– Secondo di due articoli. Il primo, dedicato la saggio breve/articolo di giornale e al tema generale, è stato pubblicato ieri.

Ed ora l’analisi del testo, scelta di minoranza, normalmente, per due ragioni: è noiosa; riguarda un autore non in programma. Esaminiamole una alla volta.

Argomento noia: rispondere a una lunga serie di domande, che richiedono risposte a volte tecniche, a volte puntigliose, appare troppo mortificante per la creatività, di cui così spesso ci si sente contenitori traboccanti, e dell’originalità (ricordare in proposito il monito di Manzoni!). Ma ciò è vero solo se non si accetta la sfida del testo. Se invece  ci si scommette, se ci si avvale delle domande come di altrettanti presidi contro la normale distrazione, si può rimanere stupiti di quante cose ci aiutino a vedere. Però il primo passaggio è indispensabile: bisogna scommettere sulla capacità del testo di dirci qualcosa, e allora è quasi sicuro che ce lo dirà.



Secondo argomento: l’autore non è nel programma. In effetti, dopo alcuni anni nei quali le scelte ministeriali si erano orientate su autori compresi nella lista più o meno canonica, il 2013 ha portato Magris, del quale era improbabile che gli allievi avessero una conoscenza manualistica. Al di là delle osservazioni che si potrebbero fare sull’opportunità di scelte di questo tipo, una cosa ne risulta chiara: l’analisi del testo dell’esame non è una verifica di conoscenze su questo o quell’autore “obbligatorio”, è invece una prova in cui, di fronte ad un testo imprevedibile, sul quale magari non si possiedono conoscenze scolastiche, si è chiamati alla scommessa di cui si diceva prima, alla scommessa di un’apertura, di un incontro. 



E tutto ciò che si è studiato? Tutto ciò che si è studiato serve a poco se è rimasto alla pura forma di nozione, è addirittura dannoso se ci ha creato la convinzione di non poter leggere nulla senza aver prima consultato il manuale, tanto più che nessuno ci chiede di redigere uno scritto accademico, ma solo di accettare la famosa scommessa. E dunque, davanti a quel testo imprevedibile ci siamo noi, e tutto quello che abbiamo letto e studiato fin lì fornisce le chiavi per aprirne la porta. Al di là di qualunque teoria, così dobbiamo guardare alle famose “domandine”: ognuna fa appello a qualcosa che abbiamo imparato in altra occasione, a uno strumento di cui lo studio ci ha dotato. Una borsa degli attrezzi, molto utile, ma solo se decidiamo di entrare, non di sbrigare un compitino. Tanto più che l’occasione di allargare lo sguardo non manca: dopo l’analisi viene infatti l’approfondimento, un vero e proprio tema letterario, in fondo.



Sembrano solo considerazioni molto generali, ma in realtà ripercorrono i diversi momenti in cui è strutturata l’analisi del testo. La comprensione, ovvero quello che il testo dice; l’analisi, ovvero come lo dice, e che cosa dice senza dirlo; l’approfondimento, ovvero il contesto artistico, culturale, storico, umano, cui è riferibile. Da me. Da me, perché, appunto, non mi è richiesto di essere conoscitore approfondito di ogni autore della letteratura universale. Mi è richiesto, in un certo senso, di raccontare, per tappe, il viaggio che nel testo ho compiuto e che il testo mi ha fatto fare. Un viaggio che si scopre di poter raccontare anche bene, con una forma gradevole, benché  in qualche passaggio un po’ tecnica nel lessico: il lessico tecnico resta arido se non c’è alcun viaggio da raccontare, altrimenti…. Avete presente il lessico marinaro in Melville?

Ma l’analisi del testo può essere una scelta premiante anche per chi, poco ferrato nella materia “Italiano”, sarebbe tentato di giocare subito la carta della chiacchiera da bar di cui si diceva, e lo è per due buoni motivi: è una prova molto strutturata e quindi soccorrevole nei confronti di chi rischia disorganizzazione del pensiero, cadute logiche o anche semplicemente panico da pagina bianca; richiede di mettere in campo le conoscenze e, qualora vi siano, nessuna commissione mancherà di riconoscerlo.

Si sta parlando di una prova d’esame, e una prova d’esame deve riuscire. Uno studente un po’ attento e serio, anche se non molto bravo a scrivere, è in grado di fornire un ‘analisi del testo sufficiente; uno studente interessato alla letteratura e dotato di capacità di scrittura, ad onta della pedanteria un po’ piccina (almeno in apparenza) di certe domandine, può fare una cosa bella.

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