Ci stanno preparando un mondo nuovo che, per le masse condizionate dal quotidiano lavaggio del cervello, sembra essere niente male: è il famoso “mondo diverso fatto di sesso” della canzone. Si lavora un po’, tanto per non annoiarsi, poi via a fare sport o palestra tutti i giorni e, nel tempo libero dal tempo libero, sesso a volontà con tutti, indifferentemente, senza più preoccupazioni d’ogni sorta. 



A questo ci stanno abituando, a questo stanno avviando i nostri giovani. Nelle scuole adesso arrivano perfino i volontari della Croce Rossa Italiana a tenere conferenze sul preservativo, presentato come la panacea di tutti i mali. Educazione sessuale (o meglio, istruzioni per l’uso) candidamente sponsorizzata dalla Akuel. Fatelo pure, fatelo presto, fatelo quando vi va e con chi vi va, è il messaggio, ma prendete le dovute precauzioni. Cioè consumate preservativi a pacchi. Le ditte produttrici ringraziano sentitamente.



In questo clima di disinvolta deresponsabilizzazione, fa davvero un’impressione particolare la classica notizia in controtendenza. Una sedicenne di Piacenza, Angelica, resta incinta. Il suo ragazzo, Simone, ha 19 anni. E fin qui la notizia (che desumo da Repubblica) è solo nel fatto che i contraccettivi “non sempre funzionano” (vaglielo a spiegare ai volontari della Croce Rossa!).

La novità è che Angelica quel figlio ha voluto farlo nascere ad ogni costo e che il padre, Simone, è stato d’accordo con lei, non è fuggito, non si è tirato indietro, perché i suoi genitori gli hanno sempre insegnato che “bisogna essere capaci di prendersi le proprie responsabilità”. E questa è già davvero una bella, bellissima notizia. Angelica ha salvato suo figlio e ha salvato se stessa. Simone ha dimostrato di essere un uomo, una persona capace di “rispondere” coraggiosamente di fronte alle circostanze della vita, anzi, di fronte ad una vita che lo chiamava in causa (questa sua dichiarazione merita di essere citata: “Eravamo in due quando c’è stato il concepimento, saremo in due a tirare su il bambino”).



Va aggiunto che i due sono stati sostenuti dalle rispettive famiglie (non solo i genitori, ma anche i nonni) e dal clima di affetto che si è creato nel liceo artistico che frequentano entrambi, dove soprattutto la giovane mamma è stata compresa, coccolata da professori, bidelli e compagni di scuola, sostenuta nel portare avanti lo studio in una condizione oggettivamente difficile. Insomma, si è creata una specie di catena di mani e di cuori che non ha fatto sentire soli i due giovani genitori. Anche questa è una bellissima notizia.

Ma non finisce qui. Perché Angelica (ragazza evidentemente determinata e rocciosa) ha avuto anche il coraggio di raccontare la propria storia di fronte a 500 coetanei del Liceo Melchiorre Gioia e sentirla parlare deve essere stato davvero coinvolgente: “Diventare davvero una mamma? Il problema non sussiste. Nel momento in cui prendi in braccio il tuo piccolo sei una vera mamma. L’importante è ragionare e non dare retta a chi ti dice che, restando incinta, ti sei ‘fatta fregare’, che ti sei rovinata la vita, che non ce la farai mai… Tutte persone che parlano della fatica che farai e non della gioia che sta arrivando. Quando senti il tuo piccolo che dice “gu”, quando ti svegli al mattino e lui ti sorride…”.

Ora si sta dando concretamente da fare per aiutare altre giovani mamme come lei, con un progetto che ha battezzato “Sensibilizzazione alla vita” e che chiama in causa il sistema scolastico, del tutto impreparato ad affrontare e sostenere la situazione di una ragazza madre.

Se una ragazza di sedici anni ragiona così e affronta la vita così; se il suo ragazzo la sostiene e la protegge; se i due si prendono la responsabilità e la cura dell’essere che hanno messo al mondo, allora c’è da sperare. Il fatto è che tutti i progetti ideologici, tutti i condizionamenti posti in essere dal potere economico e politico alla fine si infrangono davanti alla forza della natura e alle esigenze del cuore con cui tutti veniamo al mondo. C’è ancora spazio, per fortuna, perché la libertà della persona si possa esprimere e possa dire: io voglio la vita, io voglio la bellezza e la gioia! Io non ritengo che un figlio sia una fregatura, come dicono tutti e come tutti vogliono che si pensi!

Certo, Angelica e Simone sono ragazzi fortunati. Non sono soli e hanno vicino degli adulti che si sono resi disponibili a camminare insieme a loro. Magari anche soffrendo, magari non capendo fino in fondo, li hanno però rispettati e li hanno aiutati. Questo fa capire quanto siano di fondamentale importanza i legami familiari e la solidarietà tra gli individui perché la vita sia accolta e tutelata.

Ora per i due ragazzi inizia comunque un cammino impegnativo e chi gli vuole bene dovrà farglielo capire. Perché quel piccoletto ha dei diritti fondamentali: il primo è quello di essere amato in modo stabile. Tutta l’attrazione reciproca tra Simone e Angelica, tutto il loro essere l’uno per l’altra, ha prodotto un “dentro” che esige di per sé l’indissolubilità del loro legame. È un fatto che chiede di essere riconosciuto. Negarlo sarebbe pura disonestà. Insomma, si sono comportati da adulti senza esserlo ancora. Hanno bruciato le tappe e dovranno continuare a farlo. Ma ne vale la pena, perché già adesso, guardando quel piccolino, si accorgono che la vita è più bella. Con l’aiuto di chi ha dimostrato di volergli bene e (lo dico alla cattolica “non praticante” Angelica) con la fede in Dio, ce la potranno fare di sicuro.

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