funzionalità e professionalità per migliorare il nostro sistema scolastico” corrisponde ad un modello di costruzione “dal basso” del sistema di valutazione delle scuole e di un suo riconoscimento da parte di chi governa secondo un principio sussidiario che Disal non potrà non sostenere.