Caro direttore,
in merito al dialogo che il suo giornale ha sollecitato sull’insegnamento della storia e che mi ha fatto molto riflettere, perché ha posto la questione della storia alla radice, vorrei proporvi le riflessioni di una studentessa della classe in cui insegno. Si chiama Flora Finocchiaro. Penso che le sue riflessioni possano essere un contributo significativo al dibattito in corso, anche perché fanno capire che cosa cerca un giovane oggi sui banchi di scuola.
Grazie
Gianni Mereghetti
(Da un lavoro scritto di Flora Finocchiaro)
La storia non è mai stata una delle mie materie preferite, l’ho sempre trovata un po’ fredda e non sono mai riuscita a cogliere gli aspetti che potevano avvicinarla alla mia vita. Non me lo sarei mai aspettato, ma in questi tre anni ho riscoperto una materia, mi sono accorta che spesso non devono essere solo le cose esterne a colpirmi, ma devo essere anche io aperta e pronta a farmi affascinare.
Quello di cui sono più contenta e soddisfatta riguardo a questo percorso è proprio l’essere riuscita ad appassionarmi a questo insegnamento che si è rivelato molto più sorprendente e coinvolgente di quanto avessi potuto immaginare. Non esistono solo date o nomi più o meno improponibili di armistizi o battaglie da ricordare, ma ci siamo anche noi, perché quello che noi siamo ora è inevitabilmente anche il risultato di quello che sono stati prima di noi i nostri genitori, i genitori dei nostri genitori, i genitori dei genitori dei nostri genitori… Non ci si pensa sempre ma c’era un qualcosa di noi anche molto prima che nascessimo ed è importante ricordarsi che questo accadrà anche dopo che noi ce ne saremo andati, per vivere responsabilmente e consegnare un mondo e una società in cui risulti bello vivere.
Studiare storia in questi tre anni mi è servito molto perché mi ha portato a mettermi in gioco in prima persona, perché mi ha insegnato ad ammettere e superare alcuni miei piccoli pregiudizi e mi ha vista protagonista nella ricerca del senso, dei confronti, dei nessi che potevano legare le storie degli uomini che abbiamo studiato alla mia. Non è stato solo un’accozzaglia oggettiva di dati ma è stato un imparare insieme, un indagare insieme le dinamiche, le motivazioni, le cause, le implicazioni di quello che è accaduto. È stato bello scoprire che la storia tratta non di tanti freddi fatti, ma di tante esperienze che hanno portato a quello che è il nostro oggi, nel bene o nel male, e che ci possono fare riflettere perché spesso contengono sia le origini dei “mali”, sia delle possibili soluzioni ad essi. È stato un bel percorso perché ho trovato dei compagni di viaggio che hanno stimolato la mia curiosità, perché abbiamo trovato una guida che non ha tappato le nostre ali curiose ma ci ha dato una grossa mano per andare più a fondo non solo nella storia che si trova stampata sui libri, ma in tutto quello che c’è dietro e nella nostra storia.
Quest’anno è forse stato uno dei più belli anche contenutisticamente parlando. Probabilmente i fatti storici studiati sono stati tra i più interessanti perché si sono avvicinati molto agli anni che stiamo vivendo noi, e perché era possibile trovare un riscontro e anche un confronto con la nostra realtà. Essendo per definizione una grande indecisa, non riesco ad evidenziare un solo avvenimento storico, ma la cosa che in generale mi è piaciuta di più è stato l’andare alla ricerca dei motivi e delle cause più profonde degli episodi. Mi sono rimasti impressi molto i delitti che sono stati commessi, a partire da Matteotti fino ad arrivare a Kennedy, e mi ha appassionato molto cercare di capire le dinamiche, provare a scoprire e formulare insieme le varie ipotesi ed elaborare un pensiero personale. Mi ha interessato ed emozionato molto anche l’approfondimento che abbiamo fatto sul periodo storico della Primavera di Praga: le storie dei giovani che hanno deciso di immolarsi appiccandosi il fuoco mi hanno davvero lasciato i brividi e mi hanno permesso di capire un pochino in più di quella città, che poi abbiamo anche visitato, e dei suoi abitanti. Un altro fatto a cui non avevo mai pensato e che mi ha colpito molto è stato scoprire la solidarietà che i soldati nelle trincee durante la prima guerra mondiale ritrovavano soprattutto nei giorni di festa nonostante la ferocia con cui procedeva quella guerra combattuta corpo contro corpo.
Per la memoria è necessaria la conoscenza della storia, infatti proprio come noi dagli errori che noi stessi commettiamo o vediamo commettere, impariamo, così se non si conoscono le cause e gli errori compiuti nel passato non ci si può mettere in guardia e migliorarsi nel futuro.
Penso che un fatto possa sì essere raccontato in prima persona o tramite altri mezzi, ma che il suo racconto non potrà mai essere più che un granellino del nostro vissuto. Le emozioni che vengono provate in prima persona (scaturite anche, perché no, da un’altra e non personale particolare esperienza) sono quelle che più si radicano dentro di noi e lasciano un solco più profondo e, per questo motivo, giocano un ruolo importantissimo per quanto riguarda la memoria. Proviamo a pensare se la memoria fosse riconducibile esclusivamente a una conoscenza della storia… si potrebbe ragionare sugli errori commessi così come sugli avvenimenti positivi susseguitesi, ma alla fine mancherebbe quell’apporto personale che secondo me è indispensabile per riuscire a parlare seriamente e sentitamente di memoria.
Sarebbe d’altra parte incompleto anche pensare a una memoria costruita e basata esclusivamente sulle emozioni: esse potrebbero coinvolgere eccessivamente a livello personale e tralasciare l’importante apporto che ci viene offerto dalla storia. Credo così che la memoria sia il risultato di diverse componenti di cui la conoscenza della storia, le emozioni, la sensibilità personale fanno parte.
Il percorso che abbiamo fatto insieme è stato bello perché ognuno ha avuto la possibilità di partecipare attivamente allo studio della storia e perché quando qualche episodio ci colpiva o interessava particolarmente, è stato discusso e approfondito anche attraverso, ad esempio, la visione di film o documentari, modalità che, rispetto alle sole pagine del libro, avvicinano maggiormente noi ragazzi all’apprendimento della storia.
Quello che mi sarebbe piaciuto è riuscire ad arrivare fino ai nostri giorni per poter sì conoscere quello che c’è stato e agire tenendo conto del passato, ma anche per riuscire a capire e vivere meglio il presente, che a volte appare indecifrabile. Mi rendo conto però che per riuscire a raggiungere questo obiettivo bisognerebbe soffocare molte curiosità ed evitare proprio quegli approfondimenti che durante l’anno mi hanno tanto appassionata; questo sarebbe proprio quello che non vorrei che accadesse! Quello che mi rimane di questi anni non sono dei numeri o dei nomi, ma le curiosità soddisfatte, le testimonianze a cui ho potuto partecipare, le esperienze che altri hanno vissuto e nelle quali io mi sono potuta confrontare.
Flora Finocchiaro