E’ il dono l’argomento scelto dal ministero dell’Istruzione per l’ambito artistico-letterario (tipologia B, saggio breve o articolo di giornale) di questa prima prova dell’esame di maturità. Nel fascicolo, gli studenti hanno trovato un brano di Grazia Deledda tratto da “Il dono di Natale” e un altro di Theodor W. Adorno preso da “Minima moralia. Meditazioni della vita offesa”. Presenti nel dossier anche testi molto recenti, come “Il dono al tempo di Internet” di Marco Aime e Anna Cossetta (2012), “Cosa significa ricambiare? Dono e reciprocità” di Mark Anspach (2011) e “Dono. Senza reciprocità” di Enzo Bianchi (2012). IlSussidiario.net ha chiesto a Mara Conti di svolgere la traccia d’esame.
Dono è una parola carica di attesa e speranza, ricca di gioia e di bene. Ogni essere umano, bambino o adulto che sia, non può che provare lo stesso sentimento di fronte a un regalo: sentirsi amato. Di questo scambio però spesso si dimentica che non solo è bello ricevere, ma è una grande gioia anche donare.
La società odierna, che sembra aver costruito le sue fondamenta sull’individualismo, dà l’impressione di reggersi sul mercato degli interessi con il solo scopo di innalzarsi seguendo il desiderio di successo in un’ottica completamente utilitaristica. La società non potrebbe esistere senza l’uomo, eppure è questo lo sfondo arido e spaventoso che si presenta davanti ai nostri occhi, di logiche dominate solo dal profitto e dal tornaconto personale. Lascia basiti il disinteresse per gli aspetti più semplici che riguardano l’uomo, come ad esempio il desiderio di donarsi. L’uomo porta dentro di sé il desiderio di relazione che è alla base della donazione, in quanto il dono è parte di uno scambio relazionale. Un gesto dal quale può nascere scambio, stima, affetto. Il dono è sintesi di una realtà che si basa su tre aspetti fondamentali: gratuità, impegno, reciprocità. Questi tre temi sono efficacemente rappresentati nel quadro L’adorazione dei magi di Parmigianino del 1529, nel quale entrano in relazione e si completano.
Donarsi implica un entrare in relazione che dice la semplicità e la verità di un valore autentico. È perciò impossibile scindere l’uomo dal dono. Tuttavia, nonostante sia insito nel cuore dell’uomo, è un aspetto troppo spesso dimenticato e ignorato, forse proprio perché il verbo donarsi turba a causa della sua caratteristica primaria: la gratuità. Infatti un dono, per essere chiamato tale, deve innanzitutto essere gratuito, ovvero non deve prevedere nulla in cambio. Unico interesse è il bene per l’altro. È infatti con questo intento che i Magi arrivano da Gesù bambino, per portare un dono, senza la pretesa di ottenere qualcosa. Oggi l’aspetto caritativo è banalizzato e depotenziato dalla logica del possesso, trasmessa da ogni canale di informazione: televisione, giornali, pubblicità. L’uomo è continuamente esposto a ondate di frasi, voci e immagini che mirano ad avvolgerlo e coinvolgerlo in questo gelido turbinio senza uscita. È facile, basta un click, basta comprare, basta avere, basta andare, frasi ricorrenti, familiari alle nostre orecchie, che suonano come un inno alla facilità. In antitesi si trova l’arte del donarsi, che silenziosa e a piccoli passi si fa spazio, non al centro di un televisore, bensì ai margini di una strada, di una chiesa, di un ospedale. Opposta a quel vortice non solo per l’aspetto della gratuità, ma anche perché alla facilità di un click oppone la difficoltà di un impegno, che richiede energie e tempo.
È facile cadere nella tentazione, meno gratificante e più facile, di donare qualcosa di esterno dalla propria persona, qualcosa di materiale e immediatamente fruibile: denaro e indumenti ad esempio. Si tratta di doni apprezzabili, ma non eguagliabili al dono del tempo, della cura e del servizio, realtà profonde e proprie del donarsi. Come ricorda Enzo Bianchi, donare è un’arte difficile, non solo perché si dona qualcosa che si possiede ma soprattutto perché si dona se stessi, quindi qualcosa che si è. Ciò comporta una fatica, un continuo mettersi in gioco e in discussione, interrogandosi anche a costo di trovare ostacoli e risposte spiacevoli. L’aspetto più bello del donare è la gioia nel volto dell’altro. È così che si compie nel quadro anche questo secondo aspetto del dono, infatti i Magi vengono da lontano, hanno percorso lunghi sentieri con fatica, seguendo però ciò che hanno intuito essere un bene troppo grande per essere ignorato. Tuttavia un dono non ha sempre un effetto immediato e visibile, spesso i frutti prima di essere raccolti devono maturare. Nonostante la fatica e il sacrificio che spesso il dono richiede, il farsi vicino all’altro diventa quasi naturale tanto che ne nasce un coinvolgimento che matura in una relazione di scambio e arricchimento interiore. A riguardo interviene anche l’antropologo Mark Anspach ricordando che se «l’egoismo paga l’altruismo appaga di più».
Mark Anspach, nei suoi studi e nei suoi scritti, ricorda anche il terzo aspetto del donarsi: la reciprocità. La reciprocità del dono non è da intendere come un guadagno da ottenere in cambio di un atto caritativo (nel senso proprio del termine, ovvero di offerta gratuita, quindi dono), bensì come la conseguenza positiva del dono, accolta e rilanciata. Il dono caritativo è una realtà che apre e coinvolge, tanto che che chi riceve un dono, di qualsiasi genere, è spesso portato a compiere a sua volta quel gesto, quindi ridare ciò che ha ricevuto, creando una catena di dono e reciprocità che stimola e completa. Anche in quest’ultimo caso i Magi del quadro di Parmigianino sono utili per comprendere come un esempio anche semplice, silenzioso e gratuito possa ispirare l’uomo nel corso della storia.
Gli uomini disapprendono l’arte del dono, soprattutto in contesti utilitaristici e opportunistici, perciò è importante ricordare che il desiderio del bene è una caratteristica propriamente umana, e che la capacità di fare del bene non è un super potere. Perciò non occorre essere né santi né eroi, l’arte di donarsi accomuna la spiritualità di tutto il mondo poiché la scelta di donarsi può entrare nella vita di ogni uomo, con una parola, un gesto, un impegno, non solo attraverso realtà religiose ma anche per mezzo di associazioni laiche e umanitarie. Con modalità e principi diversi tutti agiscono con un unico comune intento, un’ottica nella quale donarsi è l’unico guadagno.
(Mara Conti)