Nelle vetrine delle librerie occhieggia l’ultima fatica di Luigi Ballerini, scrittore prolifico per ragazzi. Ed è una colorata copertina verdeggiante quella che invita all’acquisto. Unitamente al titolo bizzarro e un po’ d’antan, La Signorina Euforbia, che richiama un’analogia con certi libri di Andrea Vitali quali Zia Antonia sapeva di menta.
Ballerini ha più volte sostenuto che non è lui che cerca le storie, ma sono le storie che gli vanno incontro. E spesso è così, perché i suoi lavori raccontano di situazioni reali, affreschi delle esperienze e dei travagli dei ragazzi d’oggi, situazioni che vengono guardate con bonomia e speranza, anche quando sono puntellate di giudizi precisi e puntuali. Ballerini, parlando di vita e di morte, di gioia e di sofferenza, di affetti e di amore, lascia sempre aperta una possibilità di cambiamento delle situazioni e dei protagonisti, dettata dalla fiducia che lui ha per ogni personaggio, sia esso in situazione serena o in combattimento con malesseri tormentosi. Non è un attaccamento all’happy end, è più un’offerta di possibilità, di ricostruzione del sé.
I libri di Ballerini non sono mai tragici né grondanti drammaticità nel tono, ma serie e profonde sono le situazioni narrate.
Questa volta le pagine de La Signorina Euforbia (Edizioni San Paolo) hanno in serbo una bella sorpresa. Già. Perché la storia narrata questa volta Ballerini è andata a scovarla nella fantasia, nell’immaginazione. In breve, ha virato verso la fiaba, una fiaba attuale, ma pur sempre fiaba. E mi viene spontaneo un paragone con il libro di Antonio Moresco Fiaba d’amore, una fiaba per adulti dove vita e morte convivono. La fiaba non è un genere minore della letteratura alta. È un contenitore che consente di sondare il mistero, l’avventura fuori da uno spazio ed un tempo definiti, senza contorni o steccati. Questo può sembrare un limite, in realtà consente di spaziare nella creazione di situazioni verosimili ma non incollate all’attualità, che esulano dalla cronaca.
E qui si misura l’autenticità di uno scrittore. Ballerini, in un contesto fiabesco non perde la sua cifra di levità, di ironia sorniona, di benevola stigmatizzazione di adulti un po’ pesanti che faticano a rispettare i ragazzini protagonisti delle storie.
In questa atmosfera fiabesca e atemporale si muovono personaggi stravaganti e plausibili nello stesso tempo. La Signorina Euforbia è una pasticcera decisamente strana, come è strana la sua pasticceria, ma Marta, ragazzina dodicenne, è reale con il suo affacciarsi alla vita nonostante il dolore per la perdita della madre abbia già bussato al suo cuore. Certo, ha un papà un po’ svagato ma buono e che le vuole bene e una nonna che la vorrebbe preservare dal mondo intero, diventando così pedante.
La pasticceria della Signorina Euforbia, che confeziona dolci su misura dei bisogni profondi dei clienti, sarà l’occasione per Marta di fare l’incontro con Matteo, un alunno di suo padre (insegnante), anzi l’alunno preferito da suo padre, nonostante Matteo sia un ragazzino che con la scuola e con le regole non va d’accordo. Insomma, non si sente apprezzato da compagni e adulti e vive l’inquietudine di non trovare un posto nel mondo. Il corso di pasticceria promosso dalla Signorina Euforbia li troverà uniti, unici allievi, in un’avventura che offrirà a Marta l’occasione di misurarsi con le sue forze e a Matteo di assaporare il dolce gusto di essere valorizzato. Ed entrambi sperimenteranno un sentimento di amicizia che permetterà loro di aprire reciprocamente il proprio cuore e dirsi i piccoli-grandi dolori e preoccupazioni che si sono tenuti dentro fino a quel momento. E anche la Signorina Euforbia, costretta allo sfratto, sarà aiutata dai due piccoli allievi, ma soprattutto riimparerà da loro la fiducia nella vita.
In un tempo come il nostro, in cui la crisi, economica, politica e sociale, mette alla prova le certezze di tutti noi, e soprattutto uno sguardo positivo su di sé e sugli altri, la fiaba-realtà di Ballerini suggerisce ai ragazzini di non pensare solamente al futuro come possibilità per sé. C’è un presente che va vissuto, qui ed ora, per non lasciarsi sfuggire le occasioni di costruzione della propria persona, i cambiamenti anche minimi che sostengono il senso positivo e prezioso della vita.
Viviamo oggi, sembra sussurrare Ballerini, non aspettiamo di essere grandi per conoscerci e poter essere protagonisti attivi.
Un libro gastronomico, in cui aleggiano profumi delicati e intensi di cannella, di zenzero, di menta, in cui entrano in bocca la dolcezza dello zucchero a velo, dei canditi, e l’amaro energizzante del cioccolato. Profumi e sapori della vita.
Forse, ma non solo, queste atmosfere calde e le nuvole di profumi, metaforici e reali, hanno contribuito a fare del libro di Ballerini uno dei tre finalisti al premio Andersen 2014, come miglior libro per la fascia 9/12 anni.
Le atmosfere calde che avvolgono i lettori sono l’epifania di uno scrittore che esercita il suo fascino con uno stile lieve e mai urlato, con linguaggio semplice ma preciso, con l’affetto per i suoi giovani lettori che trasuda dalle pagine ariose e avvolgenti.
Buona degustazione!